Catena del valore, come migliorarla? Primo: razionalizzate i processi. Poi metteteci la tecnologia

Il consiglio dell'esperto per ripartire dopo il Covid: la prima cosa da fare è mettere ordine nelle cose che già si fanno,  quindi lavorare e investire sulle nuove tecnologie con l’obiettivo di dare risposte più rapide ai clienti

A confronto con il professor Enzo Baglieri (Economia e gestione delle imprese alla Bocconi) per migliorare la catena del valore. 

IN SINTESI: I PUNTI CHIAVE

  • Garantire versatilità al cliente, personalizzando il prodotto
  • Mai partire dall'innovazione tecnologica
  • Evitare di disperdere energie in cose inutili
  • No alla competizione sul basso costo sui mercati internazionali: vince l'eccellenza
  • Razionalizzare logistica e acquisto dei materiali
  • Gestire in modo oculato scorte e magazzini


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Migliorare la catena del valore, aumentare la qualità e la quantità della produzione
; temi questi che erano già sul tavolo degli imprenditori, soprattutto del settore manifatturiero, ben prima della gravissima crisi scatenata dalla pandemia e che a maggior ragione oggi non possono più essere elusi o rinviati vista la portata della sfida cui le imprese sono chiamate proprio in questa fase storica, momento nel quale si dive reagire ma anche programmare il post Covid, per farsi davvero trovare pronti quando l’emergenza sanitaria sarà definitivamente alle spalle.

Cosa deve fare un’impresa che vuole migliorare la propria produzione e la propria efficienza, da dove deve partire? «Ricette magiche non ci sono – premette il professor Enzo Baglieri, che insegna Economia e Gestione delle Imprese all’Università Bocconi – occorre fare le cose per bene, certo chi ha investito in tecnologia parte avvantaggiato». Ma anche chi è rimasto più indietro può fare molto da subito per migliorare la catena del valore. «Aumentare il livello della produzione oggi – prosegue il docente – per un’impresa significa garantire versatilità al cliente, personalizzando il prodotto.

FONDAMENTALE RAZIONALIZZARE I PROCESSI PRODUTTIVI
Robotica, integrazione tra hardware e software, questo tipo di tecnologie possono essere estremamente utili quando la domanda ripartirà. Occorre mettersi nell’ottica di lavorare per piccoli lotti, usando tutte le tecnologie a disposizione». Quando si parla di tecnologia, emerge purtroppo la debolezza della base industriale italiana. Ma non è dall’innovazione tecnologica che bisogna partire. «La prima cosa da fare – spiega Baglieri – è la razionalizzazione dei processi produttivi e una volta fatto questo metterci sopra la tecnologia; fare l’operazione contraria è perfettamente inutile».

NON SI PUO' COMPETERE SUL BASSO COSTO
Cosa significa ottimizzare i processi produttivi? «Un processo produttivo snello non è detto sia più efficiente – premette il docente – per creare valore occorre però evitare di disperdere energie in cose inutili, razionalizzare i criteri di produzione significa evitare i cosiddetti “tappi di bottiglia” e le perdite di tempo. Il lavoro deve essere doppio, sulle tecnologie e sulla produzione che deve essere più rapida ed efficiente possibile».

Resta sullo sfondo il problema del gap di innovazione che riguarda le nostre imprese. «Inutile negarlo – evidenza Baglieri – non possiamo pensare di competere sui mercati esteri sul basso costo, dobbiamo tornare a parlare di eccellenza manifatturiera». All’estero c’è sempre tanta richiesta di Made In Italy, quello vero e autentico ovviamente ed è su questo campo che le nostre aziende devono giocare la partita, puntando sulla qualità che ci ha sempre contraddistinti. Tornando alla catena del valore, il problema su cui agire non riguarda strettamente soltanto l’ambito produttivo; ci sono almeno altri due fattori di cui tenere conto e che vengono sottovalutati o trascurati e su cui invece bisogna migliorare e investire, ovvero la logistica e i processi di acquisto dei materiali.

COME SI SCEGLIE UN PRODOTTO
«In questi ambiti, si registra una debolezza delle Pmi – spiega il docente universitario – nei processi di acquisto spesso si guarda più al basso costo che alla qualità, mentre è fondamentale la collaborazione con i fornitori, che deve essere rivolta proprio all’incremento della qualità stabilendo insieme dei piani di acquisto, mentre in troppi casi si è poco attenti nella gestione di questo tema che è invece centrale e che a volte sfocia addirittura in conflittualità».

Insomma si può migliorare molto, anche nel campo della logistica e su questo le Pmi possono fare squadra tra loro, a partire da una gestione più oculata delle scorte e dei magazzini, visto che i prodotti “invecchiano” rapidamente e non ha senso accumularli. «La prima cosa da fare da parte di un’impresa è quella di mettere ordine nelle cose che già si fanno – conclude Baglieri – quindi lavorare e investire sulle nuove tecnologie con l’obiettivo di dare risposte più rapide possibile ai clienti».