Produce Sinapsi Srl
about@producesinapsi.it
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Bruno Mocchi non è un medico, ma alle sinapsi – la forma più comune di connessione tra i neuroni - è affezionato. Scienza e creatività, spesso, corrono sullo stesso binario ed è questo che interessa al titolare: dare forma e sostanza ai pensieri, attraverso il confronto e il dialogo, per trasformarli in qualcosa di unico e originale. In una parola: tessuto. E’ questo ciò che appartiene alla storia e al presente di questo imprenditore mai fermo, mai realizzato e mai soddisfatto. Che crede ciecamente in una sostenibilità assoluta nella quale i concetti di produzione (sempre meno e di maggiore qualità) e consumo (sempre meno necessario) devono essere ripensati. Per il bene della Terra e delle tasche degli acquirenti.
DAL GALLARATESE “CINA DEL MONDO” ALLA PRODUCE SINAPSI
Bruno Mocchi è un fiume in piena: sarà per la tradizione di famiglia che si porta addosso (i suoi genitori producevano per i grandi magazzini) e per quell’aria che ha respirato nell’ampio bacino del gallaratese: «Negli anni Settanta il territorio era considerato la Cina del Mondo perché dietro ogni portone lavorava un terzista. A metà degli anni Novanta salta tutto e la Grande distribuzione trova in Oriente il suo nuovo punto di riferimento. Però, guadagnano terreno gli stilisti e la Moda», racconta l’imprenditore. Che fonda la Produce Sinapsi Srl – in azienda ci sono anche l’AD Brigitte Cantoni e il figlio Gio Mocchi - solo nel 2004. Prima? «Nel 1986 vengo assunto al Lanificio Luigi Botto di Vallemosso Biella e poi alla Mabu Jersey della famiglia Carabelli. La mia avventura finisce nel 2003, quando apro la Partita Iva e inizio a lavorare con gli stilisti per tradurre le loro idee in prodotto finito. Nel 2004 divento imprenditore a tutti gli effetti e metto al centro del mio percorso le sinergie tra chi disegna, chi produce e chi vende. Due anni dopo acquisto i primi macchinari, ma mi rendo conto che non sono adatti alla mia idea di “lentezza” nella produzione e di alta qualità. Mi affido a Pilotelli, che riscopre i disegni delle sue vecchie invenzioni e le riadatta alle mie esigenze. Rispetto a ciò che chiede il mercato, io produco il 20% in meno. C’è un perché: punto tutto su un filo pregiato, certificato Supima®, che costa».
SUPIMA®, IL COTONE CHE RISPETTA AMBIENTE E LAVORO
Supima® (Superior Pima) è un cotone Extra-Long Staple con fibre bianche, lunghe e sottili. Coltivato soprattutto in California da 500 aziende agricole a conduzione familiare: «Dal capo finito puoi risalire alla farm che l’ha coltivato: ogni balla riconduce al campo e al seme», sottolinea Bruno Mocchi. Caratterizzato dall’assenza di inquinamento, da una particolare resistenza (due volte di più rispetto al cotone normale) e durabilità, il Supima® è più morbido del cotone tradizionale, assorbe meglio il colore ed è contraddistinto da una particolare purezza. Ancora il titolare: «In Italia è filato da ICA Yarns, una società di Albini Group. Con la siccità, però, anche questo cotone è stato prodotto in quantità minori e il suo costo è aumentato di circa il 35%. Nonostante questo, continuo a credere nella mia filosofia, lontana da un mercato che insiste su una produzione sempre più quantitativa e su una bassa durabilità dei capi. Oggi il consumatore non sempre riconosce la vera qualità, e quando acquista un prodotto di lusso spesso acquista solo il marchio».
SEA ISLAND, IL COTONE PREGIATO COME IL TARTUFO D’ALBA, E IL RITORNO DELLA CANAPA
Mocchi non si accontenta, e di fronte ad un cotone d’eccellenza va alla ricerca del top di gamma: il “West Indian Sea Island”, coltivato soprattutto a Barbados e in Giamaica. Ancora più morbido, raro e caro di quello a fibre lunghe: «Il costo del filo greggio si aggira sui 55 euro/kg ed è raro come il tartufo d’Alba: ogni anno ne vengono prodotte circa 150 balle che raggiungono tutto il mondo». La West Indian Sea Island Cotton Association (Wisica) è l’organizzazione che ispeziona ogni chilo di cotone prodotto e rilascia il Certificato di Autenticità per i filati marcati SEA ISLAND. Che arrivano anche qui, in questa azienda di Cardano al Campo (autorizzazione numero 197 nell’elenco di imprese che usano il Sea Island) dove «tutto si muove in anticipo rispetto al mercato – sottolinea ancora il titolare – perché sulla vera sostenibilità c’è ancora molto da fare e da comunicare. Comunque, la Produce Sinapsi Srl si affida ad una filiera di terzisti tutti certificati ZDHC (Zero Discharge of Hazardous Chemicals) che eliminano le sostanze chimiche pericolose dalla loro catena di fornitura». A questo punto ci si potrebbe dire soddisfatti, ma non Mocchi. Che naviga ancora controcorrente e non arretra di un millimetro sulla ricerca di una qualità d’eccellenza: «E qui arriviamo alla canapa: ancora negli anni Sessanta l’Italia era, nel mondo, il secondo produttore dopo la Russia. Poi, tutto è cambiato. Però, la canapa è una fibra da rivalutare e così sto investendo anche su questa (la compro anche dal Linificio Canapificio Nazionale) perché è quattro volte più resistente del cotone».
LA METHODE: PRODOTTI ON DEMAND CONTRO LO SPRECO
Dall’attenzione all’ambiente e al cliente nasce “La Methode”. Un brand che, aggiunge Bruno Mocchi, «prende forma dal desiderio di generare un cambiamento grazie alla forza delle scelte quotidiane. Anche nell’abbigliamento. Produciamo qualità, evitiamo gli sprechi e creiamo valore. Solo su ordinazione». In breve, si tratta di una soluzione che risponde ad una prima domanda: che fine fanno i tessuti che non diventano vestiti? «Fanno il giro del mondo sperando di diventare vestiti, ma poi dopo due lavaggi sono da buttare. In discarica e nell’inceneritore. Il nostro obiettivo? Dare nuova vita a filati e tessuti resi, o invenduti, sfruttando solo fibre naturali». Si produce ciò che serve per diminuire i consumi «perché oggi la maggior parte delle persone acquista senza consumare. Il concetto è che non bisogna più essere consumatori». In questa azienda, che vanta 20mila metri di tessuti-prototipi disponibili per i clienti, grazie a La Methode si mischiano i colori a caldo e si sviluppa una creatività che tocca le più alte vette dell’originalità.
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