Pallacanestro, la lezione del capitano-dottore: «Si vince con rispetto, obiettivi e gioco di squadra»

A tu per tu con Giancarlo Ferrero, numero uno della Openjobmetis, laurea in economia e idee chiare: «Non bisogna essere i più forti, ma la migliore versione possibile di noi stessi. Se si tende a questo, ci si rialza dalle sconfitte e si fa il meglio possibile nelle partite

Giancarlo Ferrero, capitano della pallacanestro Varese

Come trasferire i valori dello sport all’impresa? Lo abbiamo chiesto a Giancarlo Ferrero, capitano della Pallacanestro Varese, che oltre a essere il giocatore numero uno della squadra, è anche un appassionato di temi economici, a partire dalla laurea in economia e commercio conseguita all’università Liuc di Castellanza.

«Lo spogliatoio è il luogo dove io cerco di trasferire i valori che ritengo importanti, e che possono servire nello sport come in un’impresa o in un’azienda. La cosa più importante è fare squadra. Io cerco di sottolineare l’importanza del rispetto, del ruolo, dello scopo comune – risponde Ferrero – E’ sempre stimolante, all’inizio di ogni anno, costruire un nuovo gruppo. Per farlo è importante darsi delle regole, che sono la puntualità, la presenza, la disponibilità e il rispetto. Poi è fondamentale che ogni giocatore abbia bene in mente anche qual è il nostro scopo. Domandarsi perché siamo qui ed essere convinti del nostro ruolo è un punto fermo, una bussola che orienta nelle scelte e nei comportamenti da tenere».

Come si affrontano i momenti difficili?

Nel mio caso, provando ad essere un esempio. Non bisogna essere i più forti, ma la migliore versione possibile di noi stessi. Se si tende a questo, ci si rialza dalle sconfitte e si fa il meglio possibile nelle partite. Se si fa sempre del proprio meglio, l’obiettivo è già raggiunto, e non è detto che sia per forza vincere il campionato.

Giancarlo Ferrero, capitano della pallacanestro Varese
Come si lavora sulla motivazione?

La prima “pietra” per avere una squadra motivata è dare due regole: la lealtà e il rispetto. Il passo in più si ottiene responsabilizzando il gruppo, che deve raggiungere l’obiettivo come se fosse qualcosa di proprio. A questo proposito ho un aneddoto: i nostri giocatori sono metà italiani e metà stranieri. Quando arrivano, io cerco di introdurli alla conoscenza della città. E cerco di farli sentire orgogliosi di giocare per la Pallacanestro Varese, che è la terza squadra cestistica di Italia dopo Milano e Bologna. Spiego agli stranieri che in città saranno conosciuti, e che quindi devono essere responsabili del ruolo che hanno. Anche in azienda credo che sia necessario lavorare sulla consapevolezza. Ogni squadra, così come ogni azienda, ha la sua storia. Bisogna conoscerla e sentirsene parte, andarne fieri.

Come si reagisce positivamente a una sconfitta?

Durante la stagione ci sono momenti positivi, ma anche negativi. Bisogna cercare di mantenersi in equilibrio, “never too high, never too low”. E soprattutto bisogna credere in quello che stiamo facendo che è l’unico modo per poter vincere.