Semplificazione, questa sconosciuta. Nonostante il taglio della burocrazia sia da considerarsi una scelta strategica per l’Italia, il nostro Paese è al primo posto tra i 27 della Ue per la maggiore pressione burocratica sulle imprese. Le note amare, però, non sono finite: nel nostro Paese la fiducia nella Pubblica amministrazione è a tal punto bassa da portarci al penultimo posto in Europa. Lo dice l’ultima elaborazione statistica del Centro Studi di Confartigianato Imprese.
L’IPERTROFIA NORMATIVA COLPISCE LE PMI: UNA MODIFICA LEGISLATIVA OGNI 17 GIORNI
La definiscono, a ragione, ipertrofia normativa. Ed è, a tutti gli effetti, un nodo che fino ad oggi non si è ancora sciolto. Se si prendono in considerazione le sole cessioni e sconti per le detrazioni fiscali edilizie e Superbonus, la ragnatela burocratica che soffoca le imprese è composta da 248 interventi: 37 di natura legislativa distribuiti su 19 differenti leggi, Decreti-Legge e decreti ministeriali. Di questi, 21 hanno preso forma solo nell’ultimo anno e, fatti due conti, le Pmi si sono dovute adeguare ad una modifica legislativa ogni 17 giorni. Ai 248 interventi si sommano 10 provvedimenti del Direttore dell’Agenzia delle entrate e 201 documenti di prassi, costituiti da 8 circolari, 5 risoluzioni, 169 risposte ad interpello e 19 FAQ.
L’ITALIA E’ IL PEGGIOR PAESE IN EUROPA
Nel dettaglio, l’esposizione delle aziende alle complessità delle procedure amministrative, legislative e politiche – che complicano la gestione quotidiana di un’impresa perché soggette a continui cambiamenti – porta l’Italia ad un indice di 75,5 punti su 100. Meglio, ma non troppo, fanno Grecia e Francia con 74 punti, la Romania con 72,3 e la Spagna (che si colloca all’ottavo posto con una quotazione di 59,8). La Germania stacca tutti occupando il diciottesimo gradino della graduatoria e un indice di 43,8 punti.
BUROCRAZIA MA NON SOLO: GLI ITALIANI SI FIDANO, POCO, DELLA PA
Gli ostacoli burocratici, però, non corrono da soli. Anzi, i danni che causano sono amplificati dall’insoddisfazione dei cittadini nei rapporti con gli uffici pubblici e la bassa qualità percepita nella fornitura dei servizi pubblici. I dati raccontano la realtà: in Italia solo il 31% dei cittadini ha fiducia nella Pubblica amministrazione (PA), con un divario di 19 punti percentuali rispetto alla media europea (50% in Ue e Uem). Così, il nostro Paese scende rapidamente nella graduatoria Ue a 27 fino ad occupare il penultimo posto. A fare peggio è la Grecia con il 26%. Ma gli effetti negativi della burocrazia sono amplificati anche dalla bassa intensità della relazione digitale con la PA: in questo caso l’Italia si colloca al 25° posto in Ue. Nell’era digitale, poi, sono del tutto inaccettabili le lunghe code agli sportelli comunali dell’anagrafe: nel Mezzogiorno il tempo di attesa è superiore ai 20 minuti
OPERE PUBBLICHE E PNRR AL RALLENTATORE
L’eccessivo peso delle attività amministrative incide, ovviamente, anche sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche: il 54,3% rappresentati dai tempi che passano tra le diverse fasi della progettazione, affidamento ed esecuzione lavori. Sui territori, i ritardi maggiori si registrano in Sicilia, con un’incidenza del 60,8%, Puglia con 60,2%, Abruzzo e Marche. Queste ultime due con valori superiori al 58%. Valori superiori alla media si trovano in Friuli-Venezia Giulia (56,4%), Sardegna (55,3%), Basilicata (54,7%) e Liguria con (54,4%). Le carenze nei processi organizzativi della Pubblica amministrazione stanno ritardando anche l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La posticipazione degli interventi, infatti, abbassa in modo significativo l’impatto macroeconomico del Piano nel periodo 2021-2026.