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I pionieri dell’Intelligenza artificiale: la usa il 5,3% delle Pmi

I pionieri dell’Intelligenza artificiale: la usa il 5,3% delle Pmi

Secondo gli ultimi dati dell’Istat, il 5,3% delle piccole imprese utilizza sistemi di Intelligenza artificiale (6,4% la media Ue 27) con un 5,6% nella manifattura, un 5,3% nei servizi e un 4,9% nelle costruzioni. Se allarghiamo il campo di osservazione al totale delle imprese, l’utilizzo di IA sale al 15,4% tra le imprese attive nel settore dell’ICT e registra una maggiore diffusione nelle telecomunicazioni (18,1%), nell’informatica (16,9%) e nella produzione di computer e prodotti di elettronica (15,7%).
A questo punto crolla il muro della resistenza e, soprattutto, si cancellano quei pregiudizi che narrano di una distanza siderale tra le PMI e le nuove tecnologie. Se di distanza si deve parlare, lo si fa solo di fronte ai grandi cambiamenti che l’Intelligenza Artificiale impone alle piccole e medie imprese: da un lato la questione culturale, che si deve sviluppare strada facendo una volta che l’imprenditore ha messo sul piatto della bilancia le risorse economiche a sua disposizione e gli obiettivi che si pone con l’uso della IA, dall’altro i temi forti legati alla riorganizzazione interna e alla dotazione tecnologica.  

ChatGPT: il software che dialoga con il futuro
Il lancio di ChatGPT, nel mese di novembre 2022, probabilmente ha fatto da traino alla curiosità degli imprenditori. Il software, che simula una conversazione con un essere umano basato su intelligenza artificiale (IA) e machine learning (apprendimento automatico), ha aperto un dibattito mondiale su come potrà essere impiegata la IA. Oltre a modificare le funzionalità dei motori di ricerca, ChatGPT apre una prospettiva di una interazione tra utente e sistema in grado di sostituire attività svolte dall’uomo in molti settori dei servizi.

Piccole imprese e IA: non è raro l’utilizzo combinato delle tecnologie
Il cluster di Pmi che sta entrando nel mondo della IA si fa dunque sempre più consistente. E di particolare interesse è l’incrocio tra settore di attività e intensità di utilizzo di tecnologie di IA. Per esempio, nel 6,3% delle imprese dell’informatica e nel 5,6% di quelle delle telecomunicazioni viene adottato un utilizzo combinato di almeno tre tecnologie di IA. Se ci si ferma a due, le percentuali salgono rispettivamente al 12,2% e al 10,3%.

Perché le Pmi usano le tecnologie IA
I fini sono i più diversi:

  • Estrazione di conoscenza e informazione da documenti di testo: 38,7% dei casi
  • Conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispostivi informatici attraverso tecnologie di riconoscimento vocale: 32%
  • Identificazione di oggetti o persone sulla base di immagini: 28,5%
  • Automatizzazione di flussi di lavoro attraverso software robot: 28%
  • Per generare linguaggio scritto o parlato (generazione del linguaggio): 23,7%
  • Analisi dati attraverso l’apprendimento automatico (machine learning, deep learning e reti neurali): 18,5%
  • Consentire il movimento fisico delle macchine tramite decisioni autonome basate sull’osservazione dell’ambiente circostante (robot o droni autonomi, veicoli a guida): 10,2%

In generale, l’Intelligenza artificiale è maggiormente utilizzata per tecnologie e finalità specifiche del settore. Mentre il 39% delle imprese manifatturiere utilizza IA per finalità di automatizzazione, nei servizi prevalgono le finalità conoscitive, con il 44,3% delle imprese che fa ricorso a strumenti di IA per l’estrazione di informazioni da documenti di testo.

Ambiti di applicazione
In relazione agli ambiti aziendali di adozione di sistemi di IA da parte delle Pmi, si registra una maggiore diffusione nei processi di produzione, ad esempio per la manutenzione predittiva o il controllo qualità della produzione (30,4%). Seguono la funzione di marketing o vendite, ad esempio per funzioni di assistenza ai clienti o campagne promozionali personalizzate (24,1%), la sicurezza informatica (21,1%) e l’organizzazione dei processi di amministrazione aziendale, come l’analisi dati a supporto degli investimenti o per effettuare previsioni di vendita, (16,6%). Le quote più contenute interessano l’uso della IA per le funzioni di logistica (10,3%) e la gestione delle risorse umane (5,8%).

Le sfide poste dall’IA
Ma quali sono gli ambiti sui quali influirà maggiormente l’uso della IA?
Il panel è ampio: offerta di servizi di assistenza ai clienti, servizi immobiliari e di vendita al dettaglio, servizi ad alta intensità di conoscenza dove sono controllati ed analizzati grandi quantità di dati (professioni legali e mediche, servizi di consulenza fiscale e finanziaria, servizi pubblici come la sanità e l’istruzione). Gli algoritmi evolveranno, fino a svolgere attività creative, oltre a quelle ripetitive. Aumenteranno i rischi di concentrazione economica, mentre si delinea un intreccio di rilevanti implicazioni geopolitiche conseguenti allo sviluppo dell’IA. L’IA lancia nuove sfide sul fronte della qualità e veridicità delle informazioni e dell’accuratezza dei contenuti generati da algoritmi, aprendo nuove frontiere negli ambiti giuridici della contrattualistica, delle assicurazioni e della tutela della privacy.

La IA causerà disoccupazione tecnologica?
L’economista Nouriel Roubini descrive la “minaccia dell’IA” tra i dieci grandi problemi che ci stanno portando verso “la peggiore catastrofe della nostra vita”. Altri analisti sottolineano che la IA e robotica non sono garanzia di una transizione socialmente ordinata perché amplieranno l’area della disoccupazione tecnologica. Il discorso cade, inevitabilmente, sulle ripercussioni dell’automazione sulle imprese perché si teme si possa indebolire quel “sistema degli anticorpi” che protegge alcuni cluster di aziende dagli effetti negativi sull’occupazione.