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Contro inflazione e pandemia, ci sono la proroga sui prestiti garantiti e la fiammata dell'export italiano

Contro inflazione e pandemia, ci sono la proroga sui prestiti garantiti e la fiammata dell'export italiano

PRESTITI SULLE GARANZIE, PROROGA FINO AL 30 GIUGNO
Arriva la proroga al 30 giugno “di tutte le misure sui prestiti garantiti come erano fino allo scorso anno”, si legge sul Sole 24 Ore. Quindi, viene allentata la stretta che era entrata in vigore dal primo gennaio e che prevede, a partire da marzo, “l’introduzione di una commissione da pagare per accedere alle garanzie del fondo per le Pmi e la cancellazione dei prestiti entro i 30mila euro garantiti al 100%. Inoltre, si esplicita la proroga delle garanzie sulle ristrutturazioni dei prestiti, l’unico strumento che ad oggi possono usare le banche per supportare le imprese che escono dalle moratorie e non riescono a riprendere i pagamenti. Il governo, probabilmente, prorogherà le moratorie garantite, anche se questo servirà a poco per quelle scadute a fine dicembre, perché non potranno essere riattivate senza rischiare di riclassificare il credito come deteriorato come prescrivono le regole Eba in vigore”. Nel frattempo, il bollettino mensile Abi mette in guardia il governo: i timori della pandemia hanno spinto imprese e famiglie a tenere i soldi sui conti correnti. La consistenza dei depositi è salita a 1.854 miliardi di euro. E riprende forza anche la crescita delle sofferenze bancarie: quelle nette, a fine novembre, sono salite a quota 17,6 miliardi contro i 16,7 miliardi di fine ottobre e 15,4 miliardi di settembre 2021.

L’INFLAZIONE E I TIMORI SUI PREZZI IN SALITA

Inflazione

Si legge sul Corriere della Sera che “l’inflazione vicina al 4%, in Italia, non si vedeva dal lontano 1996: in quell’anno, il tasso di interesse fissato dalla Banca d’Italia era del 7,50%. E se nel nostro Paese siamo al 3,9%, l’aumento dei prezzi nell’Eurozona è ormai del 5%. Ben al di sopra del limite del 2% che è l’obiettivo della Banca centrale europea”. Da sempre, quando i prezzi corrono i banchieri centrali rialzano il costo del denaro. Oggi, invece, i tassi decisi dalla Bce – a differenza di quanto faranno la Fed americana e la Bank of England, che nel 2022 li aumenteranno più volte -  restano fissati a quelli di un mese fa: tra il meno 0,50% e il più 0,25%. Il Corsera si pone qualche domanda:” Qualcosa è cambiato? L’inflazione non fa più paura? A Francoforte, i banchieri centrali sanno qualcosa che noi non sappiamo? L’economia funziona in modo diverso rispetto a 25 anni fa?” Se c’è una cosa che non cambia è l’aumento dei costi su imprese e famiglie. E con l’inflazione alta “crescono le domande di miglioramenti salariali e si sfavoriscono i creditori a vantaggio dei debitori, con il risultato di disincentivare i prestiti fino a quando non si è ristabilito un equilibrio tra aumento dei prezzi e tassi di interesse”. Infine, perché la Bce non vuole alzare i tassi? Perché ci sono Paesi che hanno un debito pubblico troppo alto e con un aumento dei tassi si alzerebbero ancora di più: l’Italia è già al 155%, la Grecia al 206%, la Spagna al 122%, la Francia sopra al 115% e il Portogallo al 127%.

L’EUROPA TRAINA IL MADE IN ITALY E L’EXPORT SALE A 510 MILIARDI
Scrive il Sole 24 Ore che “l’export verso la Francia cresce di dieci punti, di quasi del doppio

Made in Italy

in Germania. E se Svizzera, Cina e Regno Unito sono in frenata, a tenere alta la media è soprattutto Washington, i cui acquisti dei prodotti Made in Italy sono in crescita di oltre il 20%”. Insomma, se si prendono come riferimento gli ultimi 12 mesi, “il Made in Italy supera quota 500 miliardi: a novembre 2019 le vendite estere erano pari a 40,5 miliardi, ora siamo quasi a otto miliardi. L’export italiano a novembre registra più di un milione di euro al minuto”. Risultato record, vero, ma “scontato della ripresa dell’inflazione, con il ritocco dei listini prezzi effettuato a più riprese dalle aziende come contromisura necessaria per tenere almeno il passo dei rincari da doppia cifra delle materie prime”. L’Italia, comunque, supera Germania e Francia: i maggiori esportatori europei. Per quanto riguarda i settori, il tessile-abbigliamento accelera rispetto ad una prima parte dell’anno ancora difficile. Le sole aree in controtendenza sono l’elettronica (che fa -0,1%) e l’auto, “le cui vendite cedono oltre il 13% per effetto di crolli omogenei in quasi tutta Europa”.