Attilio Brena: «Mi voleva il Varese Calcio, ma i goal li ho fatti con la Citterio»

Attilio Brena: «Mi voleva il Varese Calcio, ma i goal li ho fatti con la Citterio»

Brena Affilatura Lame Srl

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Quando si parla con Attilio Brena, arzillo e simpaticissimo ottantenne in quel di Sacconago, l’impresa diventa un campo da calcio. Con le sue regole, gli allenamenti quotidiani, gli scatti in avanti, la palla da mandare in rete e le squadre avversarie da confinare nel fondo della classifica.


L’ARROTINO DAI PIEDI D’ORO
Perché Attilio Brena avrebbe potuto entrare nel glorioso Varese Football Club ai tempi della serie A: “Ero in trattativa, ma mamma non voleva e poi papà Modesto è mancato quando ancora era giovane. Aveva un’attività di arrotino, e all’età di vent’anni ho deciso di seguire le sue orme”. Così Attilio raggiunge vie e cortili con la sua bicicletta, soppiantata poi da un moderno motorino che, “averlo tra le mani, sembrava quasi una Ferrari”. Come lo è ormai la Brena Affilatura Lame, nata per caso dietro la richiesta di un salumificio bustese: “Quella volta l’affilatura l’ho proprio sbagliata, ma a darmi fiducia è stato un imprenditore tedesco venuto in Italia per vendere e impiantare macchine per insaccati. Avevo 24 anni e me ne vado in Germania ad imparare l’arte dell’affilatura: ci resto un mese. Ai tedeschi dirò sempre grazie”. Trenta giorni che valgono un anno, a tal punto che il primo cliente di Attilio Brena è il salumificio Citterio: “Mi dicono che sono uno specialista e che vogliono mandarmi sei lame, ma a dire il vero me ne arrivano trenta. Cinque serie. Il lavoro di una settimana. Un po' mi sono spaventato, ma poi…”.

QUELLA VOLTA QUANDO CARLO CITTERIO MI DISSE CHE…
La Brena scalda i motori e si trasforma presto in bolide. I nomi più famosi della salumeria italiana passano da qui: Rondanini, Beretta, Negroni, Vismara, Fiorucci, Amadori, Aja, Fileni. Brena si aggiudica l’esclusiva della vendita di lame per la produzione dei salumi “perché – dice l’imprenditore – ci prendiamo cura di qualsiasi oggetto possa tagliare. Anche di lame che affettano prodotti conservati ad una temperatura di -12 gradi”. E gli aneddoti, proprio come gli oggetti sui quali lavorano Attilio con il figlio Marco, ormai alla testa dell’azienda, e due collaboratori, lasciano il segno: “Un giorno Carlo Citterio, il patron dello storico marchio, chiese al suo autista chi fossi io. Ad un certo punto mi si avvicinò per dirmi che con il mio lavoro avrei potuto mettere in crisi un’intera azienda”.

NIENTE VELOCITA’ MA GRANDE ATTENZIONE. IL DISTRATTO PERO' SONO IO
Con le sue diciotto macchine per affilare, sgrossare, lucidare e pesare, la Brena assicura invece il futuro all’imprenditoria italiana: “La paura delle lame ti passa quando inizi ad afferrarle, ma alcune sono lunghe un metro e ammetto che io sono un poco distratto. I miei ragazzi, invece, guai a chi me li tocca: sono un modello di serietà e professionalità. A loro ho insegnato tutto quello che so e chiedo solo una cosa: non mi interessa la velocità. Il nostro lavoro è fatto di passaggi delicati, ed è indispensabile prestare la massima attenzione perché le lame devono essere perfette: vengono bilanciate almeno tre volte per stare in una tolleranza di peso che non può superare un grammo”.

SONO PICCOLO, INVESTO MA PER IL FISCO SONO COME UNA GROSSA INDUSTRIA
Quando la passione si unisce alla soddisfazione quotidiana, gli occhi di questo imprenditore si illuminano all’improvviso: “Alle sette del mattino sono già in azienda e preparo i macchinari per tutti. Mio figlio Marco, che ha 49 anni, è entrato alla Brena subito dopo le scuole medie perché ha dimostrato da subito un attaccamento invidiabile a questa nostra realtà. Ricordo che il suo primo stipendio è stato di 650mila lire al mese. Ora, tutto è nelle sue mani. Questa mattina, per l’intervista, avrebbe voluto esserci anche lui, ma di fronte alla telefonata di un cliente si risponde sempre. Ora è a Milano, in un’azienda specializzata nella produzione di cioccolato”. Perché quello della famiglia Brena è uno di quei rari lavori “per il quale vieni pagato regolarmente a fine mese. Le aziende che serviamo sono puntuali ma anche molto severe: non si può sgarrare, ma la garanzia di avere a disposizione una certa liquidità in tempi certi ci ha permesso di crescere. Solo lo scorso anno – conclude Attilio Brena - ho acquistato tre macchine. E sì, mi considero un artigiano. Anche se pago le tasse come se fossi una grossa industria”.

Mi voleva il Varese Calcio, ma i goal li ho fatti con la Citterio