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Autoriparazione: il settore cresce nonostante la crisi dell’automotive

Autoriparazione: il settore cresce nonostante la crisi dell’automotive

La crisi della manifattura e della meccanica, e le sfide per l’autoriparazione tra la difficile transizione verso la mobilità elettrica e le incertezze del mercato dell’automotive: Confartigianato entra nel vivo di alcuni fra i più grandi cambiamenti che stanno interessando due fra le filiere più importanti dell’economia italiana.

LA TORTA DELLA FILIERA AUTO: LA FETTA PIU’ GROSSA VA ALL’AUTORIPARAZIONE
Partiamo dal quadro generale: da chi e da cosa è composta la filiera auto?
Il 32,2% lo occupa il commercio di autoveicoli, mentre il 51,5% la manutenzione e riparazione. Il 9,1% va al commercio di parti e accessori, il 5,1% riguarda il commercio, la manutenzione e la riparazione di motocicli e relative parti ed accessori, l’1,1% si registra nella fabbricazione di parti ed accessori per autoveicoli e loro motori, lo 0,7% interessa la fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, mentre lo 0,3% va alla fabbricazione di autoveicoli.

AUTORIPARAZIONE ANCORA IN CRESCITA
Seppur in leggero rallentamento, il settore registra anche nel 2025 una crescita nel fatturato (+1,9% contro il +3,9% della Ue), dopo aver toccato un +7,5% (+5,8% nella Ue) nello scorso anno. Complice la reattività delle imprese, il settore si presenta come un raro esempio di adattabilità alle rivoluzioni dei consumi mostrando i muscoli della specializzazione e della qualità, del rapporto diretto con il cliente e della flessibilità operativa.

SALGONO I CONSUMI DELLE FAMIGLIE: IMPRESE ITALIANE AL TOP IN EUROPA
Qualità, queste, che stanno alla base di un comparto che, ancora oggi, vede il suo cuore pulsante nelle imprese artigiane, che rappresentano il 74,9% delle aziende (contro il 21,2% del totale) ed il 73,3% degli addetti (contro il 14,5% nel totale dell’economia). E questo nonostante l’incertezza che regna nel mercato dell’auto: se da un lato i consumi delle famiglie sono saliti dell’1% nel 2025, dall’altro la crisi nella produzione dell’automotive, e la volatilità nelle immatricolazioni dei veicoli, deve fare i conti con la minaccia della produzione di auto cinesi: in dieci anni, l’Italia ha perso un terzo della sua produzione (-35,6%), l’export è diminuito del 12,2% e le vendite dei veicoli elettrici, in Europa, è crollata del 5,6%.
Eppure, il valore del fatturato dell’autoriparazione in Italia, nel 2024, è cresciuto più di quello delle omonime imprese europee. I numeri non fanno mistero di questa resistenza: le imprese registrate alla fine del primo trimestre 2025 sono 88.977, gli addetti superano i 210mila, mentre i dipendenti si contano in 116.257. Nel 2023, il fatturato ha superato la soglia dei 20 miliardi di euro.

ITALIA, PAESE “MOTORIZZATO”: ECCO COSA FA LA DIFFERENZA
A cosa si deve questa performance? In un Paese come l’Italia, il più “motorizzato” della Ue con il 64,2% dei veicoli alimentati a benzina contro il 63,6% dell’Unione europea e una spesa di 330 euro per nucleo familiare per la manutenzione e la riparazione dei mezzi (5,5 miliardi), le imprese dell’autoriparazione offrono: competenze approfondite su specifiche marche e tecnologie (questo le differenzia dalle grandi catene), servizi su misura e attenzione al dettaglio per fidelizzare nel tempo i clienti, si adattano in modo veloce alle evoluzioni del mercato (integrando le nuove tecnologie possono rispondere con prontezza ai bisogni dei consumatori) e offrono minori costi rispetto a quelli applicati dalle officine ufficiali dei concessionari.

MA QUALCHE INGRANAGGIO SI INCEPPA: MANCANO PROFESSIONALITA’ ADEGUATE
I però non mancano. Ed uno accomuna l’autoriparazione a tutte le altre imprese italiane: la mancanza di manodopera. Di 39.130 entrate di meccanici e riparatori preventivate dalle imprese nel 2024, l’87,5% è richiesto dalle micro e piccole imprese, ma all’appello mancano competenze green e digitali.
Le difficoltà vissute dalle imprese partono dalla base. Cioè dal reperimento di quelle figure di meccanici e riparatori la cui assenza toglie ossigeno allo slancio futuro del settore: al primo posto della classifica si trovano il Piemonte e la Valle d’Aosta, che non riescono a trovare l’82,7% delle figure richieste; alla nona posizione c’è la Lombardia con il 76,7%. La classifica cambia quando si tratta di quelle competenze green richieste agli autoriparatori che si affacciano al mercato del lavoro: per quanto riguarda l’attitudine al risparmio energetico, il Molise registra l’88,2% delle entrate previste, mentre al decimo posto c’è la Lombardia con il 53,2%. Sul fronte delle capacità di gestire prodotti/tecnologie green, la Basilicata è al top con il 39,3% e la Lombardia si colloca al dodicesimo posto con il 21,1%. Più marcata la difficoltà di trovare autoriparatori che già abbiano competenze green: nell’attitudine al risparmio energetico, la Puglia registra un 92,3%, mentre la Lombardia è sedicesima con il 73,5%. Nella capacità di gestire prodotti e tecnologie green, il Molise è al primo posto con il 100%, mentre la Lombardia occupa la quindicesima posizione con il 75%.
Le percentuali sono leggermente inferiori quando si affronta il problema delle competenze digitali richieste agli autoriparatori che entrano nel mercato del lavoro: il Molise è in prima posizione con il 47,1%, mentre la Lombardia occupa la tredicesima casella con il 18%.

MENO MACCHINE E PIU’ RIPARAZIONI
Dunque, nonostante la crisi e la difficoltà a reperire quei profili professionali che sono ormai indispensabili, una difficoltà sulla quale è lecito riflettere ma lo è ancora di più agire, il settore cresce. Probabilmente, per alcuni motivi: gli acquirenti tendono a tenere più a lungo le auto e, di conseguenza, si fanno necessarie più manutenzioni e riparazioni; i prezzi dei nuovi veicoli aumentano e, di fronte alle incertezze economiche, le famiglie tendono a riparare e non ad acquistare.