La guerra Ucraina rischia di rallentare la decarbonizzazione. «Invece è l'ora di accelerare»

La guerra Ucraina rischia di rallentare la decarbonizzazione. «Invece è l'ora di accelerare»
shutterstock 2128167086

La guerra in Ucraina ha riaperto una discussione che da anni non era più tenuta in considerazione, ovvero la necessità di affrontare il tema della sicurezza energetica. L’aumento del costo di gas e energia elettrica provenienti dall’Est ha portato imprese e politica a ragionare sull’opportunità di continuare ad essere dipendenti dagli altri Paesi, oppure essere indipendenti, producendo in casa l’energia di cui abbiamo bisogno e estraendo dal nostro territorio il gas necessario.

«Il conflitto in essere ha comportato un improvviso cambio dell’agenda politica, che si è focalizzata necessariamente su criticità e urgenze di più breve periodo quali la sicurezza energetica e l’emergenza sui prezzi dell’energia e sullo stoccaggio del gas», afferma Gabriella Azzolini, ricercatrice del Laboratorio Supporto Attività Programmatiche per l’Efficienza Energetica dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). «Questo di fatto ha provocato discontinuità nella discussione sulle politiche energetiche di efficienza e decarbonizzazione, anche alla luce di previsioni di crescita economica riviste a ribasso», afferma la ricercatrice.

TRANSIZIONE ENERGETICA A RISCHIO?

Transizione ecologica

Secondo alcuni analisti, e anche per il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, potrebbe essere necessario rallentare il processo di decarbonizzazione intrapreso, ad esempio rallentando la dismissione delle centrali a carbone, in modo da fare fonte alle nuove necessità causate dal conflitto ucraino. Questa dovrebbe essere una soluzione temporanea. Affinché sia così è necessario evitare che questo cambio di strada porti ad una situazione di eccesiva incertezza su medio termine. Questo genererebbe l’effetto di scoraggiare gli investimenti indispensabili a realizzare la transizione energetica.

Proprio per questo è necessario riaffermare l’impegno collettivo a proseguire sulla strada della transizione ambientale. «La nuova realtà geopolitica e del mercato dell’energia ci impone di accelerare drasticamente la transizione verso l’energia pulita», afferma Azzolini, la quale sostiene anche che è necessario «aumentare l’indipendenza energetica dell’Europa con il passaggio alle energie rinnovabili e all’idrogeno, associati a una maggiore efficienza energetica». Questa è la via da seguire «ma non si tratta affatto di un percorso rapido», aggiunge la ricercatrice.

MANTENERE FERME LE PRIORITÀ

Transizione ecologica

Secondo l’esponente dell’Enea «la vera sfida in questo contesto è come rispondere alle esigenze di breve periodo, sicurezza energetica e reazione economica, mantenendo ferme alcune priorità politiche come ‘efficienza energetica’ e ‘rinnovabili’, non solo come proposte di lungo termine, ma anche integrandole nel pacchetto di misure di breve medio periodo».

Le proposte avanzate nei giorni scorsi dalla Commissione europea hanno come obiettivo quello di rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti di energia e ridurre la dipendenza dalle importazioni dalla Russia. Se il rafforzamento della sicurezza energetica comporta però dei costi, emergono delle criticità legate alla sostenibilità economica e ambientale nel medio e lungo periodo. «In questo scenario i Bonus per la riqualificazione energetica degli immobili e per le tecnologie potrebbero giocare un ruolo fondamentale» per sostenere le imprese e le famiglie, conclude Azzolini.