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Energia e materie prime: lo shock dei prezzi ferma la produzione. Con la crisi l'Italia rischia l'1% del Pil

Energia e materie prime: lo shock dei prezzi ferma la produzione. Con la crisi l'Italia rischia l'1% del Pil

SHOCK ENERGETICO, IN LOMBARDIA SI FERMANO 310 IMPRESE
Si legge sul Sole 24 Ore che «sono 310 le imprese che momentaneamente si sono fermate in Lombardia a causa dello shock energetico perché oggi, per molte aziende, i costi di gas e energia elettrica si sono decuplicati e stare sul mercato non conviene più. L’impennata di chiusure temporanee è stata registrata negli ultimi due mesi e la stima – realizzata dall’assessorato alle Attività produttive di Regione Lombardia, è destinata a crescere di giorno in giorno». Tra queste 310 aziende molte stanno però ripartendo o sono già ripartite; altre invece sono già al secondo stop. E intanto molte altre stanno per chiudere per la prima volta. Le imprese più in difficoltà sono le Pmi con almeno 100 dipendenti con forniture energetiche che non si basano su contratti pluriennali. Il settore più colpito è l’industria pesante, dalle acciaierie alle fonderie, ma in generale ad avere problemi sono tutte le imprese, dall’industria all’artigianato al commercio. Regione Lombardia «ha fatto una serie di proposte al governo per integrare le misure compensative e aggiungerne altre. A partire da questa: al netto dei 12 miliardi già stanziati – scrive ancora il quotidiano economico – ne servono altri 15-20 per calmierare il periodo più nero della crisi energetica nel territorio più industrializzato d’Italia».

GUERRA IN UCRAINA E MATERIE PRIME: PRODUZIONE A RISCHIO

Fonderia

Lo scrive Il Sole 24 Ore: «Quasi un punto e mezzo di Pil per l’Eurozona, oltre un punto per l’Italia. E’ l’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina secondo le stime elaborate dall’Ocse». Lo shock avviene su tre livelli: crisi dei rifugiati, materie prime alimentari, shock energetico. Per i Paesi Ue, nel caso di una riduzione del 20% delle importazioni di energia dalla Russia, i più penalizzati sarebbero Lituania e Grecia. Le ricadute sulle imprese si fanno sentire: l’industria della gomma è a corto di carbon black (nero di carbonio) e steel cord indispensabili per mescola e vulcanizzazione; la siderurgia è alle prese con il prezzo, ormai quadruplicato, del nickel; fonderie e acciaierie sono orfane della ghisa del Mar Nero; all’automotive mancano i cablaggi prodotti in Ucraina (da qui proviene il 50% della produzione di neon, indispensabile per la realizzazione di semiconduttori); il blocco alle esportazioni di legname da parte della Russia mette in crisi la filiera del legno-arredo; il grano ha sfondato il tetto dei 400 euro a tonnellata (Ucraina e Russia garantivano il 40% del fabbisogno mondiale); caccia aperta ai fertilizzanti (all’Italia manca circa il 40% di fabbisogno di concimi); l’autotrasporto è sotto shock causa il caro carburante; sempre più raro il titanio (la Russia ne è il primo produttore al mondo).

NESSUN ALLARME, SI’ AI RAZIONAMENTI SOLO SE NECESSARIO
Scrive La Repubblica che «non è ancora il tempo di prepararsi all’eventualità di modificare

Gas liquido

le proprie abitudini – ha detto il premier Mario Draghi – e tre sono le cose da fare: diversificazione rapida dei Paesi dai quali approvvigionarsi di gas, intervento sui prezzi, aiuto a famiglie e imprese. Certo, se le cose continuassero a peggiorare dovremmo cominciare a entrare in una logica di razionamento». Nel frattempo, si progettano soluzioni per avere forniture di gas da Stati Uniti (Gpl) e Algeria e si lavora sull’ipotesi dei rigassificatori nazionali e la riattivazione delle centrali già messe in pensione. L’unica strada per evitare concorrenze fratricide è quella che prevede acquisti e stoccaggi comuni di energia e il tetto europeo al prezzo del gas. Sul fronte alimentare si guarda all’Argentina e al Nord America, a patto che l’Europa riveda per Canada e Stati Uniti i limiti ad alcuni tipi di materie prime a causa della questione degli Ogm. L’Italia, però, continua a crescere «e in Europa, oggi, nessuno vede una recessione».

SULLA CRISI DI IMPRESA UNA SPINTA ALLA CONTINUITA’ AZIENDALE

Crisi impresa

Scrive il Sole 24 Ore che «il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo recante modifiche al Codice della crisi d’impresa e insolvenza. Lo schema di decreto tocca quattro elementi fondamentali: le misure di allerta precoce e accesso alle informazioni; i quadri di ristrutturazione preventiva; le procedure di esdebitazione e le interdizioni; l’efficacia delle diverse procedure di ristrutturazione». Il principale oggetto è costituito dalla normativa sul concordato preventivo in continuità aziendale. Le modifiche vogliono garantire maggiore libertà di azione all’imprenditore, valorizzare il consenso dei creditori e ridurre il ruolo del tribunale. Per quanto riguarda le misure di allerta, lo schema di decreto si rifà alla composizione negoziata, agli istituti di segnalazione all’imprenditore in difficoltà da parte dei creditori pubblici qualificati e alla piattaforma telematica della composizione negoziata.