JMec: gli "architetti della meccanica" che corrono contro il tempo

JMec: gli "architetti della meccanica" che corrono contro il tempo

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Costi e tempo sono i punti cardinali dell’attività quotidiana della J Mec. I costi, variabile che i clienti pretendono sia sempre decrescente e il tempo, che spinge la progettazione al limite, stressa la realizzazione del prodotto per accelerarne la consegna. Costi e tempo insieme sono i fattori che agiscono sulla catena di fornitura e la fanno muovere all’impazzata.

DA DIPENDENTE A SOCIO: «DICO GRAZIE A MIO FRATELLO E AI MIEI EX TITOLARI, CHE MI HANNO DATO UN’OPPORTUNITA’ DI CRESCITA»
Lo sa bene Alessandro Magni, che passa da dipendente della precedente Jolly Mec fondata nel 1982 da Giampietro Mentasti e Floriano Caldarone, acquisita nel 2020 dalla Automatic Lamination Technologies (qui i soci sono Osvaldo Novello e Giovanni Sabatino), a socio della JMec. Da cinque collaboratori si è passati a nove. Lui, che ha lo sguardo di chi ne ha viste tante, da anni vive sulla propria pelle le tensioni, le preoccupazioni ma anche le soddisfazioni dell’imprenditore: «Alcune volte le preoccupazioni non ti fanno dormire, mentre altre vorrei tornare ad essere quello che ero tanto tempo fa. Però, ogni giorno è una sfida». Che per Alessandro Magni è cominciata all’età di quindici anni, «quando abbandono l’Itis e mia madre mi dà un consiglio perentorio: vai a lavorare. Così a lavorare ci vado: alla Jolly Mec, nel 1988, mi danno lima e scopa. La passione per la progettazione, però, la devo tutta a mio fratello maggiore Carlo. Che un giorno mi dice: “Non ti andrebbe di risparmiare qualche soldino per comprarti un Pc?” Lui mi ha fatto da professore al CAD e guida nel mondo dell’automazione, mentre io ho cercato di assorbire tutta l’esperienza dai vecchi titolari e da progettisti con esperienza da vendere come Gianpaolo Tanzi, Pietro Rossi e il signor Cariboni. In pochi anni passo al ruolo di quello che, in gergo, viene definito il “tirarighe” e comincio a trasformare l’idea in disegno e lo sviluppo al programma tridimensionale».

UN MEDIANO CHE E’ ATTACCANTE E FANTASISTA. MA SENZA SQUADRA NON SI GIOCA
Usando temini calcistici, Alessandro Magni è un mediano che innesca la ripartenza e un attaccante che non fa sconti davanti alla porta. Quasi un fantasista, perché è questo che pretende il suo lavoro: pensare, progettare e sviluppare macchine speciali sulle specifiche richieste dei clienti. Nulla di facile, tanto di complicato, ottimi successi dettati da una squadra di «tornitori, fresatori e montatori che nelle vene hanno la scuola della meccanica e un’esperienza dal valore inestimabile», sottolinea Matteo Munaretto, commerciale della JMec. Soprattutto «quando si tratta di partire da un foglio bianco e poi tirare la famosa riga alla fine di un progetto. Che può durare due mesi, oppure un anno e che, nel migliore dei casi, viene rivisto tre o quattro volte: è questo il processo evolutivo che porta al prototipo – interviene Magni -. Ma un prototipo funzionante in tutto e per tutto. Questa è la filosofia vincente della JMec: da qui non esce nessuna macchina che non faccia quello che deve fare. Il nostro motto è: il lavoro fatto bene una volta sola. Inutile correre per poi doverci ritornare sopra e perdere tempo: serenità e tranquillità mentale sono a modo loro gli utensili da utilizzare tutti i giorni. In quello che facciamo ci deve essere trasparenza: dentro e fuori l’azienda».

AUTOMAZIONE E INDUSTRIA 4.0: ECCO COME NASCONO LE MACCHINE UNICHE
Un punto di forza apprezzato dai clienti della JMec che, conoscendo la qualità e la precisione di esecuzione dei lavori (per la Automatic Lamination Technologies si studiano e si realizzano macchine standard), fanno affidamento su questa azienda di Arcisate dove, dice ancora Alessandro Magni, «i clienti ci chiedono di automatizzare, o robotizzare, quei processi che si svolgono manualmente. Il nostro compito è quello di cucire il progetto sulla macchina realizzandone ogni singolo pezzo. Ad aziende esterne affidiamo impianti elettrici e software perché siamo nel mondo di Industria 4.0, che deve rispondere principalmente a quattro esigenze: contenere i costi, aumentare la produttività, migliorare la qualità del lavoro e garantirne la tracciabilità per limitare l’errore umano». Così, le macchine si dotano di telecamere, sistemi di controllo e di misurazione per garantire che il prodotto lavorato sia idoneo alle richieste. Ai dati raccolti fanno seguito quei Report sui quali basare le future strategie produttive. Alessandro Magni è una sorta di “architetto della meccanica” perché le macchine non solo devono essere esteticamente gradevoli, ma devono anche rispondere a quei principi tecnici e tecnologici che, oggi, fanno sempre più la differenza. La chiave di volta di questo discorso sta, quasi tutta, nella catena di fornitura.

LA CORSA CONTRO IL TEMPO CON LA SUPPLY CHAIN GLOBALE
Di supply chain, corte e lunghe, di come e devono cambiare, se ne è parlato spesso durante gli ultimi anni. E questo porta con sé un problema di organizzazione che alla JMec si affronta con spirito critico ma anche propositivo. Alessandro Magni sottolinea che «un tempo sceglievo il motore, il riduttore o i cuscinetti da catalogo e procedevo con l’acquisto. Oggi, invece, devo telefonare al fornitore e capire cosa posso ottenere nel più breve tempo possibile. La nostra è una corsa contro il tempo ed ogni passaggio nella progettazione e nella realizzazione della macchina devono incastrarsi perfettamente: è qui che entra in gioco un approvvigionamento che non sgarri di un secondo. Con i fornitori storici riusciamo ad avere dei pagamenti più dilazionati, per evitare di restare a corto con la liquidità; con i nuovi fornitori è tutto più difficile perché generalmente pretendono il pagamento del materiale 50% all’ordine e 50% a merce pronta. La nostra supply chain è fatta di fornitori sia europei (Germania) che extra europei (Giappone), ma ciò che ci serve veramente è una sorta di immenso magazzino globale dal quale poter scegliere e ottenere in tempi veloci ciò che ci serve. Per procurarcelo siamo disposti ad andare in capo al mondo.

GIUSTI FORNITORI E PAGAMENTI NEL TEMPO, MA IL PERSONALE FA LA DIFFERENZA
Matteo Munaretto smorza le preoccupazioni: «Il mio compito è quello di mantenere sana l’azienda: da un lato cercando i giusti fornitori e dall’altro tentando di spalmare i pagamenti nel tempo per avere quell’ossigeno che ci permette di portare a termine la progettazione e la programmazione dei lavori. Al termine del processo, ciò che mi compete è di raccogliere tutti i dati riguardanti le commesse e definirne i costi». Perché tutto funzioni a regola d’arte, però, sono più che mai necessari collaboratori giovani e affidabili. Ancora Alessandro Magni: «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di assumere giovani non formati per poterli plasmare sulle nostre esigenze. Per farlo, scommettiamo su un principio: mantenere sempre viva la curiosità. Così stiamo facendo con l’ultimo acquisto, un diciassettenne che negli ultimi tempi è passato dalla lima, al montaggio delle macchine all’assistenza esterna sugli impianti dei nostri clienti. Il segreto? Scegliere i giovani prima ancora che abbiano terminato la scuola. Ma il nostro più grosso problema è la vicina Svizzera: per evitare che passino il confine li dobbiamo coccolare, garantire uno stipendio leggermente più alto rispetto ad altre realtà concorrenti e farli sentire a casa. In estrema sintesi, ci sentiamo come una piccola famiglia dove arrivare un attimo dopo o uscire poco prima dal lavoro non è un problema. La libertà è un valore aziendale».

Gli "architetti della meccanica" che corrono contro il tempo