I 5 ingredienti di un passaggio generazionale. (Spoiler: serve più di un cognome e una stretta di mano)

Per garantire continuità a un’impresa familiare serve molto più che Dna: accettare il conflitto, pianificare, innovare con rispetto e imparare a farsi aiutare. Ecco i 5 ingredienti chiave

Continuità generazionale Pmi

di Antonio Belloni *

Pochi giorni fa si è tenuto a Roma un evento decisionale talmente antico e rilevante da poter incidere sul futuro di una delle più grandi e longeve organizzazioni umane. Il suo esito è così importante che uno studio dell’Università Bocconi ha perfino applicato la scienza dei network per valutare come le informazioni, lo status dei candidati e le alleanze tra di loro possano contribuire a definirlo.

Il Conclave è infatti un momento determinante per la Chiesa, e coincide con la valutazione di chi lascia attraverso due parametri altrettanto utili a valutare la continuità generazionale di un’impresa.

A chi la erediterà, dunque, si lascia un’organizzazione più estesa e più coesa? Una Chiesa più estesa per fedeli e Paesi evangelizzati è infatti paragonabile ad un’impresa cresciuta per fatturato e per marginalità realizzate, per numero di mercati presidiati, nuovi prodotti e nuovi dipendenti.

Allo stesso modo, una Chiesa più coesa non significa priva di conflitti – fisiologici in ogni gruppo di persone – ma capace di assorbirli ed anzi di convivere con un livello di conflittualità accettabile e di sintetizzare le proprie diversità interne. Non a caso accettare il conflitto è il primo dei cinque ingredienti utili all’impresa di famiglia nella realizzazione di una continuità generazionale che la mantenga estesa e coesa nel suo futuro.

Quali sono?

Continuità generazionale Pmi

5 INGREDIENTI

  1. ACCETTARE IL CONFLITTO

Accettare il conflitto tra la vecchia e la nuova generazione è il primo passo per superarlo. Significa soprattutto mettere l’impresa davanti alla famiglia, per impedirle di essere il parco giochi di chi arriva o la tomba dorata per chi lascerà.

  1. PIANIFICARE

Nessun passaggio di consegne efficace avviene per caso. È meglio non prendere né consegnare responsabilità all’improvviso, con la spinta dell’urgenza. È invece utilissimo pianificare le tappe, senza la fretta di lasciare né quella di arrivare.

  1. APRIRSI UNA VIA

Aprirsi una propria strada in un’area di competenza in cui si pensa di dare un buon contributo è la scelta ideale per chi entra. Ed è un buon modo per mostrare rispetto verso chi l’ha fondata e umiltà a tutta la struttura che già ci lavora.

  1. PORTARE CIÒ CHE MANCA

Marketing o estero, innovazione o perfino contabilità: la nuova generazione si inserisce bene quando porta qualcosa lì dove manca. Bisogna farsi spazio con un proprio progetto: estendere ciò che c’è, senza contrastarlo o distruggerlo.

  1. FARSI AIUTARE

È giusto dire “prendi un consulente”, ma per utilizzarlo al meglio bisogna prima imparare a lavorare col consulente che c’è già: chi l’ha fondata. Farsi aiutare è infatti importante così come saper ascoltare, chi sta dentro e chi sta fuori.

Quest’ultimo ingrediente è poi fondamentale almeno quanto il primo, perché spinge ad aprirsi verso ogni forma di confronto e di ricerca di esperienze simili, oppure divergenti, e di competenze integrative, oppure innovative.

Continuità generazionale Pmi

UN PATRIMONIO DA ESPANDERE

Nel contesto di una transizione così importante, la spinta verso la ricerca di queste nuove e più potenti forme di sapere e di capacità ha però un solo obiettivo: bisogna conservare o espandere il patrimonio ereditato.

Nell’impresa di famiglia il patrimonio economico e finanziario è infatti utilissimo ed esprime tutta la sua centralità in tre momenti diversi, che spesso possono anche sovrapporsi:

  • di difficoltà (ricapitalizzazioni, prestiti, garanzie);
  • di sviluppo (investimenti in macchinari, personale, prodotti, marketing);
  • di transizione (aumenti di capitale, acquisto di quote, acquisizioni).

Ma questo è solo il 50% del patrimonio ereditabile ed estendibile. L’altra metà è fatta di esperienze, competenze di prodotto e di mercato, indispensabili in un contesto come quello attuale, in cui la domanda è molto variabile.

Ed è proprio questa variabilità a rendere indispensabile pensare al futuro.

* Coordinatore Centro Studi Imprese Territorio di Artser