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La tempesta energetica gela la manifattura: -1,6%, male fonderie e siderurgia

La tempesta energetica gela la manifattura: -1,6%, male fonderie e siderurgia

IN SINTESI

La manifattura perde 1,6% con pesanti ripercussioni su fonderie e settore siderurgico che perdono rispettivamente il 16 e il 24%. Sempre più difficile il mismatch occupazionale....

La tempesta energetica non accenna a diminuire. Anzi, è più forte che mai e la manifattura rischia di pagare il prezzo più alto delle oscillazioni dei mercati con un crollo di 19 punti per le fonderie e di 24 per la siderurgia. A cascata, le difficoltà interessano il mercato del lavoro (aumenta la Cigs) e il mismatch tra domanda e offerta. Secondo i dati del bollettino Istat riportati dal Sole 24 Ore «il mese di luglio non è da incorniciare, ma il dato medio rilevato per l’intera manifattura cresce di quattro decimali rispetto al mese precedente (dopo due cali consecutivi) e la discesa tutto sommato è contenuta: l’1,4% rispetto al mese di luglio 2021». Però, non c’è di che rallegrarsi. Nessuno lo farebbe di fronte alle impennate dei prezzi di elettricità e gas. Sono sempre i numeri a dettare il ritmo della produzione. Nei primi sette mesi del 2022 l’andamento ha visto un +1,3%, ma se si guarda al trimestre la frenata è più che evidente: nella media del periodo maggio-luglio si nota una diminuzione dell’1,6% rispetto ai tre mesi precedenti.

SETTORI VARIAZIONE %
Siderurgia -24%
Fonderie -19%
Metallurgia -8,1%
Materie plastiche -6,8%
Prodotti chimici -3,8%


FLESSIONE DEGLI ORDINI, RIORGANIZZAZIONE DEI CICLI PRODUTTIVI E STOP
Le imprese procedono lentamente, anche perché gli indici di fiducia continuano a flettere e per quanto riguarda gli ordini si vede un peggioramento sia in Italia che oltreconfine. Poi, è grande la distanza rispetto al trend, sempre meno dinamico, del fatturato. Gli imprenditori sono costretti a navigare a vista: i ricavi registrano da mesi un progresso a doppia cifra, grazie alle tensioni inflattive che vengono scaricate sui listini, ma nella produzione i margini sono sempre più ristretti e si guarda ai volumi prodotti. Di fronte ai prezzi ballerini delle materie energetiche, le imprese cercano di organizzarsi. Con fatica e con scelte, a volte, dolorose: da un lato si mette mano ai cicli produttivi ma dall’altro, quando i costi diventano insostenibili, si pensa addirittura ad un rallentamento dell’output. E anche chi ha deciso, quest’anno, di anticipare le ferie a luglio nella speranza che in agosto l’andamento dei prezzi si aggiustasse, è rimasto deluso.

CHI SALE E CHI SCENDE
Reggono le imprese che forniscono energia elettrica, gas, vapore e aria (+2,8%), quelle della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15%) e le aziende del settore farmaceutico (+3,3%); calano quelle dell’abbigliamento e dei mezzi di trasporto. Le flessioni più importanti si registrano nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-8,1%), nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-6,8%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (-3,8%).

IL LAVORO RALLENTA
La crisi energetica colpisce in modo deciso anche il mercato del lavoro. Che rallenta: sono 22mila gli occupati in meno rispetto al mese precedente (primo dato negativo da agosto 2021) e la Cassa integrazione straordinaria raggiunge quota +45,65% (nei primi sette mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo 2021). Nel trimestre settembre-novembre 2022, secondo il bollettino Excelsior, targato Unioncamere-Anpal, diffuso l’8 settembre, le imprese prevedono di assumere poco più di 1,4 milioni di lavoratori, oltre 44mila in meno rispetto al medesimo trimestre 2021 (-3 per cento). A frenare è quasi tutta la nostra manifattura made in Italy (-13,4%, pari a -42.540 entrate preventivate rispetto sempre al medesimo trimestre 2021), con picchi nelle aziende della carta, cartotecnica e stampa (-14,6%), meccaniche (-19,9%), metallurgiche (-25,6%) e del tessile, abbigliamento, calzature (-31,2 per cento). Primi segnali negativi anche dal mondo dei servizi (-3,7% di ingressi complessivi previsti da qui a novembre nel confronto tendenziale) e, soprattutto, nel commercio: -33% di assunzioni preventivate. In controtendenza il settore delle costruzioni, che segna un +30,4% di ingressi previsti nel trimestre settembre-novembre, complice i forti incentivi introdotti per il settore.

SETTORI OCCUPATI VARIAZIONE %
Manifattura -13,4%
Carta, cartotecnica e stampa -14,6%
Meccanica -19,9%
Metallurgia -25,6%
Tessile, abbigliamento e calzature -31,2%


PEGGIORA ANCHE IL MISMATCH
Per gli imprenditori aumenta la difficoltà di trovare collaboratori che siano in linea con le richieste di aziende e mercati. E’ sempre Excelsior a scattare un’istantanea di ciò che sta accadendo nel rapporto tra domanda e offerta: le figure “introvabili” hanno raggiunto il 43,3%, sette punti percentuali in più rispetto a settembre 2021. Le difficoltà maggiori riguardano la ricerca di operai specializzati (56,8% la quota di entrate difficili da reperire), conduttori di impianti fissi e mobili e le professioni tecniche (entrambe al 47%). A risentire della crisi sono anche le modalità di assunzione: a settembre si prevedono 524.240mila entrate, ma di queste 269mila saranno a tempo determinato, pari al 51,4%. Seguono i contratti a tempo indeterminato, in somministrazione e in apprendistato