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Pil positivo, però fiducia delle imprese e investimenti vanno giù

Pil positivo, però fiducia delle imprese e investimenti vanno giù

L’estate 2024? Incerta. Lo dicono i dati congiunturali dell’economia italiana che, nello stesso tempo, registra anche un debole sostegno delle politiche economiche. In sintesi: nonostante il Pil sia positivo, le imprese hanno sempre meno fiducia nel futuro perché la ripresa del commercio internazionale è lenta, diminuisce l’export verso i Paesi extra Ue27, scende la produzione della manifattura, diminuiscono gli investimenti e con il mancato taglio dei tassi il costo del credito resta alto. Insomma, l’estate 2024 è rovente. E non solo a livello climatico.

LA CONGIUNTURA: POSITIVO IL SALDO DELLE IMPRESE
Le aspettative delle imprese sono sempre più deboli. Nel mese di luglio 2024, il clima di fiducia degli imprenditori diminuisce per il quarto mese consecutivo ed è al di sotto della media degli ultimi 12 mesi (luglio 2023 – giugno 2024). Le ragioni di questo calo? Innanzitutto, il peggioramento registrato nelle costruzioni e nei servizi di mercato. Segnali positivi, invece, arrivano dalla manifattura e dal commercio al dettaglio. a dettare il passo è anche la demografia d’impresa monitorata da Movimprese: nel secondo trimestre del 2024 aumenta l’attività imprenditoriale in Italia, con un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di 29.489 unità. Un anno prima il saldo era di 28.286 unità.

PIL POSITIVO: A FARE DA TRAINO E’ IL TERZIARIO

Foto impresa meccanica

Nel secondo trimestre 2024 si registra una crescita del PIL dello 0,2% sul trimestre precedente: un tasso che nel confronto proposto da Eurostat è in linea con il +0,3% dell’Eurozona. Si tratta del quarto risultato positivo consecutivo dopo la lieve flessione del secondo trimestre 2023. La crescita è trainata dal terziario, mentre si registra un contributo negativo dal manifatturiero e dalle costruzioni. Le continuità della fase di espansione congiunturale si accompagna ad un rafforzamento del tasso tendenziale di crescita, pari allo 0,9%, di tre decimi migliore del +0,6% dell’Eurozona.
Le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale su base annuale fermano la crescita del PIL dell’Italia per il 2024 al +0,7%, due decimali in meno del +0,9% stimato a maggio dalla Commissione europea. Per il 2025 è previsto un consolidamento della crescita del PIL al +0,9%.

IL COMMERCIO INTERNAZIONALE E LA PRODUZIONE DEL MANIFATTURIERO
Tarda la ripresa del commercio internazionale: nei primi cinque mesi dell’anno, l’export registra ancora un -0,1%.

Foto container

E anche l’export verso i Paesi extra Ue27 segna una riduzione su base mensile, determinata soprattutto dalla contrazione delle vendite di beni di consumo durevoli.
Sempre nei primi cinque mesi dell’anno, la produzione della manifattura scende del 3,1% mentre a luglio si registra una tenuta delle attese sulla produzione (saldo a +1,4 dal +1,3 di giugno) e delle attese sugli ordini (saldo a +2,2 dal +1,6 di giugno).

LA “NUOVA NORMALITA’” NEI COSTI DELL’ENERGIA

Foto energia

Per quanto riguarda i costi dell’energia, si nota un ritorno alla “nuova normalità”: i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato, mentre si registra un miglioramento della competitività delle imprese italiane. Prosegue la discesa dei prezzi all’importazione di petrolio e gas, contribuendo al dimezzamento della bolletta energetica.

LE POLITICHE ECONOMICHE: GIU’ GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE, SU IL COSTO DEL CREDITO
Nonostante l’inflazione stia rientrando, il 18 luglio il Consiglio direttivo della BCE ha mantenuto invariati i tassi di riferimento. L’incertezza nella velocità di discesa dei tassi ostacola le decisioni di investimento delle imprese frenando le transizioni demografica, digitale e green. Nel primo trimestre del 2024 gli investimenti delle imprese scendono del 2,7% su base annua. La stretta monetaria ha mostrato un impatto più intenso sull’economia italiana, con il costo del credito alle imprese che a maggio 2024 è del 5,45%: il più alto tra i principali paesi dell’Eurozona (tasso medio al 5,10%). Rispetto a giugno 2022, in Italia il tasso è aumentato di 382 punti base contro i 327 in più rilevati nell’Eurozona. Anche i prestiti alle imprese italiane registrano la performance peggiore con un calo del 3,5% su base annua. Nell’Eurozona, il trend è positivo: +0,3%.

I RISCHI DI UNA POLITICA FISCALE RESTRITTIVA
Le incertezze sui tempi e intensità dell’allentamento monetario, si intrecciano pericolosamente con la prospettiva di una politica fiscale restrittiva causa l’avvio della procedura di infrazione per eccesso di deficit per Italia, Francia e altri cinque paesi Ue, che porterà ad una correzione del saldo strutturale di almeno mezzo punto di PIL dopo che l’ultima manovra di bilancio è stata espansiva per 0,7 punti di PIL. Nelle raccomandazioni del 19 giugno la Commissione europea richiede all’Italia di “limitare nel 2025 la crescita della spesa netta a un tasso coerente con l’obiettivo di instradare il debito pubblico su una traiettoria di riduzione plausibile a medio termine e di ridurre il disavanzo pubblico portandolo verso il valore di riferimento del 3 % del PIL”. La conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per quest’anno dall’ultima legge di bilancio richiederebbe risorse per la prossima manovra per 18,2 miliardi di euro, di cui 10,8 miliardi per la riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti. Lo scorso 17 luglio 2024, il Ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha indicato alla Camera che “il taglio del cuneo contributivo è la prima priorità e sarà assolutamente confermato”.

IL PARACADUTE FISCALE PER GLI INVESTIMENTI
Il paracadute fiscale è rappresentato dai 6,2 miliardi di euro messi in campo per il 2024 e 2025 da Transizione 5.0, ma la crescita è sostenuta anche dall’attuazione del PNRR. Sono due gli appuntamenti in calendario per il prossimo autunno che sveleranno le contromisure dei policy maker: il 12 settembre il Consiglio direttivo della BCE deciderà sui tassi, mentre entro il 20 settembre il Governo presenterà, per la prima volta, il Piano strutturale di bilancio previsto dalla riforma del Patto di stabilità e crescita, delineando il quadro di finanza pubblica per i prossimi anni.