Alternanza scuola-lavoro, indietro non si torna. «Premiare le aziende d'eccellenza»

Dopo i recenti gravissimi incidenti e le polemiche che ne sono seguite, scende in campo chi difende l'alternanza: «Premiamo le aziende d'eccellenza che ci mettono passione e professionalità»

alternanza scuola lavoro

Processo all'alternanza scuola-lavoro, ma non è il caso di gettare il proverbiale bambino con l'acqua sporca. «Non tornare indietro da un'esperienza fondamentale» l'appello che giunge da più voci dopo che il tema della formazione duale, che porta gli studenti a sperimentare “sul campo” le attività lavorative, è finito nel mirino di critiche e strumentalizzazioni, persino richieste di abolizione totale. Tornato prepotentemente al centro del dibattito dopo il tragico episodio dell'incidente sul lavoro che è costato la vita a Lorenzo Parelli, diciottenne che frequentava il quarto anno nel settore della meccanica industriale al Centro di formazione professionale dell’Istituto salesiano Bearzi di Udine, un percorso scolastico che prevede oltre alla parte teorica, anche quella pratica, in azienda. Un episodio al quale, qualche giorno dopo, ne è seguito uno altrettanto grave.

GARANTIRE ASSOLUTA SICUREZZA

«Pensare di risolvere il problema degli incidenti sul lavoro eliminando i progetti di alternanza, è semplicemente assurdo, perché il vero nodo è come garantire sicurezza, non cancellare percorsi didattici e professionali che costituiscono elementi positivi del sistema scolastico italiano». Parole del senatore Gianclaudio Bressa, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro.

«Il nostro dovere non è allontanare le scuole dal mondo del lavoro, il nostro dovere è garantire assoluta sicurezza nelle scuole e nel mondo del lavoro. Il problema, infatti, è che in Italia si continua a morire di lavoro per mille motivi, che hanno un comune denominatore: nella nostra Italia fa fatica a imporsi, a diventare patrimonio comune di tutti, un'autentica cultura della sicurezza sul lavoro». Quali soluzioni possibili? Per Bressa non bastano più controlli e repressione, ma servono da un lato «incentivi e supporti che possano far crescere la sicurezza anche nella piccola o nella micro-impresa« e dall'altro, «moltiplicare gli sforzi affinché agli studenti che entrano nei percorsi di alternanza sia offerta non solo quella sicurezza che deve essere garantita a tutti, ma un plus di condizioni ancor più sicure, pensando innanzitutto alla loro condizione di studenti senza esperienza nella vita di fabbrica».

PIÙ POSSIBILITÀ DI TROVARE LAVORO

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L'ex segretario dei metalmeccanici della Cisl Marco Bentivogli mette in guardia dalla disinformazione e dalle speculazioni e strumentalizzazioni che stanno toccando il tema dell'alternanza scuola-lavoro, il cui potenziamento peraltro è stato chiesto formalmente dall'OCSE all'Italia non più tardi del 2017.

«Spetta ai docenti costruire percorsi di qualità e verificare che gli ambienti ospitanti siano idonei. Si tratta di un impegno gravoso, poco riconosciuto, che però talvolta ha generato casi di “sindrome della firma» - afferma Bentivogli in un editoriale apparso su “Repubblica” - ciò ha prodotto esperienze straordinarie e alcune deprecabili. Stranamente si parla solo delle seconde. Detto questo, un'azienda seria tiene uno studente (e un lavoratore) alla larga da qualsiasi rischio. Le norme in materia di sicurezza che equiparano in alternanza ai lavoratori già ci sono. Ovviamente serve molta attenzione nel selezionare strutture ospitanti sicure e bisogna fare sul serio nella formazione degli allievi». Insomma, per l'ex sindacalista «la questione non riguarda né i percorsi duali né l'alternanza. La vera questione è la sicurezza». Anche perché stage e tirocini sono strumenti che hanno dimostrato di funzionare: «Gli studi di AlmaLaurea e AlmaDiploma dimostrano che, dove l'alternanza viene svolta con serietà, chi vi partecipa ha il 40% di probabilità in più di trovare un lavoro».

PRONTI A ENTRARE NEL MONDO DEL LAVORO

alternanza scuola lavoro

«Vi pare che per qualche imprenditore che sbaglia si debba buttare a monte un'iniziativa che può generare professionisti competenti nei posti di lavoro?». A chiederselo, con tono quasi provocatorio, è Paolo Del Debbio, editorialista e anchorman televisivo, ma anche docente di Etica ed Economia all'Università IULM di Milano. «Controlliamo di più, semmai, controlliamo meglio e puniamo severamente chi sgarra». Ma tornare indietro sarebbe un errore: «L'idea che sta alla base di questa iniziativa è buona, soprattutto se si limita agli istituti tecnici di formazione professionale – aggiunge Del Debbio – come tutti sanno, le imprese italiane, specie nei settori metalmeccanico, calzaturiero, turistico-alberghiero, hanno fame di giovani preparati, e fare lo stage di formazione durante gli anni scolastici diventa non utile, ma essenziale. Come “i ragazzi di bottega” di una volta: il senso di questo progetto è rendere i giovani, una volta terminato il ciclo di studi, completamente pronti all'inserimento nel mondo del lavoro».

PREMIARE L'ECCELLENZA

D'altra parte la cosiddetta “Co-operative education” rappresenta un modello di successo fuori dai confini italiani, ad esempio in Canada, Germania e Australia, e in Italia andrebbe valorizzata e potenziata, premiando le esperienze di eccellenza», come le definisce Del Debbio.

Quello duale è «un modello di apprendimento, già applicato con successo in altri Paesi Ue, che raggiunge ottimi risultati nel recupero della dispersione scolastica e in termini di inserimento lavorativo - ricorda Paola Vacchina, presidente nazionale di Forma, l'associazione italiana degli enti di formazione professionale - realizzare questi percorsi nel periodo dell'adolescenza è complesso, ma non ci possiamo sottrarre ad assicurare con responsabilità un futuro ai giovani. La formazione e il rispetto della normativa prevista per la sicurezza sul lavoro sono parte integrante dei corsi ed elementi imprescindibili nella formazione pratica. Come enti di formazione siamo i primi a chiedere alle aziende il massimo rispetto delle norme di sicurezza e alle istituzioni di rafforzare la vigilanza. Ci sono migliaia di aziende che ogni anno mettono a disposizione la loro professionalità ed esperienza per concretizzare i percorsi formativi ed educativi dei nostri studenti, dimostrando passione e competenza».

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