L’obiettivo è fisiologico: portare l’inflazione al 2% nella metà del 2025. Oppure, tra metà e fine 2025. E’ per questo che la BCE, ad oggi, non ha ancora abbassato quei tassi di riferimento che, nel corso dei mesi, hanno causato un aumento di 403 punti base sui prestiti alle imprese. Una flessione che persiste dallo scorso anno, anche se qualcosa si muove: dal -6,6% dello scorso settembre, si è arrivati al -4,8% di novembre.
E se nel nostro Paese il tasso inflattivo è sceso allo 0,6%, lo scorso anno i prezzi al consumo hanno registrato un aumento del 5,7%. Secondo le previsioni di Banca d’Italia, nel corso di quest’anno i prezzi dovrebbero ridursi all1,9%.
LE PRESSIONI SULLE IMPRESE: MENO INVESTIMENTI E CREDITO PIU’ CARO
Le pressioni sul sistema economico, però, alimentano le preoccupazioni: frenano gli investimenti in macchinari, scesi dell’1,9% nel terzo trimestre del 2023, e aumenta il costo del credito. Che in Italia supera la media europea di ben 63 punti. Gli ultimi dati disponibili sulla dinamica del credito, dicono che i prestiti alle imprese fino a 20 addetti, a settembre 2023, sono scesi del 7,6%. A giugno la flessione era stata del 6,3%.
POSSIBILE UN TAGLIO DEI TASSI AD APRILE, MA DIPENDERA’ DA INFLAZIONE E SALARI
Nel frattempo, si fa sempre più concreta l’ipotesi che la Banca centrale europea allenti la stretta sui tassi a partire dal mese di aprile. La decisione dipenderà dall’andamento dell’inflazione e dei salari, ma il governatore della Banque de France, Francois Villeroy de Galhau, spinge su politiche meno restrittive per evitare due rischi che, oggi, sono bilanciati: «Tagliare troppo presto e mancare l’obiettivo, o agire troppo tardi e rallentare troppo l’attività economica».
CALO DEI PRESTITI PIU’ MARCATO AL NORD: LA LOMBARDIA SEGNA -9%
La diminuzione dei prestiti colpisce soprattutto le piccole imprese del Nord Est (-8,7% contro il -6,8% del totale delle imprese) e nel Nord Ovest (-8,6% contro il -6,6%). Nelle Isole il calo è del 5,4% (-3,4% totale imprese), nel Sud -6% (-1,5% totale imprese) e nel Centro -6,6% contro il -9,6% totale imprese. Fra le Regioni più colpite ci sono le Marche (-9,4%), la Lombardia (la flessione dei prestiti è del 9%), l’Emilia-Romagna (-8,9%) e il Piemonte con un calo del 7,7%. Il Lazio rappresenta un caso a sé: qui la flessione è stata del 4,7% contro il 13,6% del totale delle imprese. Unica regione dove le piccole imprese hanno registrato un calo più contenuto rispetto le altre realtà produttive.
Nel Mezzogiorno, però, il calo più contenuto dei prestiti si associa ad un più elevato costo del credito: a settembre 2023 il tasso di interesse annuo pagato dalle imprese si conferma il più alto tra le ripartizioni, arrivando al 7,23%. Ben 125 punti base in più rispetto al tasso minimo rilevato nel Nord-Est (5,98%).
CONFARTIGIANATO: FAVORIRE AL PIU’ PRESTO LA RIPRESA ECONOMICA
Marco Granelli, presidente di Confartigianato, commenta: «Il prolungarsi della stretta sui tassi e la conseguente flessione dei prestiti alle imprese, soprattutto di piccole dimensioni, stanno mettendo a dura prova la propensione agli investimenti delle aziende che spesso dipendono dai finanziamenti per sostenere progetti innovativi, o per affrontare le sfide del mercato. Ci auguriamo che si possa trovare al più presto un giusto equilibrio tra la ricerca della stabilità monetaria e la promozione di un ambiente favorevole agli investimenti imprenditoriali, in modo da favorire una ripresa economica sostenibile».