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Venti di guerra: a rischio il 9,8% del Made in Italy e il 40,7% dell’import di energia

Venti di guerra: a rischio il 9,8% del Made in Italy e il 40,7% dell’import di energia

Il disallineamento mondiale rischia di mandare in frantumi quella già labile fiducia che gli imprenditori avevano dimostrato nei mesi passati di fronte a mercati messi a dura prova non solo dai conflitti bellici, ma anche dalle incertezze dettate dai dazi statunitensi.
Ora, i rischi aumentano. Ed è l’intero sistema Paese, parliamo nel nostro caso di quello italiano, ad essere chiamato ad una valutazione che si basa sui numeri: i costi delle commodities energetiche, interessate nei mesi di marzo e aprile da un dietrofront che, comunque, non ha risollevato le sorti delle piccole imprese, stanno scoppiando. La ripresa dell’export è messa in discussione, l’impatto sulla crescita italiana sarebbe drammatico.

I VENTI DI GUERRA MINACCIANO LA CRESCITA
Sono queste le prime avvisaglie di una escalation bellica che va dal conflitto tra Russia e Ucraina alla “polveriera” del Medio Oriente - l’attacco di Israele all’Iran potrebbe coinvolgere Egitto, Libia e Turchia – fino ad India e Pakistan, a inizio maggio interessati da scontri ai confini. Un mix che rischia di far naufragare tutti gli sforzi compiuti fino, ad ora, dagli imprenditori per mantenere la barra dritta.
L’acuirsi della crisi in Medio Oriente, infatti, ha già fatto rimbalzare le quotazioni di gas e petrolio accentuando l’incertezza sugli scambi internazionali. Per l’Italia è a rischio la ripresa delle esportazioni avviata nel primo quadrimestre dell’anno, ma anche la tenuta dei conti.

L’analisi di rischio del MEF, contenuta nel Documento di finanza pubblica, indica che un livello dei prezzi che, dal terzo trimestre del 2025 a tutto il 2026, risultasse più elevato rispetto allo scenario di riferimento di 10 dollari al barile per il petrolio e di 10 euro al MWh del gas determinerebbe un impatto negativo sul tasso di crescita del PIL di 0,2 punti percentuali nel 2026 e di 0,1 punti nel 2027.La spinta dei prezzi dell’energia, inoltre, determinerebbe un rialzo delle aspettative di inflazione e potrebbe determinare un rinvio dei prossimi tagli dei tassi da parte della BCE, che metterebbe un freno alla ripresa degli investimenti indicati dall’Istat al +1,2% nel 2025 e +1,7% nel 2026.

LA DIPENDENZA ENERGETICA DELL’ITALIA: DAL PETROLIO AL GAS
Il nostro Paese presenta una elevata dipendenza energetica dalle aree maggiormente interessate dai conflitti: l’Italia, infatti, importa petrolio greggio e raffinato e gas naturale da 17 Paesi (tutti nel Medio Oriente) sui  25 in esame. Nel 2025, il valore degli acquisti ammontava a 27,6 miliardi di euro: il 40,7% degli acquisti di energia dall’estero. Una dipendenza elevata, ma in discesa (era del 64,0% nel 2021), a seguito del taglio delle forniture di gas e petrolio russo.
Dall’area presa in esame, nel 2025 l’Italia ha importato 13,2 miliardi di petrolio greggio (il 50,9% dell’import di questa commodity), 8,8 miliardi di euro di gas naturale (37,3% del totale) e 5,7 miliardi di petrolio raffinato (47% del totale). Assenti gli acquisti di carbone ed energia elettrica.

A RISCHIO IL 9,8% DELL’EXPORT DEL MADE IN ITALY
L’instabilità geopolitica potrebbe compromettere la ripresa dell’export (già a rischio nel caso in cui i negoziati sui dazi non vadano a buon fine) e rallentare il tentativo di recupero della crisi della manifattura. Venerdì scorso, l’Istat ha pubblicato dati incoraggianti: rispetto al mese di marzo del 2024, si registra un’inversione di tendenza. Dal -0,4% di allora, infatti, nei primi quattro mesi del 2025 la dinamica tendenziale dell’export è positiva (+2,5%) con i Paesi Ue che raggiungono il +2,8% e quelli extra Ue a +2,1%.
Ora, di fronte ai 25 mercati interessati dai conflitti, di cui 17 in Medio Oriente, le preoccupazioni si addensano perché in questi Paesi, nel 2025, le esportazioni del Made in Italy hanno accumulato un valore di 61,4 miliardi di euro: il 9,8% dell’export totale e il 19,9% delle esportazioni dei Paesi extra Ue. Nel dettaglio, le esportazioni ammontano a 27,1 miliardi in Medio Oriente, a 21,9 miliardi nei tre paesi confinanti di Egitto, Libia a Turchia, 6,6 miliardi tra Russia, Ucraina e Bielorussia e 5,8 miliardi in India e Pakistan.

Nel loro complesso, però, nel primo trimestre del 2025 i mercati in esame hanno registrato un ristagno (-0,6%) dell’export, causa di una diminuzione del 14,7% nei paesi confinanti l’area mediorientale di Egitto, Libia e Turchia e del 10,4% sui paesi interessati dalla guerra russo-ucraina non sufficientemente compensati dagli aumenti del 13,7% in Medio Oriente, e del 6% in India e Pakistan.

EXPORT DI 20,3 MILIARDI DI EURO NEI SETTORI DELLE PICCOLE IMPRESE
Quali sono i settori nei quali operano le Pmi che nel 2024 hanno registrato le maggiori esportazioni sui 25 mercati?

  • Macchinari e impianti: 14,3 miliardi di euro
  • Altre manifatture: 9,7 miliardi
  • Metallurgia e metalli: 5,1 miliardi
  • Moda: 5 miliardi

Il 33% dell’export nell’area dei 25 Paesi del Vicino Oriente e del Nord Africa è prodotto nei settori delle piccole imprese per un totale di 20,3 miliardi di euro. In questi comparti troviamo:

  • Le altre manifatture, dominate da gioielleria e occhialeria: 8,4 miliardi di euro
  • Alimentari: 2,8 miliardi
  • Prodotti in metallo: 2,5 miliardi
  • Mobili: 1,3 miliardi

LA CLASSIFICA DEI MERCATI DEL MEDIO ORIENTE
Quali sono i mercati del Medio Oriente sui quali sono maggiori le opportunità per il Made in Italy? Ecco la classifica:

  • Emirati Arabi Uniti: 8,4 miliardi di euro (+21,5% nel primo trim. 2025 vs +19,4% nel 2024)
  • Arabia Saudita: 6,4 miliardi (+10,1% nel primo trim. 2025 vs +27,9% nel 2024)
  • Israele: 3,4 miliardi (+12,0% nel primo trim. 2025 vs -1,1% nel 2024)
  • Qatar: 2,3 miliardi (-18,3% nel primo trim. 2025 vs -9,4% nel 2024)
  • Kuwait: 1,6 miliardi (+154,2% nel primo trim. 2025 vs -43,2% nel 2024)
  • Libano: 0,8 miliardi (-4,6% nel primo trim. 2025 vs -25,1% nel 2024)

L’EXPORT IN TURCHIA, EGITTO E LIBIA
Qui, invece, l’export nei Paesi che confinano con l’area della crisi mediorientale:

  • Turchia: esportazioni per 16,8 miliardi di euro (-17,8% nel primo trim. 2025 vs +23,9% nel 2024)
  • Egitto: 2,8 miliardi (-0,7% nel primo trim. 2025 vs -16,6% nel 2024)
  • Libia: 2,3 miliardi (-5,5% nel primo trim. 2025 vs +34,2% nel 2024)

COSA ACCADE SUGLI ALTRI FRONTI
Ci sono altri fronti caldi sui quali il Made in Italy è da sempre un punto di riferimento:

  • Russia: l’export che vale 4,1 miliardi di euro (-17,1% nel primo trim. 2025 vs -7,2% nel 2024)
  • Ucraina: 2,2 miliardi (+8,3% nel primo trim. 2025 vs +21,9% nel 2024)
  • Bielorussia: 0,3 miliardi (-23,2% nel primo trim. 2025 vs +23,7% nel 2024)
  • India: 5,3 miliardi (+5,7% nel primo trim. 2025 vs +1,0% nel 2024)
  • Pakistan: 0,5 miliardi (+8,7% nel primo trim. 2025 vs +9,0% nel 2024)