Materie prime alle stelle, che fare? Servono nuovi contratti di fornitura a lungo termine
La Cina in questo momento sta comperando tutto, dalle commodities per industria pesante a quelle che assicurano la produzione di manufatti di uso comune
Fuoco di paglia, o vero e proprio surriscaldamento del sistema? Il pianeta commodities è in fermento poiché da mesi i listini segnano l’incremento dei valori delle materie prime, alcune divenute addirittura oltre che care anche introvabili.
Ma qual è la situazione attuale, da cosa dipende e soprattutto quali possono essere i futuri scenari? Domande girate a chi studia questi fenomeni come il professor Matteo Di Castelnuovo, 50 anni, direttore del master in «Sustainability and Energy Management» (MaSEM) all'Università Bocconi e docente di Microeconomia ed Economia dell'energia alla SDA Bocconi School of Management.
«La fotografia attuale ritrae in realtà una tendenza in atto oramai già da diversi mesi, da quando la Cina ha chiuso l’anno scorso in positivo, a cui sono seguite riprese di altri Paesi andate di pari passo col miglioramento della situazione pandemica. La Cina in questo momento sta comprando di tutto, dalle commodities per industria pesante a quelle che assicurano la produzione di manufatti di uso comune. Ora sta ripartendo anche il resto del mondo con processi industriali che si sono rimessi in moto ma con dinamiche mai viste prima d’ora: l’uscita dalla pandemia è un inedito per tutti i sistemi abituati sì, in passato, a tornare a crescere dopo una crisi, ma non in maniera così repentina, con iniezioni di capitali e di conseguenti volumi di opere pubbliche: gli Stati Uniti hanno annunciato un piano di recupero che non si vedeva dai tempi del piano Marshall. Questo, se vogliamo semplificare, si traduce in rame, acciaio, cemento».
Quindi l’impennata dei prezzi delle materie prime dipende, di fatto, dall’uscita dalla pandemia? «Non del tutto. Non dimentichiamoci che la Repubblica popolare cinese ha lanciato anni fa la “Belt and Road Initiative“ (la cosiddetta «Via della seta» ndr), una strategia che ha consentito di sviluppare mercati in tutto il mondo e che vede la Cina come fautrice di un piano di investimenti che varca i confini nazionali. Di fronte a un contesto di questo genere, quando un’economia come questa riparte traina anche la ripartenza negli altri teatri, ma lo fa da una posizione avvantaggiata».
E qui si pone la questione dell’aumento dei prezzi, ma anche delle quantità disponibili. «Certo, e soprattutto per specifiche produzioni, vedi il mercato dell’auto elettrica che vede il gigante asiatico in grande sviluppo, generando crescita della domanda per materie come il rame, metallo di cui questo comparto dell’automotive è ghiotto in misura di gran lunga superiore ai modelli a combustione fossile: l’approvvigionamento da parte cinese di metalli utili a queste produzioni è possibile grazie alla politica economica seguita da tempo applicando il modello del “Benjin consensus“ con paesi terzi, soprattutto in Africa o Sud America: vengo per investire, senza interferire coi regimi locali e porto risorse e sviluppo. Così vi è la garanzia di avere materie prime in abbondanza che in momenti come questi vengono impiegate per la produzione». Di fronte a tutto questo cosa potrà accadere? «Molti commentatori cominciano a parlare di “super ciclo”, che avviene quando tutte le materie prime salgono. L’ultimo fu nel 2011. È una situazione che può dunque innescare importanti fenomeni inflattivi e sarà interessante studiare come e in che misura i governi interverranno dal momento che di fronte a politiche espansive volte alla ripartenza dell’economia, prevedere l’aumento dei tassi di interesse per “raffreddare“ il possibile aumento dell’inflazione suonerebbe come una contraddizione».
Quali prospettive si affacciano per le Pmi? Un artigiano cosa potrebbe fare nell’immediato? «Di fronte ad aziende complesse ci sono finanziamenti contro la volatilità da materie prime. Dal punto di vista pratico un piccolo produttore dovrebbe puntare su coperture finanziarie dotandosi di strumenti o indici che permettano di bilanciare costi che vanno a salire, o stipulando contratti di fornitura a lungo termine per bloccare il prezzo. Vorrei aggiungere che di fronte alla situazione che si profila potrebbe essere importante anche da parte dello Stato valutare interventi specifici».