Un anno a caccia di energia. E quella che c’è si paga a caro prezzo. Se la gestione dello stress e del rischio è una componente tipica di chi fa impresa, il 2022 rimarrà impresso nella memoria delle aziende come un esempio unico, difficile da ritrovare negli anni passati, di crisi multiple. Un dato, più di altri, racconta l’emergenza economica: il caro bollette brucia più di sei punti di valore aggiunto delle micro e piccole imprese italiane, pari a 23,9 miliardi di euro. E la nostra manifattura perde di competitività rispetto a quella tedesca e statunitense. Se nel 2019 il gas europeo costava 1,9 volte quello statunitense, nel 2022 il prezzo europeo è 6,4 volte quello pagato negli Usa.
LE TENSIONI ALLA BASE DEL RINCARO DEL GAS
La transizione green da un lato, e la sostituzione delle forniture russe dall’altro, ha richiesto una riorganizzazione delle capacità produttive dei singoli Paesi ponendo al centro dell’attenzione l’energia generata da fonti rinnovabili. A questo si è aggiunta la siccità, che ha portato ad un crollo della produzione idroelettrica: -36,6% nei primi undici mesi del 2022 (15,7 TWh in meno). Eolico e fotovoltaico, con un aumento di 3,4 TWh (+8,1%), non sono in grado di compensare degnamente la perdita. E le tensioni sul gas si sono fatte maggiori. Perché:
La domanda di gas, dovuta anche alla siccità in Brasile e poi, sempre nel 2021, all’assenza di vento nel Nord Europa, si è fatta frenetica. E il conflitto russo-ucraino ha divelto gli equilibri globali nelle forniture delle commodities energetiche perché sui mercati internazionali si è riversata la domanda necessaria per sostituire rapidamente le forniture russe. Così, la stagione estiva si è trasformata in scenario di “guerra energetica” che ha visto salire in modo eccezionale la richiesta di gas per ricostituire le scorte necessarie per affrontare l’inverno.
IL PREZZO DEL GAS DERAGLIA
Le aziende, intervistate da Imprese e Territorio per un’inchiesta sui prezzi del gas nei primi mesi di
tensione dei prezzi, avevano già espresso una forte preoccupazione. Di fronte ad aumenti prossimi al 300%, si avvicinava l’esigenza di un fermo produzione temporaneo in attesa di una discesa delle quotazioni. Ma così non è stato. L’altalena climatica ha spostato i prezzi: altissimi nel mese di agosto, un po’ meno in autunno grazie alle temperature miti, al riempimento degli stoccaggi e ad un forte calo della domanda da parte delle imprese manifatturiere: -22,2% nel periodo settembre-novembre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. Poi, ancora la salita con un prezzo del gas medio, nel 2022, del 236,6%. In Italia la situazione si fa drammatica, perché mentre in Eurozona i prezzi al consumo dell’elettricità crescono del 39,7%, nel nostro Paese si supera la soglia del 174%. Sul mercato libero, la crescita è addirittura del 239%. Purtroppo, l’Italia detiene il primato negativo, nella Ue, per quanto riguarda la dinamica dei prezzi di elettricità, gas, altri combustibili e carburanti.
LA MAPPA DEL GAS: L’ALGERIA E’ IL PRIMO FORNITORE DELL’ITALIA
Nei primi dieci mesi del 2022, il volume di gas importato sale del 2,8% su base annua. E l’import di gas naturale liquefatto sale del 36,5%: i principali fornitori sono il Qatar (44,6% dell’import), gli Stati Uniti (26,4%) e l’Algeria (10,7%). A scendere del 2,7%, invece, è il flusso in ingresso attraverso i gasdotti: - 46,6% i flussi provenienti dalla Russia e immessi a Tarvisio e -24,9% quelli immessi a Gela provenienti dalla Libia. Risulta quintuplicato (+372,2%) il volume di gas proveniente da Paesi Bassi e Norvegia in ingresso a Passo Gries e sale del 53,4% quello in arrivo dall’Azerbaigian, attraverso il TAP con immissione a Melendugno. Aumentano dell’11,7% le importazioni immesse a Mazara del Vallo provenienti dall’Algeria, che nel 2022 diventa il primo fornitore di gas dell’Italia. Il beneficio è evidente: nei primi nove mesi del 2022 la media del prezzo all’importazione del gas algerino è di 45,7 euro/MWh, il 51,1% inferiore ai 93,5 euro/MWh del gas russo. L’importazione di gas liquefatto dagli Stati Uniti, che aumenta del 181,2%, supera invece quello proveniente dall’Algeria: gli USA diventano il secondo maggior fornitore di GNL dell’Italia.
TRIPLICATE LE ESPORTAZIONI DI GAS
Un particolare anomalo è rappresentato dal triplicarsi (+212,9%) delle esportazioni di gas. E nonostante la maggiore esposizione al rincaro del prezzo, l’Italia riduce in modo limitato i consumi, che nei primi nove mesi del 2022 scendono del 3,5% su base annua, decisamente meno dei cali del 10,2% della media Ue e del 12,2% della Germania.
AUMENTA IL COSTO DEL DIESEL
Dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’instabilità sui mercati energetici ha determinato una ulteriore
anomalia, data dal disaccoppiamento (decoupling) tra prezzo del gasolio e quello della benzina: dal 28 febbraio al 19 dicembre 2022 mentre il prezzo della benzina, al netto delle imposte, è sceso del 2,3%, quello del gasolio è salito del 16,2%. Un’impennata che, proprio in questi giorni, ha risvegliato preoccupazioni e ansie.