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Filiere manifatturiere, ma non solo: ecco perché sono strategiche

Filiere manifatturiere, ma non solo: ecco perché sono strategiche

Sono 28 le filiere censite dall’Istat: 13 manifatturiere e 10 di servizi. Ed è nelle prime che domina il valore aggiunto creato dalla manifattura: il 47,7% contro il 24,9% degli altri servizi non commerciali e del 24,8% del commercio. Il 2,6% spetta alle costruzioni. Nelle dieci filiere dei servizi, invece, quasi i due terzi (64,6%) del valore aggiunto è generato dagli altri servizi, il 19,8% è creato dalle imprese della manifattura, l’11,6% dal commercio e il restante 4% dalle costruzioni. Nella filiera dell’edilizia, la manifattura determina un apporto del 39,1%, superiore al 36% delle costruzioni, a cui segue un 13,6% degli altri servizi e un 11,3% del commercio, con un totale di 24,9% di terziario.

LA TEORIA DEI VASI COMUNICANTI
La partecipazione dei settori manifatturieri nella creazione di valore aggiunto nelle filiere dei servizi è più che significativa. Così come lo è il contributo del commercio e degli altri servizi alla creazione di valore delle filiere manifatturiere nelle quali si addensano i flussi di esportazioni. A rappresentare una straordinaria fonte di conoscenza sulle filiere sono anche le analisi dei flussi di fatturazione elettronica, ad oggi ancora scarsamente esplorati.

NON SOLO CODICI ATECO
Le filiere del sistema delle imprese italiane sono qualcosa di più articolato e complesso di quanto racconti la classificazione settoriale delle attività economiche secondo i codici Ateco. Sono, prima di tutto, il risultato di interazioni e interdipendenze tra i settori. Un esempio? La Moda. La crisi che sta affrontando il comparto si ripercuote lungo tutta la filiera coinvolgendo altri settori del commercio e dei servizi oltre a quelli della produzione di tessile, abbigliamento e pelli. Ed è per questo che, quando si parla di filiere, si parla dell’intera catena di valore di un bene o di un servizio, dalla progettazione alla vendita. Quindi, non solo produzione di materie prime, semilavorati, prodotti finiti, macchinari a uso specifico e servizi di trasporto e logistica ma anche consulenza, Ricerca e Sviluppo, marketing.

LE FILIERE E LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
Un’impresa come può partecipare ad una filiera? In due modi diversi:

  • Con stabili relazioni di cooperazione produttiva quali commessa, subfornitura o accordi (formali e informali, spesso con la condivisione di tecnologia e input produttivi)
  • Con un semplice rapporto commerciale, di acquisto e vendita

LE FILIERE SONO STRATEGICHE NEGLI INTERVENTI DI POLICY
L’analisi della filiera è di grande rilevanza per valutare la propagazione degli impulsi – derivanti da shock esterni, cioè da interventi di politica economica – all’interno dell’economia e nell’analisi della competitività di un sistema produttivo. Inoltre, le direttive europee sulla sostenibilità considerano le catene di attività a monte delle imprese soggette ad obblighi, coinvolgendo le imprese che effettuano forniture di beni e/o servizi.

LE FILIERE E IL PNRR
La filiera produttiva acquista rilevanza ai fini degli interventi di politica economica, come nel caso degli investimenti per la competitività e resilienza delle filiere produttive previsto nel PNRR: nell’intervento sono considerate le filiere strategiche dell’agroindustria, design, moda e arredo, automotive, microelettronica e semiconduttori, metallo ed elettromeccanica e chimico/farmaceutico.

ALTA SPECIALIZZAZIONE DI FILIERA DELLE IMPRESE
Circa otto imprese su dieci (79,6%) partecipano a una sola filiera, una su dieci (11,3%) partecipa a 2 filiere, il 4,3% a tre filiere, il 2,1% a quattro filiere e il 2,8% a cinque filiere ed oltre. Centrando l’attenzione alle 12 filiere centrate su prodotti della manifattura, si calcola che in media l’apporto delle piccole imprese è pari al 43,5% del valore aggiunto della filiera.

IL RANKING DELLE FILIERE
In relazione al peso sul PIL, la prima tra le 28 filiere è quella dell’Agroalimentare con 130,9 miliardi di euro di valore aggiunto.

Seguono, nelle prime posizioni, le filiere di:

  • Edilizia con 120,2 miliardi
  • Mezzi di trasporto su gomma con 110,3 miliardi
  • Energia con 87,1 miliardi
  • Apparecchiature elettriche industriali, macchine e lavorati a uso non dedicato per specifiche filiere con 78,1 miliardi
  • Farmaceutica, prodotti per la cura e la pulizia personale, animale e della casa con 70,2 miliardi
  • Abbigliamento, calzature, accessori vestiario, anche a uso sportivo con 64,5 miliardi

LA VOCAZIONE DELLE PICCOLE IMPRESE
Qui le filiere dove maggiore è la vocazione delle piccole imprese:

  • Abbigliamento, calzature, accessori vestiario: 48,8% del valore aggiunto della filiera generato da 74mila imprese tra 3 e 49 addetti
  • Arredamento per casa o ufficio: 47,2%, 68mila imprese
  • Utensileria e minuteria non elettrica, a uso domestico, industriale e professionale: 46,5%, 4mila imprese
  • Agroalimentare: 44,8%, 200mila imprese
  • Aero-spazio e difesa: 44,6%, 7mila imprese
  • Apparecchiature elettriche o elettroniche a uso domestico: 43,8%, 42mila imprese
  • Apparecchiature elettriche industriali, macchine e lavorati a uso non dedicato per specifiche filiere: 43,7%, 49mila imprese
  • Preziosi: 43,5%, 10mila imprese
  • Mezzi di trasporto su acqua: 42,1%, 14mila imprese
  • Farmaceutica, prodotti per la cura e la pulizia personale, animale e della casa: 41,1%, 54mila imprese
  • Mezzi di trasporto su rotaia o via cavo: 40,3%, 7mila imprese
  • Mezzi di trasporto su gomma: 38,1%, 98mila imprese

LA CRISI PROFONDA DELLA MODA
La filiera della Moda sta vivendo una crisi profonda: nei primi sei mesi del 2024 le imprese hanno registrato un calo del 5,3% delle esportazioni (perdita di 1,8 miliardi di valore). Tra gennaio e giugno, le aziende hanno visto calare di 9,7 milioni di euro al giorno i ricavi da vendite all’estero. I crolli maggiori riguardano i mercati di Svizzera (-54,9%), Regno Unito (-9%) e Germania (-7,1%).
A livello regionale il calo dell’export in Lombardia è stato di 826 milioni di euro (-8,8%); tra le province Varese ha subito il calo più intenso lasciando a terra 199 milioni di euro (-28,7%).

EFFETTI NEGATIVI SU PRODUZIONE, ORDINI E ASSUNZIONI
Negativi anche i dati della produzione. Nel mese di luglio è scesa del 18,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con una flessione complessiva del 10,8% tra gennaio e luglio 2024. Questo decremento supera le riduzioni registrate in Germania e Spagna (rispettivamente -7% e -7,9%), mentre la produzione in Francia è cresciuta dell’1,3%.
Peggiorate anche le aspettative sugli ordini, che ad agosto mostrano un saldo negativo di -7,7, rispetto al -3,5 di giugno.
La crisi si riflette anche sulle previsioni di assunzione per il trimestre settembre-novembre 2024, che registrano un calo del 5,6% rispetto all’anno precedente.