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Nella locomotiva-Italia l'altalena dei prezzi mette a rischio le Pmi: in pericolo il 36% di quelle lombarde

Nella locomotiva-Italia l'altalena dei prezzi mette a rischio le Pmi: in pericolo il 36% di quelle lombarde

LE PMI LOMBARDE E LA POST-PANDEMIA: A RISCHIO IL 36% DELLE AZIENDE
Lo si legge sul Corriere della Sera: “Una Pmi lombarda ogni tre, il 36%, presenta un rating di rischio critico. Risolto il problema della liquidità delle imprese, ora si apre il tema dell’indebitamento: quante Pmi con profili già oggi rischiosi saranno nelle condizioni di saldare il conto?”. I dati forniti dalla società Studio temporary manager, elaborati su 20.300 imprese con fatturati tra i 5 e i 50 milioni, dicono che le province con i numeri più preoccupanti sono Mantova (40%), Milano e Pavia (38). Lecco è la più solida (28%), seguita da Sondrio (29) e Cremona (31). Del 36% di Pmi in condizioni critiche, “tre su quattro sono vulnerabili e una su quattro è in pericolo, vale a dire quasi il 10% del totale”. Come se ne esce? Una valida soluzione, prosegue il quotidiano, si trova “nelle competenze manageriali per cavalcare la ripresa e per sfruttare la Composizione negoziata della crisi: la differenza la fanno le imprese e i manager, non i settori”. Settori che, come l’edilizia e i trasporti, non sono più guardati con sospetto dalle banche e, oggi, “hanno profili di rischio inferiori. Altre imprese, invece, legate alla fornitura dell’universo automotive sono in sofferenza”.

IL PIL CORRE, MA I PREZZI DELLE MATERIE PRIME FANNO PAURA

Materie Prime

“E’ un’Italia a due facce quella attraversata da una ripresa economica difficile da gestire”, scrive Il Giornale. Da un lato ci sono l’Ocse, che rialza le stime del Pil per il 2021(da +5,9 a +6,3%) e per il 2022 (da +4,1 a +4,6%) e l’indice Pmi: il manifatturiero segna il 17esimo mese consecutivo in crescita. Dall’altro, l’inflazione che galoppa causa i rincari di gas e petrolio. Poi, i prezzi delle materie prime e dell’energia a doppia e tripla cifra. “L’acciaio alle stelle (+76%) e il caro-calcestruzzo possono fermare i cantieri – prosegue il quotidiano -. La carenza di microchip blocca le fabbriche e la produzione è a -30%; i rincari di stagno e rame fanno impennare i prezzi e i costi delle aziende aumentano dell’11%; i noli dei container registrano un incremento medio pari a +344%”. Ma anche l’aumento del gas sta generando “un mix letale: nell’industria della carta, per esempio, i prezzi raggiungono i 95 euro/megawatt; il 350% rispetto i 20 euro di inizio anno. I costi energetici sono il 25-30% dei costi di produzione della carta, ma le aziende del comparto sono soggette anche alla normativa per le limitazioni delle emissioni di CO2 e i certificati verdi hanno ormai raggiunto una quotazione di 70 euro per tonnellata di anidride carbonica”.

PREZZI DELL’ENERGIA SENZA FRENI: SPUNTA IL FONDO PER LE IMPRESE IN CRISI
Lo si legge sul Sole 24 Ore: “Se lo Stato non interviene, il 1° gennaio la bolletta del gas avrà un

Energia Elettrica

balzo del 50% e quella dell’elettricità del 17%, forse del 25%, per una spesa annua aggiuntiva di 1.200 euro per famiglia tipo”. Ma il rincaro dell’energia è definitivo o temporaneo? Il rapporto “Med and Italian Energy” del Politecnico di Milano dice che “è strutturale”. Da qui l’impegno del governo, che per calmierare gli strappi all’insù delle tariffe di gas ed energia “ha già impegnato 3 miliardi di euro per l’ultimo trimestre del 2021; ne aveva messi a bilancio altri 2 nel 2022; ne dovrà aggiungere altrettanti. In tutto, fa la bellezza di 7 miliardi”, scrive La Stampa. Tre fattori incidono su questo inverno che si preannuncia gelido: “L’aumento della domanda e dei consumi trainati dalla ripresa, l’anno poco ventoso nei Paesi del Nord, la difficoltà di Mosca ad aumentare le forniture verso l’Europa”. Si attendono poi le autorizzazioni dalla Germania per il secondo gasdotto di North Stream. A livello europeo, gli accordi si fanno difficili: il fronte dei Paesi nordici ha detto no “agli interventi sui prezzi, agli acquisti comuni e ad una strategia di stoccaggio comune”.

LOCOMOTIVA ITALIA: RIMBALZO DEL +6,3%. SUPERATI TUTTI I PAESI AVANZATI

Italia

Ci sono i rincari dei prezzi delle materie prime, c’è l’incognita energia e l’inflazione sta aumentando: il picco è atteso tra il 2021 e il 2022 ma, secondo l’Ocse, dovrebbe poi attestarsi gradualmente al 3%. Eppure, l’Italia “conquista il ruolo di locomotiva e si appresta a chiudere l’anno con un rialzo del 6,3% rispetto al 2020. Meglio di tutti i Paesi dell’eurozona anche se, va ricordato, il nostro Paese è reduce da una caduta record di Pil nel 2020: -9%”, si legge su Repubblica. La fotografia la scatta l’Ocse, che ha rivisto al ribasso le stime mondiali 2021 rispetto a quelle diffuse a settembre. L’Italia ritornerà ai livelli pre-Covid nel 2022, riducendo il ritardo rispetto a Francia e Germania. “E se l’alto livello del debito pubblico rimane una fonte di potenziale vulnerabilità – continua il quotidiano – resta cruciale per il nostro Paese attuare le riforme strutturali per digitalizzare e semplificare la giustizia, aumentare la concorrenza (soprattutto nei servizi) e migliorare l’efficacia della Pa, insieme alla riforma fiscale per ridurre il cuneo fiscale e la complessità delle imposte sul lavoro. In miglioramento anche il tasso di disoccupazione: scenderà dal 9,6% del 2021 all’8,9% del 2022 e all’8,4% del 2023”.