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Crisi di impresa: segnalazioni dal Fisco solo per debiti maggiori ai 20mila euro

Crisi di impresa: segnalazioni dal Fisco solo per debiti maggiori ai 20mila euro

Il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza (Ccii) è entrato definitivamente in vigore il 15 luglio 2022. E riformando la legge elettorale elimina dal lessico delle aziende e delle istituzioni la parola “fallimento”. Perché il Ccii vuole offrire agli imprenditori tutti quegli strumenti che possono essere utili per una diagnosi anticipata dello stato di difficoltà, e assicurare la continuità aziendale con l’introduzione di un sistema di allerta che permette all’azienda di rilevare in anticipo eventuali segnali di crisi. Ed è per questo che al centro del dibattito, ora, si pone il concetto di liquidazione giudiziale.

Gli obiettivi che si pone il Codice sono due:

  • Anticipare stati di insolvenza o di crisi tramite un monitoraggio costante, per evitare il più possibile situazioni che diventino irreversibili
  • Proteggere la capacità imprenditoriale di coloro che sono minacciati da situazioni di crisi o insolvenza anche gravi

Alert interni ed esterni
L’imprenditore, sia in forma societaria o collettiva che individuale, deve però dimostrare di poter adottare tutti quegli assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati alla rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, al fine di prevenire gli squilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario. A questi si aggiungono anche gli alert esterni assegnati ad Agenzia delle Entrate, INPS e Agente delle Riscossione, a cui si unisce l’INAIL con la riforma in vigore dal 15 luglio 2022.

Soglie di allerta quadruplicate
Qui sta il punto: in questi ultimi giorni, l’Agenzia ha inviato a migliaia di imprese, in arretrato con i versamenti fiscali, alcune lettere che invitano «a valutare se ricorrono i presupposti per chiedere l’attivazione della procedura di composizione negoziata». Ma, soprattutto, l’Agenzia ha comunicato che ci saranno alcune correzioni alle soglie di allerta per la crisi di impresa. Per intenderci, le aziende non saranno più considerate in crisi se, scrive Italia Oggi, «il debito è inferiore al 10% del volume di affari e, comunque, la segnalazione verrà inviata solo se il debito è maggiore di 20mila euro». Le soglie di allerta si quadruplicano, perché con il nuovo emendamento al decreto Semplificazioni si innalzano da 5mila euro a 20mila euro minimo.

Ecco cosa può accadere alle imprese
Italia Oggi entra nel dettaglio proponendo due esempi:

  • Un’impresa che ha fatturato 100mila euro l’anno precedente, riceverà la segnalazione se non avrà pagato un importo Iva superiore a 10mila euro nel trimestre
  • Un’impresa che ha fatturato 500mila euro nell’anno, se non ha pagato i 20mila euro (anche se l’omissione è inferiore al 10% del fatturato) si vedrà recapitare la segnalazione in ogni caso

In sintesi: un’azienda che non supera la soglia del 10%, ma ha debiti per almeno 20mila euro, sarebbe considerata comunque in crisi. E un’impresa con volume di affari maggiore vedrebbe il debito rilevante di 20mila euro assai meno influente, «considerata la relazione dello stesso con il maggiore flusso di cassa».

Le imprese escluse dalla procedura di allerta della crisi d’impresa
Alcune tipologie di azienda sono però escluse dal sistema di allerta:

  • Grandi imprese, gruppi di imprese di rilevante dimensione, società quotate
  • Banche, intermediari finanziari, istituti di moneta elettronica e istituti di pagamento
  • Società di intermediazione mobiliare, società di gestione del risparmio, società di investimento a capitale variabile e fisso, società capogruppo di società di intermediazione mobiliare e società componenti il gruppo
  • Fondi comuni di investimento, succursali di imprese di investimento e gestori esteri di fondi di investimento alternativi, depositari centrali
  • Fondazioni bancarie, Cassa depositi e prestiti, Fondi pensione
  • Imprese di assicurazione e riassicurazione
  • Società fiduciarie ed enti di gestione fiduciaria