Economia circolare ad alta vocazione di Pmi; 44,6 miliardi di euro di fatturato e il 73% di occupazione

Economia circolare ad alta vocazione di Pmi; 44,6 miliardi di euro di fatturato e il 73% di occupazione
Economia circolare

Nell’ambito della transizione green, l’economia circolare può dare un apporto rilevante all’abbattimento delle emissioni, e quindi assumono una specifica rilevanza le attività per la riduzione dei rifiuti, costitutive dell’economia circolare, e articolate sul ricicloriuso e riparabilità dei beni.

Come ha indicato il piano d’azione per l’economia circolare della Commissione europea presentato nel 2020, la transizione green richiede l’adozione di un «modello di crescita rigenerativo che restituisca al pianeta più di quanto prenda» e che consenta di «raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nel prossimo decennio». Le azioni per intensificare la circolarità prevedono il minore utilizzo delle risorse, l’allungamento del tempo di utilizzo, l’uso di energie e materiali rinnovabili e il riutilizzo delle risorse. Il piano europeo indica 35 interventi, oltre a delineare le principali catene di produzione interessate dalla sfida della sostenibilità: apparecchiature elettriche ed elettroniche, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, prodotti tessili, costruzioni, prodotti alimentari e acque. Va ricordato che il Pnrr prevede la definizione della Strategia nazionale per l’economia circolare, di prossima uscita.

ITALIA AD ALTA CIRCOLARITÀ

Economia circolare

Tra gli indicatori che Eurostat dedica all’economia circolare si evidenzia il buon posizionamento dell’Italia nel contesto europeo per tasso di circolarità. Nel 2020 il rapporto tra le materie prime secondarie e il consumo di materia è del 21,6%, non lontano dal 22,2% della Francia e ampiamente superiore al 12,8% della media Ue, al 13,4% della Germania e all’11,2% della Spagna. Il tasso di circolarità è salito di 4,4 punti in cinque anni, a fronte dell’aumento di 1,5 punti rilevato nell’Unione europea. Nell’arco di un decennio è pressoché raddoppiato, salendo di 10,1 punti rispetto all’11,5% del 2010, mentre nell’Unione europea l’aumento si limita a 2 punti percentuali.

Una rilevazione di Eurobarometro condotta a fine 2021 esamina l’impiego sostenibile delle risorse da parte delle piccole e medie imprese. In particolare, per garantire una maggiore efficienza nella gestione delle risorse l’85% delle piccole e media imprese italiane adotta misure per minimizzare gli sprechi, ben 21 punti in più della media Ue L’Italia, a pari merito con la Svezia, è il primo paese per vocazione delle Pmi alla riduzione degli sprechi, davanti a Spagna e Slovacchia (entrambe con l’82%).

L’offerta di beni e servizi dell’economia circolare ha una specifica rilevanza nell’economia italiana. Nella perimetrazione proposta da Eurostat, nei 24 settori dell’economia circolare in Italia operano 144.068 imprese che in 156.561 unità locali danno lavoro a 552.213 addetti che realizzano un fatturato di 65.919 milioni di euro. Con 396.176 addetti le 142.808 micro e piccole imprese rappresentano il 73,4% dell’occupazione e realizzano oltre due terzi (67,6%) del fatturato, pari a 44.562 milioni di euro.

I SETTORI PIÙ CIRCOLARI

Economia circolare

L’economia circolare rappresenta un cluster del sistema imprenditoriale ad alta vocazione artigiana, con il 71,4% delle imprese e il 47,6% dell’occupazione.

L’analisi per settore evidenzia che nei primi otto comparti si addensa l’84,7% dell’occupazione dell’economia circolare: nel dettaglio si osserva la maggiore presenza di occupati della manutenzione e riparazione di autoveicoli (222 mila e 100 addetti, pari al 40,2%), riparazione e manutenzione di macchinari (57 mila addetti, pari all’11,7%), raccolta di rifiuti non pericolosi (23 mila e 500 pari al 17,1%), recupero e cernita di materiali (22 mila e 800 addetti pari al 5,3%), commercio, manutenzione e riparazione di motocicli (16 mila e 300 addetti pari al 3,0%) e riparazione e manutenzione di prodotti in metallo (13 mila e 300 addetti, pari al 2,7%), commercio all’ingrosso di rottami e cascami (12 mila e 700 addetti, pari al 2,5%).

In chiave regionale l’economia circolare di maggiore dimensione è quella della Lombardia con 95.853 addetti nelle imprese di riciclo, riparazione e riuso, seguita dal Lazio con 51.394 addetti, Veneto con 50.065 addetti, Emilia-Romagna con 47.464 addetti, Campania con 43.993 addetti, Piemonte con 43.312 addetti e Toscana con 40.801 addetti.

L’economia circolare ha un peso più elevato sull’economia del territorio in Sicilia dove gli occupati dei settori di riciclo, riparazione e riuso sono il 4,6% del totale degli addetti delle imprese della regione; seguono, con valori superiori alla media, Calabria e Sardegna con 4,1%, Umbria, Puglia e Basilicata con 3,9%, Campania con 3,8%, Liguria con 3,6%, Friuli-Venezia Giulia con 3,5%, Molise e Toscana con 3,4% e Abruzzo con 3,3%.