Le basi per un’internazionalizzazione di successo di una Pmi
Quando una Pmi si affaccia ad un mercato internazionale deve confrontarsi con gli stakeholder con la consapevolezza di dover approcciare pratiche, normative e metodi non abituali
Quando una Pmi si affaccia a un mercato internazionale, specie se extraUE, deve confrontarsi sia internamente che poi con tutti gli stakeholder con la consapevolezza di dover approcciare pratiche, normative e metodi non abituali.
Un progetto organizzativo preliminare ben strutturato, con la definizione chiara di ruoli e competenze, si rivela cruciale per garantire successo ad un processo di apertura a nuovi mercati.
«L’espansione verso mercati esteri richiede una preparazione approfondita, una capacità di adattamento e investimenti strategici - conferma Gianluca D’Urso, delegato del Rettore alla Ricerca Applicata all’Università degli Studi di Bergamo, Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione - Puntare su risorse tecnologiche e digitali, formazione di team dedicati e un’analisi attenta dei mercati target può offrire alle Pmi le basi per un’internazionalizzazione di successo».
Le aree geografiche ed economiche extra UE poi, possono essere caratterizzate da dinamiche e politiche talvolta molto differenti per regolamentazioni, barriere tariffarie e no, normative specifiche del paese. «Alcuni paesi - sottolinea infatti D’Urso - offrono grandi opportunità ma al tempo stesso possono presentare significativi rischi e insidie. È indispensabile studiare le imprese locali e globali già presenti nei mercati di riferimento, identificare i loro punti di forza e debolezza per posizionarsi al meglio».
Tra i maggiori rischi da considerare, ci sono quelli economici (fluttuazioni valutarie), politici (regolamentazioni, instabilità) e culturali (differenze linguistiche e di business culture). Può essere utile pertanto avere un piano ad hoc pensato proprio per mitigarli, magari attraverso partnership locali o coperture assicurative specifiche per l’export.
La formazione del personale, quindi, rappresenta uno degli aspetti più delicati e strategici. «È fondamentale una formazione interculturale per interagire efficacemente con i partner esteri - continual’esperto - Il team dovrebbe essere preparato ad affrontare le differenze culturali, di comunicazione e in generale di gestione. È tuttavia altrettanto indispensabile una formazione nell’ambito della digitalizzazione e delle nuove tecnologie, utili ad aumentare non solo la qualità dei prodotti e dei servizi, ma anche ad incrementare efficienza e produttività».
Questi investimenti in persone e formazione devono essere supportati da un adeguato livello di gestione della conoscenza aziendale, in modo da svincolare il know-how acquisito dai singoli e renderlo patrimonio comune dell’impresa, alla stregua di altri asset aziendali.
Infine, suggerisce ancora il docente, «è molto importante per l’azienda presentarsi sui nuovi mercati con un adeguato, per non dire elevato, livello tecnologico e di digitalizzazione, fattore chiave nel processo di internazionalizzazione delle Pmi.
Utilizzare piattaforme di e-commerce, strumenti di marketing digitale e gestire la logistica attraverso sistemi informatici avanzati può accelerare l’espansione e anche contribuire a ridurre i costi e a migliorare l’efficienza produttiva e operativa nei mercati internazionali».
Prima di avviare un processo di internazionalizzazione, serve quindi un attento studio del contesto sotto ogni aspetto: aspetti legislativi e normativi, capacità produttiva, risorse finanziarie, competenze, capacità di adattamento del prodotto o servizio, modello di internazionalizzazione (esportazione diretta, esportazione indiretta, joint venture, filiali o succursali, franchising o licensing, concessione del marchio o dei diritti di utilizzo a terzi), pianificazione strategica.
«Con questi presupposti, sarà quindi possibile intercettare la sussistenza, in capo alla propria impresa, dei requisiti utili per accedere a fonti di finanziamento quali programmi governativi specifici per l’internazionalizzazione, fondi europei, incentivi fiscali nazionali e regionali». Paola Piovesana