Intelligenza artificiale per le Pmi: in vista ci sono nuove opportunità di business

«L’intelligenza artificiale sta cambiando e cambierà il mondo dell’economia e del business quindi, anche il mondo delle piccole e medie imprese» spiega Cosimo Accoto, filosofo tech, docente, visionario, saggista e advisor. Come governare il cambiamento? Bilanciare rischi e investimenti

Intelligenza artificiale nelle pmi

Intelligenza artificiale: se ne parla ovunque e non ne sa ancora abbastanza, ma non si può restare all'oscuro su quanto, su vari fronti, sta accadendo in ambito tecnologico.

Se è vero che tutto ciò che è nuovo porta con sé cambiamenti, positivi o negativi, è altrettanto vero che, al pari del cambiamento portato anni orsono dalla nascita di internet, oggi si sta aprendo una nuova era.

Fake news, etica, protezione dei dati, lavoro e automazione, ottimizzazione e occupazione: tanti gli aspetti su cui serve fare ancora chiarezza, ma è evidente che questa nuova pagina di storia che va aprendosi per tutti, porterà con sé anche opportunità e strumenti finora solo pensabili.

Persone, aziende e organizzazioni oggi devono quindi fare i conti con questa nuova evidenza, al di là delle perplessità e dei timori legati, soprattutto, al rapporto tra l'uomo e il robot.

Intelligenza artificiale nelle pmi

«L’intelligenza artificiale sta cambiando e cambierà il mondo dell’economia e del business quindi, anche il mondo delle piccole e medie imprese - spiega in merito Cosimo Accoto, filosofo tech, docente, visionario, saggista e advisor - Calando la tematica nel mondo delle Pmi è, direi, insieme una necessità e un’opportunità che vanno bilanciate con i rischi da gestire e gli investimenti da programmare. Dati, algoritmi, software, automazione, intelligenza artificiale sono l’orizzonte che ci aspetta e occorre prepararsi nei modi adeguati e differenti, grande o piccola impresa che sia. Saper cogliere il momento è cruciale per un tessuto imprenditoriale chiave del nostro Paese. Le opportunità maturano nell’automazione di processi e di risorse, nella crescita di efficienza e competitività, nell’incremento di produttività e capacità di innovazione. Occorre però avere pensato ad una strategia per l’AI».

PRENDERE CONSAPEVOLEZZA E FORMARSI

Intelligenza artificiale nelle pmi

Serve quindi capire quando adottarle e inserirle nei propri processi per agevolare il modo di lavorare al proprio interno. «Ancor prima dell’adozione - continua lo studioso di tecnologie - occorre che le leadership imprenditoriali prendano piena consapevolezza di questi sviluppi tecnologici per capire strategicamente come e quanto impatteranno nei rispettivi comparti produttivi. Poi, si può immaginare un percorso di formazione allargata e quindi avviare una fase di sperimentazione per capire le potenzialità specifiche e i casi d’uso per la specifica piccola/media impresa».

Una volta ultimato questo percorso poi, si può avviare l’introduzione e l’adozione su processi e produzioni non solo per automatizzare, ma per innovare. «Naturalmente, si tratta di costruire una roadmap che sappia individuare benefici e creazione di valore pesando le necessità e i tempi di investimenti in strategie, tecnologie, competenze. Ma ci vuole visione, innanzitutto».

Gli ambiti di maggiore aderenza e utilità dove portare l'intelligenza artificiale in una struttura organizzativa sono diversi e trasversali. Nelle relazioni con il personale, per semplificare i processi dalla logistica, nell'automazione, nel controllo costi e processi, nella gestione dati customer.

«Le ricerche ci dicono - sostiene Accoto - che gli impatti saranno distribuiti su tutte le funzioni, direi a partire da quelle più a contatto con consumatori e clienti (con processi di comunicazione, marketing e logistica già in parte digitalizzati e quindi molto più pronti a sperimentare l’AI) fino ad arrivare, risalendo la catena, ai processi interni di gestione delle conoscenze e delle persone, di automazione dei flussi operativi per liberare tempo e energie, di innovazione di prodotto o di servizio. Poi, teniamo conto anche dell’importanza per le Pmi di fare ecosystem learning per valorizzare reti, scale e flussi locali. Inoltre, l’arrivo della AI generativa offrirà potenzialità di personalizzazione e di creatività sia alle attività d’impresa esterne (verso i consumatori) sia a quelle interne (verso i dipendenti)».

UN ESEMPIO UNICO: L’ITALIA

Intelligenza artificiale nelle pmi

All'estero ci sono già esperienze, già "sotto la lente", che stanno facendo parlare di sé, e che potrebbero essere osservate e, nella giusta misura, replicate in Italia. Ma questo potrebbe non essere l'approccio non corretto.

«Replicare non è mai una buona strategia e il nostro Paese è peculiare sotto molto punti di vista - conferma in merito il filosofo - Quindi direi che possiamo sicuramente guardare a esempi e casi, ma poi dobbiamo fare sul campo il nostro lavoro di valorizzazione dell’AI. Più che ad esperienze dobbiamo guardare alle nuove strategie di creazione di valore. Ad esempio, la capacità predittiva dell’AI cambierà l’approccio al business incrementando l’efficienza (che è una chiave critica per le piccole e medie imprese) e spingendo sull’innovazione competitiva. Per fare questo ci sono eccellenze italiane sia nella produzione scientifica sia laboratoriale. Poi ci sono reti e consorzi territoriali per il trasferimento delle conoscenze. Certo, le istituzioni dovrebbero supportare questi cambi con più incentivi».

Resta però forte e aperto il dibattito sull'etica, laddove il confine tra AI, uomo e progresso non pare del tutto chiaro e in molti casi già nemmeno rispettato, in nome di interessi che non mettono certo l'uomo o la globalità del sistema al centro, bensì il profitto. «Rilevantissimo il discorso sulla sostenibilità sociale, etica, ambientale ed economica dello sviluppo dell’AI che stiamo sperimentando dentro le nostre vite personali e professionali. Dobbiamo bilanciare la fortissima spinta all’innovazione attuale con il rispetto non solo dell’umanità (specie umana), ma della planetarietà (tutte le ecologie animali e vegetali). Poi molte di queste tecnologie sono energivore, ad esempio, e il pianeta (e le future generazioni) ne soffriranno se non troviamo soluzioni energetiche sostenibili. Occorrerà quindi - conclude Accoto - riorientare il progresso tecnologico perché il valore dell’innovazione non produca nuove o aggravate esternalità negative (dal violare i diritti delle persone allo sprecare le limitate risorse naturali). Compito difficile, ma non impossibile». Paola Piovesana