Small Business Act, credito e contratti di rete: tre pilastri per rafforzare le Pmi
La ricetta dell’economista Giuseppe Capuano per affrontare le criticità di inflazione, Covid e guerra: «E’ necessario arrivare all’unione fiscale. Inoltre, la Banca centrale europea, oltre a combattere l’inflazione, dovrebbe favorire la crescita»

Riprendere lo Small Business Act, favorire l’accesso al credito, rilanciare i contratti di rete. Sono queste le tre azioni da intraprendere per sostenere le Pmi e la microimprese secondo il professor Giuseppe Capuano, economista, già direttore del Centro Studi Tagliacarne e già dirigente della divisione Pmi Artigianato al Ministero dello Sviluppo Economico.
«In Italia le Pmi sono circa 4 milioni e mezzo e rappresentano circa il 50% dell’occupazione e della produzione. Se vanno bene queste aziende, va bene tutta l’Italia. Oggi dobbiamo giocare la grande partita del PNRR, che mette a disposizione delle imprese 40 miliardi, di cui 24 per la digitalizzazione e cinque per la rivoluzione verde» evidenzia Capuano.
IL QUADRO GENERALE
Negli ultimi anni il paradigma dell’economia mondiale è cambiato. La Cina era il mercato con la crescita più forte, gli Stati Uniti rappresentavano un porto sicuro, la Russia il luogo dove prendere energia a basso costo. Non è più così. «Il Covid e la guerra hanno demolito le certezze che avevamo. Anche l’Europa va incontro ad un periodo di cambiamenti dato che il prossimo anno ci saranno le elezioni, che avranno un impatto su imprese ed economia. Inoltre, dal 1° gennaio 2024 tornerà in vigore il patto di stabilità e ci sono già diverse proposte sul tavolo per cambiarlo» sottolinea l’economista, secondo il quale l’Unione Europea deve rinnovarsi per rispondere ai cambiamenti avvenuti nel mondo. «I trattati di Maastricht sono di circa di 30 anni fa e nascevano per realizzare l’unione monetaria. Andrebbero rivisti perché è necessario arrivare all’unione fiscale – spiega ancora Capuano - Inoltre, la Banca centrale europea, oltre a combattere l’inflazione, dovrebbe favorire la crescita».
L’ITALIA E LA GRANDE OCCASIONE DEL PNRR

Per il professor Capuano, l’Italia ha tre punti di debolezza:
- Un altissimo debito pubblico che si avvia a toccare i tremila miliardi
- La dipendenza energetica
- Il gap infrastrutturale
Le Pmi e le microimprese sono invece un punto di forza dell’Italia.
«Sono circa 4 milioni e mezzo e rappresentano la metà dell’occupazione e dalla produzione. Quindi, se vanno bene loro, andiamo bene tutti», chiosa Capuano. Allo stesso modo i territori con le loro peculiarità sono un altro dei punti di forza italiana, insieme al risparmio. «C’è un grande risparmio di famiglie e imprenditori che va rimesso in circolo» sottolinea ancora.
Per superare le difficoltà che si prospettano, anche a causa della difficile situazione geopolitica, le Pmi hanno la grande opportunità del PNRR. «Ci sono 40 miliardi dedicati alle imprese, di cui 24 per la digitalizzazione e 5 per la rivoluzione green. È una grande occasione di cambiamento. Il problema è che le imprese più piccole non sono strutturate in modo da accedere ai fondi. Da un’indagine di Centro Studi Tagliacarne Unioncamere è emerso che solo il 9% delle microimprese si è attivato e solo l’11% ha intenzione di farlo. Il territorio con le sue istituzioni e il suo sistema bancario deve entrare in gioco per coinvolgere il restante 80%” sottolinea l’economista».
TRE IDEE PER IL RILANCIO

Capuano propone, in conclusione, tre azioni concrete per aiutare le piccole imprese e quindi tutto il tessuto economico italiano
- Small Business Act. «E’ una proposta dell’Unione Europea del 2008, recepita in Italia del 2010 e prevedeva politiche mirate per le imprese micro e piccole che hanno esigenze ben diverse dalle grandi. Dal 2015/2016 questo piano è stato accantonato. Andrebbe ripreso»
- Accesso al credito. «Le piccole imprese ottengono meno credito e a tasso più alto. Va facilitato l’accesso al credito in modo che possano avere liquidità dato la mancanza di liquidità è il loro problema principale».
- Contratto di rete. «È stato istituito nel 2009 per favorire l’aggregazione di imprese per poter realizzare un determinato progetto o partecipare a un bando insieme, riuscendo quindi a fare qualcosa che da sole non riuscirebbero a fare». Annarita Cacciamani