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Giovani nelle piccole imprese: «Da operai a responsabili: se ti metti in gioco ce la puoi fare»/5

Giovani nelle piccole imprese: «Da operai a responsabili: se ti metti in gioco ce la puoi fare»/5

Si diventa grandi nelle piccole imprese quando si tocca con mano la propria maturazione, quando ci si rende conto che i compiti di un tempo – difficili, anche complicati – ora sono diventati più semplici e, infine, quando si costruisce un percorso professionale che procede, di pari passo, con un confronto umano che può sfociare in amicizia. Ecco il bello dei giovani che incontri in azienda. Il bello di essere soddisfatti di ciò che fanno, di aver acquisito un coraggio che non pensavano di avere e di guardare ad un futuro ricco di opportunità.
Prosegue il viaggio di Confartigianato Imprese Varese alla scoperta dei giovani talenti: oggi siamo alla Almar Srl di Gavirate dove incontriamo Edoardo Cavaliere (26 anni), Claudio Silo (27 anni), Simone Naldi (29 anni) e Daniele Antonuccio (36 anni).

EDOARDO CAVALIERE: «MI SONO FATTO AVANTI E ME NE ANDRO' DA QUI SOLO DA PENSIONATO»

Edoardo Cavaliere Almar

Arriva alla Almar Srl attraverso la Randstadt: «Cercavano una figura per l’officina meccanica, reparto stampi. Il giorno dopo il colloquio sono stato assunto. In un’azienda non ci ero mai stato, solo esperienze di alternanza scuola-lavoro in officine di riparazione auto e moto». Dopo cinque anni all’ISIS Newton di Varese, e un diploma di perito meccanico in tasca, questa è la specializzazione di Edoardo Cavaliere: tutto ciò che si muove su quattro e due ruote lo appassiona, da sempre. Ci si chiede, a questo punto, quale è stata la leva che lo ha portato in un’azienda dove si producono sistemi doccia con una visione innovativa e funzionale, che parte dalla tradizione e ingloba le tecniche ingegneristiche e il design più moderno. Ed ecco la risposta: «In un’azienda come questa ti metti in gioco, ti formi, cresci e migliori nel tuo lavoro con costanza. E nascono opportunità importanti». Come questa: «Poco più di un anno fa mi sono fatto avanti per sostituire un collaboratore nel reparto di progettazione stampi ormai giunto alla pensione, e la mia proposta è stata accettata. Un compito che mi ha stimolato a dare sempre di più nel mio lavoro per poter raggiungere, un giorno, la completa autonomia. A dirla tutta, penso di andarmene da qui solo da pensionato». Le moto non ti mancano? «No».

 

CLAUDIO SILO: «UNA PMI E' MEGLIO PERCHE' SONO LIBERO DI DIRE LA MIA»
Vive a Gallarate, e ai titolari della Almar Srl è stato presentato da un amico. A diciassette anni, mentre frequenta

Claudio Silo Almar

la scuola serale per manutentore meccanico, inizia a lavorare in tirocinio. La prima esperienza è in una multinazionale, «ma una piccola e media impresa è meglio», dice Claudio. Ecco il perché: «Le grosse aziende sono strutturate, ma non hai quella libertà di esprimerti che, invece, ho trovato alla Almar. Qui si cresce insieme e sono diventato grande perché ho iniziato da operaio e ora, dopo quattro anni, sono a capo del reparto torneria: è quello che voglio fare e mi piace». A “spiazzarlo”, come dice lui, è invece la relazione con le persone e saper gestire la comunicazione: «Non è facile, ma sono orgoglioso della fiducia che mi è stata data e la crescita di questa azienda sarà anche la mia».

Simone Naldi Almar

SIMONE NALDI: «DA OPERAIO A RESPONSABILE, OGNI GIORNO UNA SFIDA NUOVA»
Perito meccatronico, studia all’ITIS di Varese e nel 2013, in stage, entra per la prima volta alla Almar Srl: «Ci resto per un mese affiancato dal responsabile della Qualità. L’impressione è stata bellissima e, una volta finita la scuola, ho ricevuto un messaggio per sapere se fossi stato disponibile ad un colloquio. Nel 2015 eccomi di nuovo qui come controllo Qualità e, due anni dopo, vengo inserito nel nuovo reparto finiture speciali: ora ne sono il responsabile». Ecco cosa significa, per Simone, diventare grande: «Tutti i giorni affronto sfide nuove perché nuovi sono i problemi che si presentano nell’arco della giornata. E no, non c’è tempo di annoiarsi: è questo il bello. Poi, i colleghi sono anche amici: ci supportiamo e ci ascoltiamo. Ma ciò che più conta è la trasmissione delle esperienze».

DANIELE ANTONUCCIO: «PICCOLA IMPRESA BRUTTA E SPORCA? E' VERO IL CONTRARIO»
Vive a Gavirate, studia all’IPSIA ed è perito meccanico. Alla Almar Srl ci entra nel modo più tradizionale: «Ho

Daniele Antonuccio Almar

inviato il mio curriculum e sono qui da ben diciotto anni. Inizio come operatore bordo pressa, addetto agli imballaggi e scarico materiale. Dopo sette anni, divento responsabile del controllo Qualità del reparto stampaggio». Le qualità che gli hanno permesso la “scalata”? «Penso di essere preciso e ordinato, ho buon occhio e ho imparato ad usare gli strumenti di misura. Ora, mi viene chiesto tanto – opinioni e pareri – ma mi è stata data anche tanta fiducia. Insomma, mi fanno sentire importante». E il pregiudizio iniziale - «pensavo alla piccola impresa come a qualcosa di brutto e sporco» - è stato immediatamente cancellato da una realtà nella quale Daniele Antonuccio è cresciuto con determinazione e spirito propositivo. L’impegno per il futuro? «Mi piacerebbe migliorare sul fronte informatico, ma per il resto va bene così».

Marco Civelli Almar

MARCO CIVELLI: «LA FIDUCIA E' IMPORTANTE, MA DA SOLA NON BASTA»
«Una sola parola: fiducia. E l’abbiamo accordata a quelle persone su cui si poteva puntare. Poi, però, per far funzionare i meccanismi di un’azienda ci vogliono serietà, passione, voglia e disponibilità: ci si alza la mattina se si vuole imparare sempre qualcosa di nuovo. Se questa voglia c’è, anche per l’imprenditore è più facile fare crescere i talenti». Marco Civelli, titolare della Almar Srl, sulle nuove generazioni ha sempre investito. E ci investirà ancora perché, aggiunge, «nelle loro competenze dimostrano di poter essere più brave di noi. E riconoscono la grande fortuna che gli è capitata: poter svolgere un lavoro che piace». Si parla, spesso, di come i giovani siano il “motore” delle aziende: è così? Ancora Marco Civelli: «Noi gli offriamo un ambiente con tutti i confort, nel quale stimoliamo il rapporto con i colleghi per poter conoscere tutto ciò che fanno anche gli altri: rendersi conto delle necessità trasversali di un’impresa è fondamentale. Ma i giovani vanno ascoltati perché hanno idee nuove, si informano continuamente e sono loro a poter portare quell’innovazione che serve ad un’azienda. Inoltre, il lavoro quotidiano li mette sull’attenti: anche questa è un’ottima leva per crescere».