Rivoluzione green, il Covid non la ferma. E le piccole tirano la volata alla sostenibilità

La rivoluzione ecologica dà la spinta alla ripresa economica in Lombardia. Bene le Pmi: più è piccola la dimensione più si è orientati a ricercare nuove professionisti con skills adeguate. Ma non sempre è facile

Impresa sostenibile

Il Covid non frena la rivoluzione verde in azienda. Anzi, la accelera, sulla spinta di una necessità contingente – la sofferenza del pianeta – e di una richiesta cogente: quella delle istituzioni tutte e degli acquirenti, sempre più sensibili alla ricerca dell’ecosostenibilità, anche a costi più alti di quelli di altri prodotti non sostenibili presenti su mercato.

L’analisi, che rafforza le certezze empiriche, deriva dal rapporto “Con lo sguardo oltre. Mpi che resistono” di Confartigianato Imprese Lombardia, dal quale emerge che la crescita sostenibile è un pilastro della ripresa economica regionale, così come lo è in Italia e in Europa.

Lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) concentra gran parte delle sue progettualità, e delle relative risorse, sulla transizione ecologica attraverso processi tra loro sinergici: la rivoluzione dei modelli industriali tradizionali, gli investimenti in tecnologie innovative, l’attivazione di infrastrutture più sostenibili e digitali, la promozione di modelli di consumo sostenibili.

PRESSANTE RICHIESTA DI PROFESSIONI GREEN

E le aziende? A loro toccherà interpretare al meglio il proprio settore, cogliere la direzione verso la quale è orientato, gestire i cambiamenti della catena di fornitura, raccogliere le istanze dei clienti, riorganizzare la produzione, l’organizzazione e la cultura aziendale. E, sempre a loro, toccherà farlo contando su nuove professionalità. Il che, a dire il vero, è più facile a dirsi che a farsi, tanto che anche in Lombardia, così come in provincia di Varese, si fa sempre più pressante la ricerca di profili professionali dotati di competenze green.

Si osserva tra l’altro, curiosamente, una correlazione inversa tra dimensione d’impresa e competenze: a imprese più piccole corrispondono, infatti, quote più elevate di unità produttive che ricercano profili dotati di competenze legate alla sostenibilità ambientale (40,6%). Percentuale sopra di ben 10 punti rispetto alla quota corrispondente alle imprese più strutturate con oltre 50 dipendenti (30,6%). L’analisi dei dati di lungo periodo dà invece evidenza di come nel tempo l’interesse delle Pmi verso queste competenze si sia alzata crescendo di 4,6 punti rispetto a tre anni fa (2017) e di 1,2 punti rispetto all’anno precedente la pandemia (2019).

Nel merito il dato di Varese presenta una forbice meno ampia tra le richieste delle Pmi (36,7%) e quelle delle aziende più strutturate (32,5%), pur mantenendo inalterata la differenziazione favorevole alle piccole.

I profili professionali per cui le Pmi lombarde prevedono un numero più alto di entrate con competenze per la sostenibilità ambientale di livello elevato sono: conduttori di mezzi pesanti e camion, elettricisti nelle costruzioni civili e professioni assimilate, muratori in pietra, mattoni, refrattari, idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas, attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate, meccanici e montatori di macchinari industriali e assimilati, acconciatori, montatori di carpenteria metallica, autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli, meccanici artigianali, riparatori automobili e professioni assimilate, pasticcieri, gelatai e conservieri artigianali e operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali.

Di sostenibilità, Confartigianato Lombardia ha parlato anche con i giovani imprenditori che hanno così descritto l’impresa del futuro: sostenibile, dinamica, innovativa e smart, visionaria, coscienziosa, creativa, inclusiva, competente, organizzata, flessibile e connessa.

I GIOVANI SONO SOSTENIBILI

Non è un caso che l’elenco proponga al primo posto l’attenzione all’ambiente, che viene poi declinata nel dettaglio. Perché, per le giovani generazioni, l’azienda del futuro dovrà avere propensione al recupero, anche attraverso azioni di restauro; dovrà realizzare beni

durevoli e riparabili; dovrà adottare la "filosofia" del riutilizzo e della responsabilità; il rispetto reciproco nel lavoro, verso il territorio e verso il cliente; e porre grande attenzione al cliente finale.

Per ciò sarà fondamentale potenziale: logistica e spostamenti integrando una mobilità green; monitoraggio energetico; sensibilità verso il territorio e il prossimo tenendo conto delle ricadute delle azioni di oggi sul domani; lavorare con coscienza; lavorare regolarmente riducendo sprechi e incrementando la durabilità dei prodotti; tecnologia che permette di ridurre gli sprechi anche attraverso il controllo da remoto; ridurre l'ideologia su alcune tipologie di energie; e monitoraggio sprechi e consumi.

Per raggiungere tutti questi obiettivi non si potrà prescindere dall’acquisizione di competenze mirate al green; da sensibilità e coscienza da trasmettere ai giovanissimi; dalla presa di coscienza di quanto il prodotto/servizio offerto possa impattare sui bambini, gli adulti di domani; della necessità di incrementare la ricerca di nuove fonti di energia rinnovabile.

Grandi sogni e aspettative forti che non potranno non scontrarsi con la difficoltà nel reperire le figure professionali attraverso le quali attuare la rivoluzione.

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