Reati informatici +10% all’anno. Ai tempi della cyberwar, sicurezza informatica cruciale per il 42,1% delle Pmi

 Reati informatici +10% all’anno. Ai tempi della cyberwar, sicurezza informatica cruciale per il 42,1% delle Pmi
Cybersecurity

La guerra in Ucraina ha messo in evidenza come uno dei caratteri dei nuovi conflitti ibridi sia quello degli attacchi informatici. Le operazioni di guerra cibernetica comprendono l’attacco a siti istituzionali – anche in Italia – mettendo in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese.

Nell’ultimo decennio i reati informatici sono cresciuti al ritmo del 10,1% all’anno. Nel dettaglio, tra il 2015 e il 2020 le truffe e frodi informatiche denunciate dalla forza di polizia all’autorità giudiziaria sono salite del 72,8%, mentre sono quasi raddoppiate (+96,3%) le denunce di delitti informatici. Nel periodo in esame il totale dei reati informatici è salito del 72,8% con alcune accentuazioni che emergono dall’analisi territoriale: più che raddoppiato il fenomeno in Veneto (+110,2%), Sicilia (+102,9%) e Umbria (+102,3%), mentre si registrano aumenti sopra alla media di questa tipologia di reati per Lombardia (+90,9%), Piemonte e Sardegna (entrambe con +89,2%), Friuli-Venezia Giulia (+81,2%) e Calabria (+73,9%). All’opposto, si osserva un dinamismo più contenuto del fenomeno in Molise (+8,0%) e Provincia Autonoma Trento (+6,1), mentre è in controtendenza la Provincia Autonoma Bolzano (-10,4%).

UN FATTORE CRUCIALE

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Per cogliere il posizionamento delle imprese in relazione alla sicurezza informatica abbiamo esaminato i dati dell’ultima indagine dell’Istat sulla situazione e prospettive delle imprese dopo l’emergenza sanitaria, nella quale sono esplorate le tendenze di nove fattori chiave della trasformazione digitale delle imprese e le quote di imprese che li hanno indicati come molto importanti o cruciali.

Le imprese mostrano una crescente consapevolezza sui rischi della digitalizzazione e dedicano molta attenzione alla sicurezza, in termini di prevenzione di attacchi ed eventuali azioni di recupero dei dati, con il 42,1% delle micro e piccole imprese (Pmi) che lo considera molto importante o cruciale. La quote è del 44,8% nelle Pmi del commercio, del 41,1% nella manifattura, del 39,6% per gli altri servizi e del 37,2% per le costruzioni.

Approfondendo la lettura in chiave settoriale, con l’esame dei dati relativi al totale delle imprese,  si osservano quote naturalmente più elevate per attività finanziaria e assicurative (80,3%) e i servizi di informazione e comunicazione (73,8%); seguono le attività professionali, scientifiche e tecniche (71,4%), energia elettrica e gas (68,5%), istruzione (57,2%), sanità e assistenza sociale (57,0%), acqua e rifiuti (52,2%), attività immobiliari (46,5%), commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli (46,1%), attività manifatturiere (45,5%) noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (45,3%). Quote più contenute per altre attività di servizi (21,9%) e attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (20,6%).

FORMAZIONE DIGITALE

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Tra gli altri fattori della digital transfomation il più rilevante è quello della qualità della connessione Internet – sia fissa sia mobile – considerato molto importante o cruciale dal 53,8% delle micro e piccole imprese. La focalizzazione su questo aspetto, come evidenzia il report dell’Istat «potrebbe segnalare un ritardo ancora non colmato nella piena realizzazione dei piani di connessione digitale ad alta velocità dell’intero Paese».

Diffusa rilevanza anche per i pacchetti software per la gestione aziendale resi ancora più efficaci dalle opportunità di collegamento in rete all’interno e all’esterno dell’impresa, indicati dal 42,3% delle Pmi.

La formazione digitale è ritenuta cruciale dal 29,8% delle micro e piccole imprese, essendo un fattore strategico di accompagnamento degli investimenti, sempre più interessati da tecnologie digitali. Dopo i social media, indicato cruciali dal 26,7% delle Pmi, oltre una impresa su cinque è focalizzata su automazione e tecnologie 4.0 (21,6%) e sulle soluzioni cloud (20,9%), mentre il miglioramento dei processi legati al commercio online (contenuti web, magazzino, logistica, ecc.) è indicato dal 14,6%. Presente in circa un caso su dieci la focalizzazione sulle applicazioni di intelligenza artificiale e analisi dei big data (9,3%).

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