Energia e credito: i fidi alle imprese energivore preoccupano le banche

Energia e credito: i fidi alle imprese energivore preoccupano le banche

I fidi verso le imprese ad alto consumo energetico iniziano a preoccupare le banche. La crisi ingenerata dall'aumento di gas e corrente elettrica fa tremare il sistema economico italiano, dove le imprese vivono da sempre una grande dipendenza nei confronti degli istituti di credito:  per il 90% delle Pmi questi sono la principale, o l'unica, fonte di accesso finanziario per liquidità e investimenti. Oltre il 30% delle operazioni garantite dal Fondo Pmi riguarda aziende esposte ai rincari delle materie prime.

SERVONO NUOVE RISORSE: LO CHIEDONO LE IMPRESE
Lo comunica l’ufficio studi di Nas, mediatore creditizio che assiste gli istituti di credito per i prestiti garantiti dal Fondo. Se il governo non dovesse riuscire a trovare nuove misure di sostegno contro lo choc energetico, come stanno chiedendo gli imprenditori raggiunti da Imprese e Territorio per una nuova inchiesta sui rincari di elettricità e gas, si rischia il flop delle imprese, del sistema bancario e il deterioramento complessivo del merito creditizio.

FONDO DI GARANZIA: IL 45,4% DEI FINANZIAMENTI ALLE IMPRESE ENERGIVORE
La riflessione di Milano Finanza, che analizza i dati di Nas, prende il via da una domanda: quali sono gli ordini di grandezza in gioco? La risposta sta nei numeri del Fondo di Garanzia, che ha giocato un ruolo sostanziale nel corso della pandemia da Covid 19 con richieste di intervento, da parte delle piccole e medie imprese italiane, per un totale di 250 miliardi di euro. Il segmento delle imprese ad alto consumo energetico ha rappresentato, tra il 2020 e i primi mesi del 2022, il 30% di tutte le operazioni concluse dal Fondo, «con oltre 862mila operazioni su un totale di 2,74 milioni». Le operazioni con le aziende energivore hanno poi rappresentato il 45,4% delle somme finanziate, cioè 114 miliardi su 252 complessivi.

SI RISCHIA IL DEFAULT: SERVONO ALTRE GARANZIE
Inutile tentare distinzioni tra le diverse tipologie imprenditoriali: che siano energivore o meno, tutte le imprese – metallurgiche, tessili, del settore della carta o del food, del manifatturiero nel suo significato più esteso – sono strette in una morsa che rischia di portare al default. Anche perché per molte di queste realtà le misure di sostegno messe in campo dal governo italiano si stanno gradualmente esaurendo: a dicembre 2021, infatti, si sono chiuse le moratorie mentre a fine giugno il Fondo di Garanzia è uscito dal regime d’emergenza e già dal 1° aprile 2022 le garanzie sono concesse solo a fronte del pagamento di una commissione una tantum. In aggiunta a questo, non potranno essere estese d’ufficio le durate della garanzia e sarà introdotta la commissione di mancato perfezionamento delle operazioni non garantite.

RITORNA IL FONDO PMI, MA DEVE ESSERE GRATUITO
Il da farsi è nelle mani dell’Europa, ma Milano Finanza si affida ai tre scenari sviluppati da Cerved Rating Agency: base, intermedio e negativo. In tutti e tre gli scenari, «la probabilità di default media è prevista al di sopra del livello toccato nel picco della pandemia, quando gran parte del tessuto economico era bloccato. Ecco perché molti osservatori ritengono che il tessuto produttivo e creditizio abbia bisogno di nuovi strumenti per fronteggiare l’emergenza». Così, ritorna in gioco il Fondo di Garanzia, che per esempio potrebbe garantire finanziamenti concessi dalle banche alle imprese con un numero di dipendenti non superiore a 499. Ma questo non basta. Anzi, è proprio sulla gratuità dello strumento che si deve insistere. Quindi: garanzia automatica, senza alcuna spesa da parte delle aziende e senza valutazione del merito creditizio con copertura al 100% su nuovi finanziamenti di durata compresa tra 72 e 120 mesi. Il preammortamento non dovrà essere inferiore a 24 mesi con importo non superiore a 500.000 euro.

LE BANCHE DEVONO PUNTARE SUL RATING PERSONALIZZATO
C’è, però, anche un altro punto sul quale si era concentrato Andrea Ferretti, docente al master in Scienze Economiche e Bancarie all’università Luiss Guido Carli di Roma, intervistato alcuni mesi fa da Imprese e territorio. Questo: «Il Governo potrebbe prorogare fino alla fine dell’anno le misure straordinarie relative all’accesso delle imprese al Fondo di Garanzia della Pmi. L’Autorità europea, dal canto suo, dovrà intervenire sulla stretta vigilanza sugli istituti di credito in questo periodo di transizione e uscita dalla crisi, ma anche sull’intervento in un meccanismo che attualmente impone alle banche, in presenza di una ristrutturazione del credito che comporti per la banca una perdita superiore all’1% rispetto all’obbligazione originale, di riclassificare la posizione del cliente (quindi l’azienda) in default. Rinunciando a questo meccanismo automatico si consentirebbe agli istituti di credito di valutare la posizione debitoria caso per caso».