Tassi scomodi: per le Pmi si può fare di più
di Francesco Angelini
Se sui taxi di solito si viaggia comodi, sui tassi non è sempre così. Le piccole e medie imprese rappresentano da sempre il motore dell’economia, contribuendo in modo significativo all’occupazione, all’innovazione e alla crescita. Tuttavia, la loro capacità di sviluppo è sensibile al contesto macroeconomico, e in particolare al costo del denaro. In un momento storico caratterizzato da tassi d’interesse elevati, la crescita e la sopravvivenza delle Pmi sono messe a dura prova, e le decisioni delle banche centrali, come la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Banca Centrale Europea (BCE), saranno determinanti nel definire il loro futuro.
Negli ultimi anni, sia la Fed che la BCE hanno progressivamente aumentato i tassi d’interesse nel tentativo di combattere l'inflazione, che ha raggiunto livelli preoccupanti a seguito di fattori come la pandemia, la guerra in Ucraina e le interruzioni delle catene di approvvigionamento globali. Se, da un lato, questa politica monetaria restrittiva è stata necessaria per contenere la crescita dei prezzi, dall’altro ha reso più costoso l’accesso al credito per le imprese, in particolare per le piccole e medie imprese.
A differenza delle grandi aziende, che possono accedere a una vasta gamma di fonti di finanziamento, quelle piccole e medie dipendono in misura maggiore dai prestiti bancari per sostenere i propri investimenti, innovare e crescere. Con l’aumento dei tassi d’interesse, il costo del capitale è cresciuto sensibilmente, riducendo le possibilità per molte imprese di ottenere i finanziamenti necessari. Questo ha un impatto diretto sulle loro capacità di espansione, ma anche sulla loro capacità di sostenere costi operativi in un periodo di inflazione.
Le decisioni delle banche centrali, quindi, avranno un ruolo fondamentale nel determinare se le Pmi riusciranno a superare questo difficile periodo o se saranno costrette a ridurre le proprie attività. Un ulteriore aumento dei tassi potrebbe spingere molte imprese già sotto pressione per i costi energetici e delle materie prime, verso la chiusura o il ridimensionamento.
D’altro canto, una politica monetaria che favorisce una riduzione graduale dei tassi potrebbe dare respiro alle Pmi, permettendo loro di ottenere credito a condizioni più favorevoli.
Va inoltre considerato che le due principali banche centrali globali, la Fed e la BCE, operano in contesti economici diversi, con dinamiche inflazionistiche e di crescita peculiari. Negli Stati Uniti, la Fed ha iniziato il ciclo di rialzi dei tassi in anticipo rispetto all’Europa e sembra più propensa a mantenere una linea dura fino a quando non sarà certo che l’inflazione è sotto controllo. Questo potrebbe avere ripercussioni più dure sulle Pmi americane, specialmente in settori come il commercio al dettaglio, il turismo e i servizi, che sono fortemente dipendenti da finanziamenti esterni.
In Europa, la Bce si trova di fronte a una sfida più complessa. L’economia europea è più eterogenea e presenta una crescita economica meno robusta rispetto agli Stati Uniti. Per questo, la Bce potrebbe essere più cauta nel proseguire con ulteriori rialzi, cercando un equilibrio tra il controllo dell'inflazione e la necessità di non soffocare la già fragile ripresa economica.
Le scelte che Fed e Bce prenderanno nei prossimi mesi (la Banca europea ha già tagliato i tassi, forse in maniera troppo timida) saranno cruciali. Se le banche centrali riusciranno a gestire con prudenza il rientro dell’inflazione, permettendo una graduale riduzione dei tassi senza far ripartire la corsa dei prezzi, le piccole e medie imprese potranno tornare a beneficiare di un contesto economico più favorevole, trovando nuovo slancio per investire e crescere.
Le Pmi sono l’ossatura dell’economia globale, e il loro futuro dipenderà in larga misura dalle scelte delle banche centrali. La sfida sarà bilanciare la necessità di controllare l’inflazione con quella di non soffocare la crescita. Solo un approccio attento e calibrato potrà garantire un futuro prospero per le piccole e medie imprese, che continueranno a essere la spina dorsale dell'innovazione e dell'occupazione.