Cambiamo disco: la Pa ha bisogno delle imprese

Ripensare il rapporto per mettere fine alla dittatura della burocrazia: «Le aziende hanno bisogno che le istituzioni pubbliche siano in grado di svolgere un ruolo di supporto e di consulenza e non sanzionatorio di chi produce»

Questo articolo fa parte del magazine nr.1/2021 - CONSULTA IL MAGAZINE

Per costruire un nuovo modello economico che sappia davvero superare il problema atavico dell’oppressione burocratica che le aziende sentono sulla loro pelle da ben prima della crisi generata dalla pandemia, occorre prima di tutto ripensare al rapporto tra le pubbliche amministrazioni e le imprese.

Ne è convinta Raffaella Saporito, professore associato of Practice of Government, Health and Nor for Profit dell’università Bocconi di Milano, dove è direttore del corso “Selezionare, motivare e valutare nella Pa”, che abbiamo intervistato per parlare del sempre tormentato rapporto tra burocrazia e imprese. «Secondo la narrazione corrente il rapporto tra pubblico e privato è all’insegna della contrapposizione – sottolinea la professoressa – ma dovremo costruire un racconto diverso, dove il bisogno delle istituzioni pubbliche sia quello di rispondere ai bisogni delle imprese che sono quelle che più stanno patendo la crisi. Occorre un modo di lavorare diverso, dove a prevalere devono essere spirito di servizio e collaborazione».

Costruire un nuovo rapporto insomma. «Molto concretamente – prosegue Saporito – le imprese hanno bisogno che le istituzioni pubbliche siano in grado di svolgere un ruolo di supporto e di consulenza e non sanzionatorio di chi produce. Penso ai Centri per l’Impiego che dovrebbero dare una mano in questo senso sul versante del mondo del lavoro». D’obbligo anche ripensare a una “nuova” pubblica amministrazione che le riforme approvate dal mondo della politica non hanno certo aiutato.

«Si sono adottate solo politiche di austerità che si sono limitare a ridurre il numero di dipendenti senza investire sulla loro qualità – osserva la professoressa della Bocconi – così oggi ci troviamo personale vecchio e scarsamente qualificato che non conosce la grammatica degli investimenti che però è fondamentale ad esempio nell’applicazione del Recovery Fund che non potrà non passare dalla pubblica amministrazione». I tagli hanno comportato un calo del livello dell’efficienza che si ripercuote sui cittadini e sulle imprese. «Ci vuole un cambio di passo - sostiene Saporito - con la consapevolezza che se crollassero le aziende non ci sarebbero più le istituzioni pubbliche, ecco perché la collaborazione è l’unica strada».

Cambio di passo vuol dire anche introdurre una cultura manageriale all’interno del settore pubblico che oggi manca a maggior ragione dopo i tagli al personale effettuati negli scorsi anni che sono stati l’unica vera “riforma” della pubblica amministrazione. «Non è in questo modo che si crea una classe manageriale pubblica che abbia obiettivi di gestione e che venga valutata in base ai risultati ottenuti – afferma Saporito – una valutazione nella quale dovrebbero essere coinvolti tutti gli stakeholder comprese quindi le imprese». Esiste poi una burocrazia “politica” e istituzionale che non prende decisioni, rinvia e non si assume responsabilità creando quel clima di incertezza che tanto fa male alle imprese.

«Stiamo attraversando una fase di grande fragilità dei corpi intermedi e di una grande volatilità della classe politica che non fa in tempo a maturare le competenze necessarie e che fa fatica a capire le trasformazioni in atto – conclude la docente – quando invece c’è grande bisogno, ancora più di prima, di trovare nuovi spazi dove i corpi intermedi possano esprimere i loro bisogni e le loro visioni; è una questione che riguarda da vicino anche le imprese che sono molto differenziate tra loro come anche il mondo del lavoro».