Crescita e fiducia delle imprese, la nostra forza sarà l’identità

di Mauro Colombo* 

Gli ultimi dati relativi alle analisi congiunturali locali evidenziano la relativa flessione della fiducia delle imprese intervistate o indicatori di produzione non in linea con le aspettative dei mesi scorsi. Sono fatti ascrivibili a una situazione passeggera, coerenti con i dati e le rilevazioni nazionali e regionali, oppure l’evidenza di un fenomeno specifico del nostro territorio?

Da dove originano queste dinamiche, che preoccupano per lo stato di salute dell’economia varesina? Dalle decisioni, o meglio, dalle incertezze della politica economica del Governo? O sono i sintomi di qualcosa che non gira come dovrebbe nell’economia del nostro territorio?

Qui, di seguito, analizziamo una serie di ‘sintomi’ dello stato di salute dell’economia della provincia utilizzando dati Istat e altre fonti nazionali e regionali rielaborate su incarico di Confartigianato Varese da The European House Ambrosetti. L’obiettivo è formulare una prima ‘diagnosi’ evidenziando possibili indirizzi di riflessione e confronto.

CRESCITA DIMEZZATA RISPETTO ALLA MEDIA LOMBARDA Il dato della crescita è il più significativo: la provincia di Varese, nel periodo 2004-2017, è cresciuta alla metà del tasso medio della Lombardia.

Il valore aggiunto pro-capite in questo periodo è salito del 10%, rimanendo ben al di sotto del 24% lombardo. Peggio di noi hanno fatto solo Pavia, Cremona e Lecco. Tutte le altre hanno raggiunto almeno il 15%.

La provincia di Varese, nonostante tutto, resta tuttavia una forza economica importante. Detiene il terzo posto in Lombardia per densità di imprese, preceduta solo da Milano e Monza e Brianza e, con l’8,8% degli occupati lombardi, produce il 7,2% del valore aggiunto regionale. Ma, mentre la Lombardia ha sovraperformato l’Italia, il valore aggiunto provinciale è rimasto indietro.

Varese è sicuramente una delle province lombarde che ha sofferto di più la crisi e ha impiegato più anni (ben otto) a colmare il gap in termini di valore aggiunto perduto. Siamo, come territorio, nel gruppo delle quattro provincie più lente. Come noi Bergamo, Brescia, Lecco e Pavia.  Applicando lo stesso tasso di crescita annua registrato dalla Lombardia tra il 2008 e il 2017, la provincia di Varese avrebbe superato il livello del 2008 in soli tre anni e avrebbe raggiunto un valore aggiunto superiore a quello attuale di quasi due miliardi di euro.

Il costante trend di decrescita delle imprese sul nostro territorio è pertanto un punto di attenzione (soprattutto nel comparto delle micro e piccole imprese).

EXPORT: UN PRIMATO DA DIFENDERE Varese è sempre stato territorio di eccellenza per l’export, e lo è ancora. Il valore dell’export nel settore manifatturiero pesa per il 99,5% sul totale delle esportazioni. Mezzi di trasporto e macchinari da soli valgono 1/4 dell’export locale.

Ma è un primato che scricchiola e rileva una significativa contrazione. Nel 2010 il peso relativo delle esportazioni in Lombardia era pari al 9,4%, nel 2017 è sceso all’8,1%.

Il valore dell’export lombardo in questi anni è cresciuto del 27,9% mentre quello del nostro territorio si è attestato sull’11,2%. Un rallentamento che si è accentuato dal 2015 in poi, anche per effetto di una contrazione delle esportazioni nel settore dei trasporti.

CRESCE LA DISOCCUPAZIONE, RALLENTA IL MANIFATTURIERO Varese è anche la seconda peggior provincia lombarda per risultati occupazionali. Il tasso di disoccupazione, pur lontano dalla media italiana, è comunque cresciuto dell’1,4%. Peggio di noi ha fatto solo Como, con il 3,4%.

Conserviamo ancora intatta la vocazione manifatturiera con una quota di valore aggiunto (30% circa) superiore alla media lombarda (22,9%) e italiana (19,1%). Ma il trend di decrescita del numero di imprese manifatturiere nella provincia è superiore a quello lombardo.

Così come l’“orientamento tecnologico” - ovvero il numero di startup innovative presenti ogni 100mila abitanti - presenta una densità lontana da quella di provincie come Milano, Bergamo, Lecco e Brescia, Pavia e Lodi.

Varese non esce bene neppure dalle classifiche sulla qualità della vita diffuse dal Sole 24 Ore tanto che, fra le 12 provincie lombarde, si piazza in decima posizione. Ultima in Lombardia per tasso di disoccupazione giovanile, ultima per disagio sociale, 9° per servizi finanziari e scolastici.

UN TERRITORIO CHE LANCIA SEGNALI FORTI È complesso determinare con precisione le cause di questi segnali di difficoltà. Non è una disfatta e nemmeno il sintomo di un declino inarrestabile. È, però, un segnale non trascurabile di perdita di competitività e di capacità di stare al passo dei migliori.

Fanno riflettere i dati delle dinamiche di invecchiamento, particolarmente marcate se paragonate alle cifre lombarde e nazionali. La popolazione in provincia di Varese è cresciuta a un ritmo inferiore rispetto a quello della Lombardia e con trend più recenti di ulteriore decremento.

È significativa anche la misura della risonanza mediatica sul web del nostro territorio (“tag” o specifiche di attrazione). Rispetto agli altri territori lombardi, in primo luogo quello di Varese ha una rilevanza mediatica tra le più basse, pari alla metà di province come Monza e Brianza, Como, Brescia e Lodi (Milano esclusa). Lago e pallacanestro, Sacro Monte e Campo dei Fiori: dal web monitoring effettuato da TEH-Ambrosetti, emerge inoltre che la Provincia di Varese tende a risultare anonima, senza l’identificazione di territorio con specifiche competenze o fonti di attrazione.

FACCIAMO EMERGERE LE PECULIARITÀ RESILIENTI PER RITORNARE POLO ATTRATTORE Sappiamo però, e non solo perché siamo di parte, che le caratteristiche positive e attrattive ci sono e sono diffuse nell'industria manifatturiera, nei servizi, nella cultura e nell'istruzione.

Esiste dunque un gap di “visibilità” del quale prendere atto con la massima urgenza e da affrontare selezionando e facendo emergere, tra le peculiarità, quelle più “resilienti” rispetto alle dinamiche dell’economia e della società del futuro. Peculiarità sulle quale fare leva per attrarre interessi, risorse e professionalità nuove e vincenti.

All'origine di tale quadro non è possibile evidenziare, di contro, un problema di carenza di infrastrutture o collegamenti. La Provincia di Varese si posiziona infatti ai primi posti in Lombardia per dotazione infrastrutturale, in particolare aeroportuale e ferroviaria, e ha il potenziale necessario per rafforzare ulteriormente il proprio ruolo strategico di snodo tra l’Europa continentale e l’Italia settentrionale.

Si trova, di fatti, al centro del corridoio Reno-Alpi, è servita dall'aeroporto di Malpensa che è il secondo scalo per numero di passeggeri (il primo per merci movimentate) e presenta sul territorio il più grande interporto fra ferrovia e strada d’Europa. Caratteristiche, queste, che non vengono adeguatamente ribadite e sottolineate.

USCIRE DALLA DIMENSIONE LOCALISTICA E VALORIZZARE I “PILASTRI” Viviamo, dunque, in una provincia che può non solo conservare la sua importanza, ma che può far esplodere tutte le sue potenzialità innestandosi in una nuova dimensione sovra-territoriale, fortemente integrata con le aree limitrofe e accentuando ogni forma di collaborazione e di interesse per le dinamiche e le progettualità dei territori confinanti, in particolare per quello di Milano.

Serve allora interrogarsi su come si ponga il sistema economico-produttivo varesino all'interno di uno scenario complesso come quello della Lombardia e, più in generale, dell’Europa.

Quali sono i pilastri del sistema economico da fare emergere, quali le opportunità da cogliere? Quali gli indirizzi a sostegno dei settori e delle aziende che hanno mostrato più di altri in questi anni una forte capacità di interazione e adattamento?

LE INTERAZIONI NON BASTANO A CAMBIARE LE REGOLE Occorre vincere un relativo conservatorismo, talvolta troppo diffuso nei soggetti “istituzionali” che guidano o condizionano anche indirettamente la provincia (tra questi anche Confartigianato Varese), a volte troppo preoccupati di difendere e valorizzare un “localismo” non solo politico ma anche economico, sociale e culturale.

Siamo oggi un territorio che pare popolato da “monadi” dialoganti e collaborative ma non sempre capaci di interagire a fondo per sovvertire regole e consuetudini e, su ciò che di nuovo viene creato, indirizzare politiche di sviluppo appropriate. Per questo Confartigianato Varese ha iniziato a interrogarsi, anche con relativa autocritica, e continuerà a farlo proponendo soluzioni e nuovi elementi di riflessione.

* Direttore generale Confartigianato Imprese Varese