Pagamenti alle imprese, la mappa dei comuni più puntuali. La nostra provincia rispetta i tempi (quasi sempre)
Ottantuno Comuni della provincia di Varese su 138 (il 58,7 per cento: è 55,2 per cento la media di tutta la Lombardia) sono in regola, rispettando i canonici 30 giorni massimi. Gli altri 57 Comuni lo sforano, con varie forme di ritardo
Varese a metà strada, come Provincia, nei tempi medi di pagamenti dai Comuni verso le imprese in rapporto alla Lombardia . Tra i 7 territori lombardi su 12 che rientrano nella classifica nazionale delle più virtuose (cioè, che pagano entro 30 giorni) manca il nostro territorio. Varese come provincia, statistiche alla mano, è in ritardo in media di un giorno. E la cosa, in un certo senso, conforta.
L’analisi dei tempi di pagamento dei Comuni lombardi nei primi tre trimestri del 2020, a cura dell’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, vede al primo posto Sondrio, che di media salda dopo 24 giorni. Poi Bergamo, 25, Lecco (26), Milano e Brescia, 29, e Mantova e Lodi, 30 giorni. Varese 31 giorni: solo uno di troppo rispetto alla legge dell’Unione Europea che individua tempi più stretti per i pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese negli appalti. Non si può sforare il termine di 30 giorni. È possibile, in casi eccezionali giustificati dalla natura particolare del contratto o da talune sue caratteristiche, che il contratto preveda un diverso termine, comunque non superiore ai 60 giorni.
PEGGIO DI TUTTI FA PAVIA
L’analisi statistica prende in esame 1503 Comuni lombardi (tutti tranne tre), tra cui tutti i 138 della provincia di Varese, sui dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il fanalino di coda indiscusso è Pavia, con cifre molto al di sopra sia come giorni di ritardo sia come amministrazioni comunali che pagano ben oltre due mesi dopo l’emissione della fattura.
Ottantuno Comuni della provincia di Varese su 138 (il 58,7 per cento: è 55,2 per cento la media di tutta la Lombardia) sono in regola, rispettando i canonici 30 giorni massimi. Gli altri 57 Comuni lo sforano, con varie forme di ritardo: 27 Comuni ci mettono dai trenta ai quaranta giorni (importo 79 milioni di euro), 16 dai 41 ai 50 giorni (23 milioni totali), 5 dai 51 ai 60 giorni (3 milioni) e 9, addirittura, oltre i 60, con 7 milioni di euro totali che vengono versati molto dopo il dovuto. L’importo totale delle fatture emesse sfiora i 153 milioni di euro.
Vanno meglio della media le città rispetto ai paesi. Si comincia con Saronno, 42 giorni di media. Segue Varese, 39. Poi Sesto Calende, 38 giorni, Luino e Cassano Magnago, 36 e Castellanza e Lonate Pozzolo, 30 giorni esatti, ma in questo caso si è già nei limiti. I Comuni di Busto Arsizio e di Gallarate elargiscono in media dopo 26 giorni, quello di Somma Lombardo addirittura dopo soltanto 18. Agli estremi opposti si trovano molti piccoli centri, comunque marginali per le imprese. La virtuosa Cuvio paga subito: 9 giorni di media. Non bene Travedona Monate.
SONDRIO IN CIMA ALLA CLASSIFICA
Le quote più alte di Comuni lombardi che pagano entro i termini della riforma (30 giorni) si rilevano per la provincia di Sondrio (79,2%), Bergamo (67,9%), Como (66,7%), Lecco (61,9%) e Lodi (60,0%). Solo dopo c’è Varese, 58,7 %. La quota di fatture pagate dai Comuni che non ritardano supera la quota media regionale del 71,5% nelle province di Milano (84,4%), Sondrio (77,1%), Bergamo(73,0%) e Lecco (73,0%). Staccatissime Como, 59,5 % e Varese, 58,7.
Come al solito la Lombardia, nonostante tutto, è un’isola felice in una nazione che soffre. Milano e hinterland, motori trainanti, fanno storia a sé. In media, nei primi tre trimestri del 2020, a fronte di un importo totale di 4,9 miliardi di euro di fatture ricevute, i Comuni lombardi hanno pagato 4,2 miliardi di euro, mediamente in 30 giorni: il dato è inferiore a quello medio nazionale di 36 giorni e in linea con il limite di 30 giorni fissato nel 2013 recependo la direttiva comunitaria sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
La relativa migliore performance dei Comuni lombardi è particolarmente significativa nell’anno della pandemia da Covid, che ha coinvolto in misura maggiore alcune province lombarde e ha visto un diffuso utilizzo nella pubblica amministrazione dello smart working, spesso rendendo più complessa l’organizzazione del lavoro, attenuando gli effetti negativi sulle micro e piccole imprese lombarde: nel 34% dei casi segnalano a fine 2020 il persistere della crisi di liquidità determinata dal crollo dei ricavi.