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Caro energia: uno shock per 660mila Mpi italiane. L'India, pedina strategica per la transizione verde

Caro energia: uno shock per 660mila Mpi italiane. L'India, pedina strategica per la transizione verde

CARO COMMODITY: ESPOSTE ALLO SHOCK 660MILA IMPRESE
La montagna dell’economia europea continua ad erodersi: secondo il Quotidiano Energia, “nel 2021 il prezzo dell’elettricità è salito del 138% rispetto all’anno precedente (+58% rispetto al 2019), mentre quello del gas è cresciuto del 228% rispetto ad un anno prima (+78% rispetto al 2019). A soffrirne sono soprattutto le micro e piccole imprese: chi consuma fino a 20 MWh, paga l’energia elettrica il 18,1% in più rispetto ai prezzi medi europei. Nella fascia di consumi fino a 500 MWh, le Mpi italiane pagano il secondo prezzo più elevato in Europa. Poi ci sono le tasse sull’energia: le imprese italiane pagano l’equivalente del 2,7% del Pil (la media europea è dell’1,8%). Ad influire su questo gap sono gli oneri fiscali e parafiscali: per chi consuma fino a 20 MWh, sono maggiori del 36,2% rispetto alla media dell’Eurozona. Allo shock energetico sono esposte 660mila aziende della manifattura e dell’edilizia con 3,38 milioni di addetti.

PREZZI DEL GAS: PER L’ITALIA, SALASSO SULLE IMPORTAZIONI
Si legge sul Corriere della Sera, che “la stangata d’autunno sulle bollette di gas e luce, con

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aumenti fino al 40%, potrebbe continuare fino al 2025”. Dal 2022 al 2025 si supereranno i 60 euro al MWh. Le importazioni italiane di gas aumenteranno del 50% rispetto al 2018, “con l’energia elettrica che coprirà circa il 20% della domanda negli anni 2021-2025. Il passaggio alle energie rinnovabili porterà ad una maggiore volatilità dei prezzi” perché si tratta di energie non certe e il cui stoccaggio ancora oggi è complicato. Insomma, i costi economici e sociali potrebbero essere immensi. Tutti i Paesi europei si stanno muovendo per frenare il caro-bollette: in Spagna è prevista la riduzione del 90% della tassa sulla produzione di elettricità, mentre la Francia vuole ampliare la platea delle famiglie cui destinare aiuti finanziari. La Norvegia, invece, aumenterà l’esportazione del gas naturale in Europa per i prossimi 12 mesi.

IN ITALIA BOLLETTE MITIGATE E IMPEGNO SULLE RINNOVABILI

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Lo ha detto il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani al Corriere della Sera: “Ci stiamo già muovendo per cercare di mitigare gli effetti degli aumenti”. Spingendo sulle rinnovabili, perché è ferma la convinzione – non solo italiana ma tutta europea – che bisogna sganciarsi dalla dipendenza di petrolio, gas e carbone per contenere le emissioni di Co2. Insomma, “da un lato dobbiamo avere energia a costi gestibili e nello stesso tempo da fonti rinnovabili”. L’obiettivo è quello di arrivare al 70% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030. Perché “se non vogliamo non subire e far subire alle generazioni future gli effetti del cambiamento climatico provocato dalla Co2, dobbiamo discutere di come produciamo l’energia”. Ma sul tavolo, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lanciato anche “l’idea di acquisti congiunti di energia da parte dei Paesi membri della Ue per ammortizzare gli effetti dell’aumento dei costi in bolletta”.

ENERGIA E CLIMA: UN’EMERGENZA MONDIALE CHE SI GIOCA TRA CINA E INDIA
Contrastare il surriscaldamento globale: se ne parlerà durante il summit Cop26 di Glasgow.

Cina

Con un impegno da parte dell’Italia: aggiungere due miliardi alla dotazione iniziale di quattro miliardi di dollari a favore del clima. Ma c’è di più: “Inchiodare la Cina e spingerla verso la transizione ecologica” si legge su Repubblica. Lo si potrà fare con un pressing diplomatico sull’India, promettendo al Paese – legato da un patto di ferro con Pechino - imponenti risorse finanziarie per la riconversione verde. Infatti, se l’Europa – responsabile soltanto dell’8% delle emissioni globali di Co2 – è convinta a investire sull’energia pulita, “la Cina non intende collaborare in modo significativo al fondo di 100 miliardi da destinare nel prossimo quinquennio alla transizione verde dei Paesi poveri. Anzi, è Pechino a chiedere risorse in quanto leader inquinante”. Il target dei 100 miliardi è però lontano perché mancano all’appello 20 miliardi.

CRAC EVERGRANDE: LA LEHMAN CINESE E LA CRISI SUI MERCATI MONDIALI
Nel frattempo, la Cina deve affrontare un grosso problema che rischia di fare crollare le economie di mezzo mondo: Evergrande, il colosso immobiliare cinese, rischia di saltare in aria. Proprio come la Lehman Brothers nel 2008. Lo scrivono la Stampa e il Sole 24 Ore: “Evergrande, titolare di più di 1.300 progetti immobiliari sparsi in oltre 280 città, ieri ha saltato il pagamento di interessi dovuti alle banche ed è gravata da un debito di 305 miliardi di dollari. Senza aiuti da parte dello Stato, il mancato rimborso potrebbe creare un effetto domino a livello globale”. Per ora scongiurato, “perché l’azionario cinese pesa appena per il 4% sull’azionario mondiale e perché il governo cinese cancellerà i debiti di Evergrande, troppo grande per fallire”. In tutto questo, a perderci saranno i grandi fondi internazionali, “che dovranno dire addio ai loro investimenti nella Grande Bolla Cinese”.