Grandi dimissioni, è un cambiamento epocale: vi spiego come devono reagire le aziende

Continua la nostra inchiesta sulla Great Resignation. La parola al sociologo Morace: per le aziende, i benefit che sempre hanno funzionato ora non vanno più bene. La gente chiede di lavorare da casa. Per questo bisogna ricominciare a pensare alla qualità delle persone e dare loro responsabilità

Great resignation

Prosegue la nostra inchiesta alla scoperta del fenomeno "Great Resignation", grandi dimissioni. In questo approfondimento ci affidiamo alle parole di un sociologo, Francesco Morace, per capire da dove deriva questa tendenza ad abbandonare il posto di lavoro e come possano, le imprese, reagire in modo efficace e funzionale alla propria organizzazione.

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Marilena Lualdi

Non è un fenomeno di passaggio, piuttosto «siamo immersi in una metamorfosi, un cambiamento epocale di quelli che avvengono ogni trenta, quarant’anni». Così si riferisce all’impennata delle dimissioni volontarie nel mondo del lavoro il sociologo Francesco Morace, fondatore di Future Concept Lab. Che analizza ciò che sta accadendo in diverse generazioni e anche tra le aziende. A queste ultime si rivolge anche con un invito a non disorientarsi, piuttosto a ripensarsi.

«Siamo di fronte a un fenomeno intergenerazionale e interclassista. Non solo i ceti abbienti, ma anche quelli medi. Naturalmente parliamo di dimissioni da un posto indeterminato, non c’entra con mobilità o precariato. Potrebbe stupire il fatto che per anni hai cercato un posto sicuro e poi lo lasci. Succede, perché ci sono spinte importanti».

I consigli del professor Morace

  • «Occorre ridimensionare i propri obiettivi dal punto di vista della crescita economica. Devi puntare sulla qualità delle persone e sulla sostanza».
  • «Occorre motivare. Ascoltare e motivare».
  • «Ciò che cerca il collaboratore oggi non è solo economico e va oltre anche il tempo libero. Occorre dare responsabilità alle persone in modo tale che loro si sentano appassionate di quello che fanno. Ci sono aziende capaci di farlo, quella è la strada (2. continua).