“Fare pressione sulle istituzioni europee per una sostanziale e profonda rivisitazione della nuova disciplina europea in materia di imballaggi e rifiuti (PPWR - Packaging and packaging waste regulation) per orientarla ad un maggiore equilibrio e flessibilità”: è questa la richiesta che Confartigianato ha presentato al Parlamento italiano. Da parte delle imprese, infatti, lievitano le preoccupazioni nei confronti di un provvedimento che rischia di portare numerose criticità nel bilancio aziendale e di minare un intero sistema di eccellenza. I numeri? Il 30% del PIL del nostro Paese è a rischio, così come decide di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro.
NESSUNO SI SALVA
Produttori di imballaggi, fornitori di materie prime, l’intera industria italiana del riciclo, le imprese che utilizzano imballaggi per commercializzare ed esportare merci in Italia e all’estero, le filiere della produzione alimentare e della ristorazione, la cosmetica e la farmaceutica, i pubblici esercizi del turismo, la distribuzione (piccola, media e grande), la logistica e i produttori di macchinari: ciò che preoccupa, della proposta del Regolamento europeo, è la mancanza totale di neutralità tecnologica.
COSA E’ IL PACKAGING AND PACKAGING WASTE REGULATION
Bottigliette di plastica, lattine di alluminio, contenitori monouso per il cibo d’asporto, flaconi: ogni cittadino europeo genera quasi 180 chilogrammi di rifiuti di imballaggio. Secondo la Commissione europea, se questo trend dovesse proseguire, entro il 2030 ci sarà un aumento del 19% di questa tipologia di rifiuti, con punte del 46% per quelli in plastica. Per affrontare la situazione, la Commissione europea ha presentato lo scorso 30 novembre il nuovo Regolamento imballaggi (Packaging and Packaging Waste Regulation) che si pone, come obiettivi, quelli di:
LE MISURE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Per ridurre questa tipologia di rifiuti del 15% entro il 2040 rispetto al 2018, la Commissione europea ha tracciato alcune linee d’intervento:
BISOGNA FARE IN FRETTA
In vista del voto in plenaria del Parlamento europeo, previsto per il prossimo 22 novembre, e dell’intenzione della Presidenza spagnola di accelerare ulteriormente il negoziato e far approvare un orientamento generale già al Consiglio ambiente del 18 dicembre, Confartigianato ha nuovamente richiamato l’attenzione delle Istituzioni italiane – che hanno assunto l’impegno di farsi portatrici delle richieste della Confederazione - per i forti timori di pregiudizi irreversibili per l’economia e le filiere strategiche del Paese.
I TRE FRONTI
Secondo la Confederazione bisogna concentrare gli sforzi su tre fronti:
IL RIUSO NON E’ MIGLIORE DEL RICICLO
Confartigianato condivide la necessità di lavorare insieme per raggiungere obiettivi ambientali sempre più ambiziosi, ma nel caso del Regolamento europeo non ci sono evidenze scientifiche che confermano che il riuso sia migliore del riciclo sotto il profilo ambientale. Per quanto riguarda i beni alimentari è vero il contrario. Ci sono evidenze scientifiche, invece, che dimostrano un maggior consumo di acqua ed energia e le emissioni di CO2 sono nettamente peggiorative. L’Italia è tra i Paesi della Ue che, a detta della stessa Commissione, non corre il rischio di mancare gli obiettivi di riciclo né per gli imballaggi, né per i rifiuti urbani. Non si capisce quindi il motivo di penalizzare il riciclo a favore del riuso, sia sotto il profilo ambientale che economico.
GLI ALTRI PUNTI CRITICI DEL REGOLAMENTO EUROPEO
Le criticità del provvedimento, purtroppo, non si limitano al tema del riuso a scapito del riciclo. Sono presenti, infatti, anche divieti di produzione per diverse tipologie di imballaggi monouso ed è prevista l’identificazione, per alcune tipologie di imballaggi monouso, del cauzionamento (ovvero nel c.d. Deposit Return System, DRS).