L'Italia prende la rincorsa: volano i numeri post pandemia ma resta l'incognita materie prime

A sottolineare l’andamento di questa ripresa, dove la produzione industriale ha segni positivi (l’Istat comunica che nei primi sei mesi del 2021 è cresciuta del 16%) e anche l’attenzione nei confronti della rivoluzione verde è alta (il 40,6% delle micro e piccole imprese cerca figure professionali per assicurarsi lo sprint nelle sfide legate alla sostenibilità), è l’Ufficio studi di Confartigianato

Ripresa Italia

Se la nostra Italia fosse una paziente, il medico direbbe che “sta recuperando le forze” e che il peggio è passato. In economia, la salute si misura con i dati: il Fondo Monetario internazionale ha rivisto al rialzo le stime di crescita per la Penisola per il 2021: il Pil potrebbe salire del 5,8%, 0,9 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di luglio. Crescita invariata, invece, per il 2022 al 4,2%.
A sottolineare l’andamento di questa ripresa, dove la produzione industriale ha segni positivi (l’Istat comunica che nei primi sei mesi del 2021 è cresciuta del 16%) e anche l’attenzione nei confronti della rivoluzione verde è alta (il 40,6% delle micro e piccole imprese cerca figure professionali per assicurarsi lo sprint nelle sfide legate alla sostenibilità), è l’Ufficio studi di Confartigianato: nel II trimestre 2021, il Pil ha fatto +2,7%. Al di sopra di quello di Germania (1,6%) e Francia (1,1%). Il debito pubblico italiano scende e scenderà anche nel 2022 (oggi siamo al 154,8% e passeremo al 150,4%); il deficit sale ma crollerà con il nuovo anno; la disoccupazione passa dal 10,3% nel 2021 all’11,6% nel 2022.

Le nubi all’orizzonte, però, sono ancora minacciose, e se ad azzoppare la ripresa ci ha pensato la variante Delta del Covid 19, ci sono altri ostacoli sui quali non si può abbassare la guardia: il rialzo dei costi delle materie prime, la loro difficile reperibilità e, di conseguenza, lo stop delle supply chain. Quelle catene di approvvigionamento globale che, con il loro malfunzionamento, hanno frenato la macchina produttiva e acceso l’inflazione. Eppure, l’Italia reagisce e grazie alla spinta delle Costruzioni (nel II trimestre 2021, rispetto al livello pre-crisi, registrano un +12,2%) e alla digital economy (dal 2014 al 2019, la produzione di software nelle Mpi e la consulenza informatica registrano un incremento del 15,8%) si colloca nella fascia medio alta dei Paesi Ocse per quanto riguarda la crescita congiunturale del Pil. Che però non è ancora sufficiente per riportarci ai livelli pre-pandemia: in questo caso occupiamo la sestultima posizione tra i Paesi Ocse con un -3,8%. Dopo di noi ci sono solo la Gran Bretagna, il Portogallo, l’Islanda, la Repubblica Ceca e la Spagna.

Tutti gli sforzi imprenditoriali e istituzionali (gli stimoli fiscali e il Piano nazionale di ripresa e resilienza) vanno in questa direzione. A premiare lo sforzo del Belpaese è il Financial Times, che scrive: «L’Italia potrebbe essere la sorpresa economica dei Paesi più sviluppati». E questo perché, secondo Consensus Economics, il nostro Paese «ha avuto il più grande miglioramento di qualsiasi altra nazione del G7 negli ultimi cinque mesi». Complici le tante riforme che arriveranno – da quella fiscale a quella della giustizia civile a quella che riguarda la pubblica amministrazione – l’Italia «oggi è nella posizione di resettare la sua economia e, per la prima volta in molti decenni è in una posizione favorevole», ha commentato tempo fa il capo economista dell’Ocse, Laurence Boone.

I risultati si vedono e soffiano un po' di vento in poppa al nostro Paese: nel II trimestre 2021 il fatturato dei servizi cresce del 6,4%, l’export totale fa +2,6% e il fatturato manifatturiero è a +0,9%. Addirittura, sono tredici i settori della manifattura che, secondo i dati di Confartigianato, recuperano i livelli pre-pandemia: il legno, le apparecchiature elettriche, il vetro-ceramica-cemento, i computer e l’elettronica, i mobili, le bevande, la metallurgia, la gomma e materie plastiche, gli alimentari, la riparazione dei macchinari, i prodotti in metallo e la carta.
Gli investimenti hanno dato un’accelerata, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell’edilizia (che nella primavera 2021 arriva ad un +12,8%) e in quello dei macchinari e impianti che registrano un incremento dell’1,7%. Ma il Covid non è riuscito a frenare neppure la digitalizzazione e tutto il corredo di Industria 4.0.
Di questo, però, ne parleremo nel prossimo approfondimento (inchiesta.1)