Referendum 2025: le posizioni di Confartigianato Varese
L'8 e 9 giugno 2025 gli italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari: quattro in materia di lavoro e uno sulla cittadinanza. Confartigianato Varese, dopo un'attenta analisi delle potenziali conseguenze di ciascun quesito, ha definito le proprie posizioni nell'interesse del sistema produttivo e dell'occupazione.
Il sistema normativo in materia di lavoro è il risultato di un lungo percorso evolutivo. Le riforme introdotte nel 2015 non rappresentano una rottura improvvisa con il passato, ma il punto di arrivo di un processo di progressivo adeguamento iniziato già nei primi anni 2000, passando attraverso la Legge Biagi e la Riforma Fornero. Ogni intervento ha cercato di bilanciare meglio tutele e flessibilità, correggendo le criticità emerse nell'applicazione pratica. I dati sull'occupazione dell'ultimo decennio dimostrano che questo percorso, per quanto perfettibile, ha prodotto risultati positivi in termini di creazione di lavoro stabile e di qualità. Tornare indietro significherebbe vanificare anni di progressi e reintrodurre problematiche che il sistema aveva faticosamente superato.
Il quesito prevede: il ripristino della normativa pre-Jobs Act per le imprese con più di 15 dipendenti, reintroducendo la tutela reale (reintegrazione) nei casi di licenziamento illegittimo.
Perché diciamo NO:
Aumento dell'incertezza giuridica ed economica - La reintroduzione dell'art. 18 ripristinerebbe un sistema che aveva già dimostrato criticità significative, caratterizzato da elevata imprevedibilità delle decisioni giudiziarie e dei relativi costi.
Effetto frenante sulle assunzioni a tempo indeterminato - L'esperienza pre-2015 ha evidenziato come un regime eccessivamente rigido in materia di licenziamenti scoraggi le assunzioni stabili. Dal 2015 si è registrato un aumento del 31% dei contratti a tempo indeterminato.
Ostacolo alla crescita dimensionale delle aziende - Molte imprese potrebbero essere disincentivate a superare la soglia dei 15 dipendenti per evitare l'applicazione del regime più rigido, frenando così lo sviluppo dimensionale di cui il sistema italiano ha bisogno.
Controtendenza rispetto alle migliori pratiche europee - I paesi europei più competitivi hanno sistemi di flexicurity che bilanciano flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro con efficaci politiche attive e di welfare.
QUESITO 2: ABOLIZIONE TUTELE DIFFERENZIATE PER PICCOLE IMPRESE (Abrogazione parziale L. 604/1966)
Il quesito prevede: l'eliminazione del tetto all'indennità risarcitoria per le piccole imprese, affidando alla totale discrezionalità del giudice la determinazione dei risarcimenti senza considerare dimensioni e capacità economica dell'azienda.
Perché diciamo NO:
Mancato rispetto della proporzionalità - Il sistema attuale riconosce correttamente che le conseguenze economiche di un licenziamento illegittimo debbano essere proporzionate alle dimensioni e alle capacità economiche dell'impresa.
Rischio di insostenibilità economica - L'assenza di limiti ai risarcimenti potrebbe portare a condanne economicamente insostenibili per le piccole imprese, mettendo a rischio la loro sopravvivenza e, conseguentemente, tutti i posti di lavoro.
Aumento dell'incertezza economica - L'imprenditore si troverebbe nell'impossibilità di valutare preventivamente il rischio economico connesso alle decisioni organizzative, con un effetto paralizzante sulla gestione aziendale.
Penalizzazione del tessuto economico prevalente - Questo quesito colpisce particolarmente il cuore del sistema produttivo italiano, composto per oltre il 95% da imprese con meno di 15 dipendenti.
QUESITO 3: OBBLIGO DI CAUSALE NEI CONTRATTI A TERMINE (Abrogazione parziale D.Lgs. 81/2015)
Il quesito prevede: l'eliminazione della "a-causalità" nei primi 12 mesi di contratto a termine, reintroducendo l'obbligo di indicare una ragione giustificatrice anche per i contratti di breve durata.
Perché diciamo NO:
Vanificazione di un sistema efficace - L'attuale normativa ha trovato un equilibrio che ha ridotto il contenzioso pur garantendo limitazioni all'uso improprio dei contratti a termine (durata massima, numero di proroghe, percentuali sul totale degli occupati).
Aumento del contenzioso e dell'incertezza giuridica - L'esperienza pre-2015 ha dimostrato che l'obbligo di causale genera un elevato livello di contenzioso sulla legittimità delle ragioni addotte, con interpretazioni giurisprudenziali spesso contrastanti.
Impatto sui settori con attività stagionali o cicliche - Numerosi settori economici hanno picchi produttivi legittimi e prevedibili ma non sempre inquadrabili nelle causali tipizzate dalla legge o dalla contrattazione.
Effetto paradossale sulla stabilizzazione - Paradossalmente, l'irrigidimento porterebbe molte imprese a rinunciare all'assunzione anche temporanea, limitando quei rapporti che spesso rappresentano il primo passo verso la stabilizzazione.
Il quesito prevede: l'estensione generalizzata della responsabilità del committente per infortuni dei dipendenti dell'appaltatore, eliminando la distinzione tra rischi comuni e specifici.
Perché diciamo NO:
Introduzione di una responsabilità sproporzionata - Il committente verrebbe ritenuto responsabile anche per eventi su cui non ha effettivo potere di controllo o prevenzione, in contrasto con i principi fondamentali della responsabilità civile.
Aumento insostenibile dei costi assicurativi - L'estensione della responsabilità comporterebbe un significativo incremento dei premi assicurativi per tutte le imprese committenti, con ripercussioni sui costi di produzione.
Disincentivo alle collaborazioni interaziendali - Un sistema di responsabilità così esteso scoraggerebbe le collaborazioni produttive tra imprese di diverse dimensioni, con effetti negativi sull'efficienza delle filiere.
Penalizzazione delle PMI nei rapporti con le grandi imprese - Le aziende più strutturate potrebbero limitare il ricorso a fornitori di minori dimensioni, percepiti come più rischiosi, con conseguente perdita di opportunità per le Pmi.
LA NOSTRA PROPOSTA ALTERNATIVA
Confartigianato Varese ritiene che la vera tutela dei lavoratori e del lavoro passi attraverso politiche equilibrate che favoriscano la competitività e la crescita di tutto il sistema produttivo:
Riduzione strutturale del costo del lavoro, con interventi organici sul cuneo fiscale e contributivo per liberare risorse da destinare all'innovazione e alla qualità dell'occupazione.
Valorizzazione della contrattazione collettiva a tutti i livelli, riconoscendo il ruolo delle parti sociali nell'individuare soluzioni equilibrate e adatte alle specificità dei diversi settori produttivi.
Semplificazione normativa e digitalizzazione dei processi amministrativi per ridurre oneri burocratici che sottraggono risorse all'investimento produttivo.
Investimenti nella formazione tecnica e nelle competenze digitali per preparare il capitale umano alle transizioni tecnologiche ed ecologiche, vero motore della competitività futura.
UN NO CONSAPEVOLE SUI QUESITI DEL LAVORO
L'esperienza di questi anni ha dimostrato che l'occupazione cresce e si stabilizza quando il sistema normativo trova un equilibrio tra le legittime tutele dei lavoratori e le necessità di flessibilità e competitività delle imprese.
Votare NO ai quattro quesiti referendari sul lavoro del 2025 significa difendere questo equilibrio, evitando un ritorno a un sistema che aveva già dimostrato di non funzionare, e promuovere invece un mercato del lavoro che sappia coniugare tutele, diritti e sviluppo economico nell'interesse di tutti: lavoratori, imprese e sistema-paese.