Sete italiane e pizzi francesi: le spose vestono Lady Junior. Perché un abito è per sempre

Sete italiane e pizzi francesi: le spose vestono Lady Junior. Perché un abito è per sempre

Lady Junior By Lidia

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Tra tutti i Paesi europei, l’Italia è quello dove ci si sposa meno e più tardi. Le ragioni di questa scelta, spesso indotta dai cambiamenti sociali ed economici, sono conosciute: i giovani, mediamente, studiano più a lungo; se possono si specializzano; la ricerca di un lavoro richiede tempo; si resta qualche anno in più in famiglia. Si diventa mogli e madri ad un’età in cui, ancora nel secondo dopo guerra, si era considerate zitelle irrecuperabili.

IL COVID HA FERMATO MATRIMONI E NASCITE, MA ORA SI RIPARTE
Sull’andamento dei matrimoni, il Covid ha giocato un ruolo sostanziale: unioni rimandate, nascite rallentate. Ma i dati non sono eterni: nel primo semestre del 2022, in Italia sono stati celebrati 73.193 matrimoni. Uno dei dati più positivi da una dozzina d’anni a questa parte. Il settore del wedding festeggia con i suoi 50mila operatori, i 300mila lavoratori e un fatturato annuo che si avvicina ai 20 miliardi di euro. Cambia la società e cambia l’idea di quel “per sempre” che appare sempre più sulla bocca di donne dotate di una certa maturità: si riflette e si convive di più, i tempi per i preparativi del matrimonio sono sempre più brevi e si riducono numero degli invitati e spese.

DALLA FERRARI ALLE MACCHINE DA CUCIRE: AL DNA NON SI COMANDA
Il matrimonio, però, è ancora figlio del sogno e fa rima con seta, ricami e pizzi. Quelli della Introiniitalia Srl, meglio conosciuta come Lady Junior, dove le mamme che qui avevano scelto il loro abito ideale 35 anni fa ora accompagnano la figlia. E trovano il sorriso del settantottenne Giulio Introini, alla guida di quel laboratorio fondato nel 1973 dalla moglie Lidia Paiusco (stilista diplomata all’Istituto Marangoni di Milano) e quello dei figli Daniele e Stefano, cinquantenni. Fratelli che, prima di dedicarsi completamente a strascichi e modelli, hanno messo le mani nei motori. D’altronde, non c’è matrimonio senza bolide che accompagni la sposa. E così, se Stefano si diploma perito in meccanica-automobilistica per poi laurearsi in Scienze Politiche alla Statale di Milano (in azienda ha ruoli commerciali e amministrativi), Daniele entra alla Scuola Ferrari di Maranello dopo un diploma di stilista (nell’azienda di famiglia ha incarichi creativi e organizzativi). Entrambi, come affermano simpaticamente, sono poi stati «pilotati da una passione che è di famiglia: è la vita che ti porta dove devi andare». Vita della piccola impresa di provincia che alleva i propri figli nella culla del fare: ecco perché Stefano e Daniele dicono che in questo laboratorio ci sono «nati dentro». Giocando nel cortile e addormentandosi nella «vasca delle macchine da cucire».


L’IMPRESA NATA PER CASO CHE CONQUISTA LE BOUTIQUE ITALIANE
Impresa «nata per caso», racconta papà Giulio: «Nata da una fregatura: l’acquisto dell’abito da sposa di mia moglie, in un negozio di Legnano, venduto come seta e invece realizzato con poliestere. Insomma, scelto un abito ce ne venne consegnato un altro». Da lì alla Lady Junior By Lidia il passo è breve: «L’idea venne a mia moglie mentre stava aggiustando quell’abito sbagliato. Mi disse: “Se lo possono fare loro, posso farlo anch’io”». Ponendo come base dell’attività la cura dei dettagli, la fattura Made in Italy, l’artigianato d’alta classe e le materie prime selezionate: la seta da Como, i ricami da Gallarate, i pizzi da Calais (Francia). Infine, nessun compromesso con il low cost ma collaborazioni in tutta Italia con boutique dalla Sicilia e da Brescia: il mondo della Introiniitalia è fatto di valori e principi tenuti insieme da una professionalità fatta di competenze tecniche ma anche di simpatia.

DALL’IDEA AL MODELLO, NON E’ SEMPRE LA SPOSA A SCEGLIERE L’ABITO CHE FA PER LEI
Ma come nasce un abito da sposa? Dall’idea, ovvio. Ma da idee che ovvie non lo sono affatto. Solo in un secondo momento si passa al modello studiato, e pensato, insieme alla futura sposa. Ma non sempre tutto quello che si pensa può essere fatto. Le spose di oggi? «Tablet alla mano chiedono il vestito della diva del cinema o della cantante pop più famosa. Ma il nostro compito – dicono i fratelli Daniele e Stefano – è anche quello di far riflettere. E allora scatta la domanda fatidica: sei sicura che quell’abito ti starà bene? Bisogna convincere la cliente che tante sono le soluzioni, ma bisogna scegliere quella che meglio valorizza la sua figura». L’abito si spiega: si disegna il modello, si ritaglia, si cuce. E si procede con la prima prova, durante la quale la sposa sceglie il tipo di collo, maniche, copri spalle. Poi si smonta tutto e si ricuce. In totale, quaranta ore di lavoro per un abito che in negozio si acquista dai quattromila ai settemila euro e alla Introiniitalia, invece, non supera di media i duemila e cinquecento. Per una gonna si può arrivare ad utilizzare quindici metri di tessuto e quarantacinque metri di tulle. E poi organza, fodere, tessuto Mikado (realizzato con seta pesante che offre una brillantezza più contenuta rispetto al raso) e quegli accorgimenti che portano a “stagionalizzare” l’abito per garantire, alla sposa, confort, traspirabilità e massima vestibilità.

SPOSE MATURE E SCIVOLATE MORBIDE: IL MATRIMONIO E’ LA FESTA DELLE FAMIGLIE
Passaparola e fiere, di Busto Arsizio e Samarate, sono i passepartout della Introiniitalia. E’ grazie a questo se il lavoro non manca e se, salvaguardando patrimonio artigianale e tradizione, l’azienda riesce a soddisfare un gusto che, negli anni, è cambiato enormemente: «L’80% di quello che si vende nei negozi – ricordano Daniele e Stefano – è di importazione e soddisfa un gusto internazionale che si trova ovunque: da New York a Tokyo. Un gusto che nulla ha a che fare con quello italiano, perché all’estero vanno per la maggiore gli abiti presi a noleggio che si spediscono sottovuoto e che devono essere indeformabili. Da qui l’esigenza di usare molto il poliestere. E’ anche per questo, forse, che spose cinesi non ne abbiamo mai vestite; invece lavoriamo tanto con la Svizzera Italiana, dove il culto del matrimonio è saldo. Le spose che si rivolgono a noi sono adulte, sanno ciò che vogliono ma non sono interessate alle griffe. Chiedono l’abito unico, in seta, dallo scivolato in chiffon allo strutturato in Mikado con pizzi importanti, francesi o italiani. D’altronde, si tratta di una scelta importante perché il matrimonio, oggi, è la festa delle famiglie».

Le spose vestono Lady Junior