Sui social scegliete LinkedIn. E scoprirete cosa chiedono oggi i talenti alle aziende

Nostra chiacchierata con Luca Altimani, «golden boy» dei social network, esploratore e guida nella giungla fatta di like, web reputation e skills che spiega: «I social per le Pmi? Possono aiutarle ad emergere tra i competitor, a trovare nuovi clienti e soprattutto a parlare alla propria community in modo umano e diretto»

Social Luca Altimani

«I social? Fondamentali. Non essere sui social significa in qualche modo non esistere, riducendo drasticamente ogni tipo di opportunità». Ex admin di "Commenti Memorabili", copywriter e creatore di contenuti, consulente creativo per le aziende, con diverse collaborazioni fra player di primo piano nazionale: Legolize, Learnn, Marco Montemagno, Al.Ta Cucina, e «la regina Elisabet… anzi no, quella no».

Scherza Luca Altimani, «golden boy» dei social network, esploratore e guida nella giungla fatta di like, web reputation e skills: per i (pochi) profani, semplici parole. Per il resto del mondo lessico d’abitudine fatto di elementi tutt’altro che semantici, e semmai diventati concreti, specialmente nel mercato del lavoro. Si fa presto, però, a dire social: quali sono quelli più efficaci? «Ogni social è efficace a suo modo, ma per il lavoro LinkedIn è il migliore. È possibile offrire lavoro o candidarsi agli annunci, ma soprattutto creare nuove connessioni con altri esseri umani e costruire il proprio personal brand per avere più potere in fase contrattuale con le aziende. In sostanza, è il miglior mezzo per attrarre aziende invece di inseguirle». Ma cosa chiedono le aziende? «Spesso si vedono annunci in cui ai candidati sono richieste così tante capacità che si farebbe prima a cercare tra i supereroi della Marvel. Quando per una posizione sono richieste troppe abilità, significa che nemmeno l’azienda ha idea della figura che sta cercando e del suo vero ruolo. Le aziende giuste sanno esattamente cosa cercare e come farlo, e di conseguenza gli annunci sono molto più snelli e puliti».

Social Luca Altimani

Ma cosa chiedono i lavoratori, cosa cercano sui social? «Oggi i lavoratori chiedono condizioni di lavoro sane e che permettano loro di crescere, oltre ad aziende che si preoccupino per il loro benessere psicologico. Si sta sgretolando la mentalità per cui "devo ringraziarti perché mi stai facendo lavorare", se poi le condizioni creano più danni che benefici. Le persone, quindi, non si accontentano più di sopravvivere, ma vogliono vivere. Ed è lo stesso motivo per cui chi ha sperimentato lo smart working non riesce più a tornare indietro. La sveglia all’alba, la coda nel traffico, uscire di casa con il buio e tornare a casa stanchi con il buio. Come si fa a chiamarla “vita”? Una volta questo andava bene perché ci hanno convinti che fosse l’unico modello possibile. Oggi è chiaro a tutti che non è così».

Forse c’entra qualcosa con questo ragionamento il leitmotiv di un recente panel informativo proprio su LinkedIn, dove fra il menù della giornata si faceva riferimento all’importanza di «far capire che le aziende sono formate da essere umani»: cosa vuol dire? «Intendo dire che le persone sono stufe di linguaggi e comunicazioni troppo istituzionali, di essere in qualche modo visti solo come degli ingranaggi che devono funzionare. Il principio è questo: se instauri con qualcuno un rapporto di simpatia, entrambi sarete più predisposti a collaborare. Sul luogo di lavoro funziona allo stesso modo. I lavoratori sono degli esseri umani, e si sentono più felici se gli si parla in modo caldo, empatico e facendoli sentire davvero parte di qualcosa. L’idea è smetterla di trattarli come numeri e iniziare a trattarli davvero come esseri umani, che si emozionano, che hanno momenti in cui sono pieni di energia ed altri in cui sono stanchi, o devastati dalle sofferenze della vita. Empatia e comprensione generano altra empatia e comprensione, e questo si sposta automaticamente in tutti gli altri ambiti della vita. Se sei felice e soddisfatto, sei in grado di trattare al meglio chi ti sta intorno, e questo contribuisce a creare una società serena».

Ma in che modo i social possono essere utili per le pmi? «Possono aiutarle ad emergere tra i competitor, a trovare nuovi clienti e soprattutto a parlare alla propria community in modo umano e diretto».
 

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