Edilizia e digitale trainano la ripresa. Rischio chiusure: perdite stimate in 3,9 miliardi di Pil al mese

L’indice del clima di fiducia delle imprese ad ottobre torna a salire, dopo due mesi di flessione, consolidando il forte aumento registrato tra la primavera e l’estate. Uno scenario che preveda l’inasprimento delle misure di contenimento non è sostenibile: si stima che le nuove restrizioni alle attività economiche determinerebbero una perdita di 3,9 miliardi di Pil al mese

Edilizia traina l'Italia

Ad una ripresa economica che accelera, seppur con alcuni comparti in ritardo, si associa un quadro espansivo della finanza pubblica. Nonostante l’incertezza sull’evoluzione della pandemia, l’indice del clima di fiducia delle imprese ad ottobre torna a salire, dopo due mesi di flessione, consolidando il forte aumento registrato tra la primavera e l’estate. Uno scenario che preveda l’inasprimento delle misure di contenimento non è sostenibile: si stima che le nuove restrizioni alle attività economiche determinerebbero una perdita di 3,9 miliardi di Pil al mese.

Lo rivela il 16° report di Confartigianato ‘Verso il 2022 del rilancio.

La ripresa non è ancora diffusa a tutto il sistema delle imprese
Nei settori in recupero, dove nel 2021 si rilevano livelli di attività o dei ricavi superiori rispetto al 2019 pre-Covid-19, si conta il 42,7% delle micro e piccole imprese, pari a 1,9 milioni di unità con 4,8 milioni addetti e il 53,6% delle imprese artigiane, pari a 541 mila unità con 1,4 milioni di addetti.

I settori up e down 

Rischio nuove chiusure

A fronte del traino dell’edilizia, dei settori dell’economia digitale e dell’e-commerce, recuperano i livelli pre crisi l’export e 13 settori manifatturieri, mentre persistono gravi ritardi per la moda, i servizi per la mobilità delle persone e legati al turismo: nei tre mesi estivi del 2021, la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia rimane del 43,2% inferiore allo stesso periodo del 2019.

Sul mercato del lavoro, mentre gli occupati dipendenti hanno recuperato i livelli pre-crisi, gli effetti della pandemia si scaricano completamente sul lavoro indipendente. Con la crescita delle assunzioni, sale la difficoltà di reperimento: a novembre 2021 il 45,9% delle entrate di operai specializzati e conduttori di macchine è di difficile reperimento, in salita rispetto di 8,7 punti rispetto al 37,2% pre-pandemia (novembre 2019).

Dal Rapporto dell’Ufficio Studi si delineano anche i rischi e incertezze che possono condizionare la ripresa: oltre alla rialzo dei contagi, pesa il rallentamento della domanda cinese e l’escalation dei prezzi delle commodities che riducono la creazione di valore aggiunto e, ricadendo sui prezzi al consumo, riducono il potere di acquisto delle famiglie. Con i prezzi dei beni energetici importati in crescita del 55,8%,  nei primi nove mesi del 2021 la bolletta energetica sale di 9,1 miliardi di euro su base annua, con effetti recessivi che depotenziano gli impulsi espansivi della politica fiscale. La ripresa in corso potrebbe venire rallentata dal depotenziamento dei bonus dell’edilizia.

Sul piano delle politiche fiscali, le minori entrate previste nella manovra vanno nella direzione giusta di ridurre lo spread fiscale con l’Eurozona. In parallelo, gli interventi straordinari per contrastare l’epidemia hanno dilatato la presenza dello Stato nell’economia, a cui va associata una maggiore efficienza della Pubblica amministrazione.

Il Rapporto guarda anche alla politica economica nel più lungo periodo: una intonazione deflazionistica della politica monetaria e la riattivazione dal 2023 delle regole europee di bilancio, peraltro rese obsolete dagli effetti della pandemia sui conti pubblici nei paesi dell’Eurozona, richiedono una particolare vigilanza: un rallentamento del ritmo della crescita esporrebbe l’economia italiana ai rischi di una crisi del debito sovrano e di una stagnazione.

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