Grandi dimissioni o Great Reshuffle? La soluzione è valorizzare i propri collaboratori
Continuiamo ad analizzare il fenomeno delle grandi dimissioni attingendo tra l’altro alla lettura che ne dà LinkedIn, il social del lavoro per eccellenza: e se fossimo davvero di fronte a un rimescolamento di occupazioni e di talenti?

Continuiamo ad analizzare il fenomeno delle grandi dimissioni attingendo tra l’altro alla lettura che ne dà LinkedIn, il social del lavoro per eccellenza: e se fossimo davvero di fronte a un rimescolamento di occupazioni e di talenti?
Andrea Boscaro*
Che la pandemia non sarebbe stata una semplice parentesi, ma un fattore di accelerazione di cambiamenti sostanziali nel nostro modo di vivere e lavorare lo si era sospettato fin dal primo momento: dopo aver abbandonato le iniziali speranze di una palingenesi troppo ottimista, più concretamente si era immaginato, forse auspicato, che l'esperienza collettiva che abbiamo vissuto avrebbe rimesso in gioco e inciso su modalità organizzative, ma anche sistemi valoriali, a cui eravamo abituati da decenni.
Se negli Stati Uniti si è addirittura parlato del fenomeno de "La Grande Dimissione", facendo il verso alla crisi del ’29 - dopo che nel solo mese di settembre 2021 si è toccato il record di 4,4 milioni di dimissioni volontarie e con un valore medio che si attesta sui 4 milioni al mese - anche nelle nostre province si assiste da tempo alla carenza di manodopera e tutto questo dopo anni in cui il lavoro appariva prossimo a scomparire per via dei processi di automazione (...).

Oggi la durata media di una collaborazione professionale per chi entra per la prima volta nel mercato del lavoro va infatti da uno a tre anni: è la scoperta del lavoro e non l’inizio di un percorso come un tempo. Secondo l’Associazione Italiana Direzione Personale (Aidp) a scegliere di cambiare lavoro sono soprattutto le persone nella fascia d’età compresa fra i 26 e i 35 anni, che costituisce il 70% del campione analizzato, perlopiù impiegati in aziende del Nord Italia. I settori più coinvolti sono quello Informatico e Digitale (32%), Produzione (28%) e Marketing e Commerciale (27%).
Se l'incertezza degli scorsi mesi in merito alla pandemia ha lasciato il posto ad altre preoccupazioni, per le imprese non rimane dunque che registrare questa tendenza e farvi fronte con una buona dose di pazienza e una più elevata attenzione verso la valorizzazione dei collaboratori esistenti promuovendo quelli meritevoli e attuando strategie più efficaci per attirare talenti e competenze, anche affidandosi ai professionisti del settore: dalle testimonianze nelle scuole e all’interno dei corsi di formazione alla cura della propria presenza online, dalla riorganizzazione delle modalità di lavoro alla messa in sicurezza del lavoro da remoto, sul piano informatico e della produttività del lavoro, molteplici sono i fronti su cui agire per i mesi a venire.
Fra questi, può come sempre valere la pena rivedere i propri processi e comprendere come possano essere ottimizzati alla luce dell'evoluzione del mercato intessendo relazioni e collaborazioni più proficue con le associazioni di categoria, gli attori del sistema formativo territoriale, i fornitori, i liberi professionisti, le agenzie esterne (4. continua).
* Partner The Vortex
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