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Bonus edilizi - Il blocco della cessione dei crediti: pmi con le spalle al muro

Bonus edilizi - Il blocco della cessione dei crediti: pmi con le spalle al muro

E’ una questione economica ma, soprattutto, pratica. Perché se si salva il superbonus 110% dall’arresto della cessione dei crediti, si salvano migliaia di imprese del settore delle Costruzioni dal rischio fallimento. Dopo una girandola di cambiamenti normativi, e di scarsa chiarezza nelle disposizioni, ora una fra le agevolazioni fiscali più gettonate dai cittadini è giunta al capolinea: o si sblocca l’acquisto dei crediti da parte delle banche, o ci saranno conseguenze drammatiche non solo per le aziende edili ma anche per i lavoratori che ne fanno parte.

CANTIERI APERTI, CHIUSI, RIAPERTI: PMI CON LE SPALLE AL MURO
A sostenere l’urgenza di interventi mirati sono gli imprenditori di Confartigianato Varese. Paolo Afferri, geometra e titolare dell’omonima impresa di costruzioni di Gallarate, dà voce alla preoccupazione di un intero comparto: «Stiamo utilizzando il 110% su un solo cantiere: lo abbiamo aperto a luglio; chiuso alcuni mesi dopo e poi riaperto a novembre. Ad oggi gli interventi non sono ancora finiti e il 110% è bloccato perché le banche hanno chiuso i rubinetti della cessione del credito». Chiuso perché gli istituti hanno esaurito quello che viene definito “spazio fiscale”. In pratica, non riescono più a compensare i crediti da acquisire con le tasse e le imposte che devono versare. Ma se il superbonus, da un lato, ha acceso la consapevolezza dei cittadini nei confronti di abitazioni più sostenibili dal punto di vista energetico e ambientale, dall’altro ha creato tensioni economiche in quelle imprese che, prosegue Paolo Afferri, «hanno fatto il salto portandosi a casa lavori importanti e poi, dietro lo “stop” delle banche, si sono trovate con le spalle al muro perché esposte finanziariamente e senza alcuna possibilità di rientrare da ciò che hanno speso». 

TANTE LE IPOTESI PER USCIRE DAL BLOCCO, MA PARTIAMO DALLA BUROCRAZIA
Le imprese, a questo punto, si chiedono se sia possibile formulare una exit strategy per uscire dal blocco del superbonus. Le ipotesi sul tavolo del governo non mancano: si parla di allungare i termini per poter usufruire delle agevolazioni (la dead line del 30 settembre viene portata al 31 ottobre), trasformare i crediti acquisti in Buoni del Tesoro con scadenza non inferiore ai 10 anni, estendere la platea dei beneficiari a tutte le partite Iva con bilancio di almeno 50mila euro e allungare la vita dei crediti fiscali. «Ipotesi sulle quali ragionare – fa sapere ancora il geometra di Gallarate – ma si parla sempre meno di burocrazia: è questa che allunga i tempi, alza i costi e ostacola il lavoro delle imprese. Ed è meglio ricordare che il rialzo dei costi delle materie prime non si è risolto: ormai la maggior parte dei materiali edili, dal ferro al legname, ha visto un incremento del 100%. Il calcestruzzo è passato da 69 a 90 euro al metro cubo».

CON IL BLOCCO DEI CREDITI CI RIMETTONO ANCHE LE AZIENDE SANE
Le imprese, così, rinunciano. A dirlo sono in tanti: Giuseppe Altieri della Edilaltio e Patrizio Bulgari della Edil 90 (entrambi di Gallarate) e il geometra Riccardo Castelli di Ispra. Sotto i riflettori c’è sempre e solo lo stesso problema: la cessione del credito. Ci sono imprese che si sono interessate, hanno fatto avanti e indietro tra una o due banche, hanno chiesto e poi si sono arrese. Per una questione di coincidenze di tempo: «Era stato pubblicato il decreto anti-frode e Poste, banche e Cassa depositi e prestiti non sarebbero più state in grado di assorbire i crediti. E la risposta da parte della nostra banca – ricorda Alteri – è stata questa: per poter andare avanti con i lavori vi concediamo un finanziamento. Se in futuro avremo le risorse per farlo, acquisteremo i vostri crediti». Il rischio è troppo alto e gli imprenditori, alla luce delle incertezze che ancora interessano il superbonus, si fanno una sola domanda: come andrà a finire?
Riccardo Castelli non è ottimista ed è difficile lo possa diventare: la sua impresa è esposta per decine di migliaia di euro su una cessione del credito (bonus facciate) non accolta dalla banca. Vie d’uscita non ce ne sono: «Siamo specializzati nei cappotti termici e nelle finiture edili e il superbonus potrebbe essere una buona opportunità, però di fronte a questo blocco ho preferito rinunciare ad alcuni lavori che mi avrebbero occupato anche per i prossimi anni. E sto parlando di lavori economicamente importanti. Nell’incertezza di poter rientrare dal credito, preferisco non impegnarmi».

Infine, c’è chi «maledice quel giorno» in cui ha deciso di usufruire del superbonus, perché con il blocco dell’acquisto dei crediti da parte delle banche ci rimettono anche le aziende sane.