Sacconago, dove le filiere corte diventano forza competitiva e sfida quotidiana
Nel cuore industriale di Busto Arsizio le imprese sperimentano filiere corte, reti locali e collaborazione, ma infrastrutture carenti e servizi mancanti frenano il potenziale

L’inchiesta che abbiamo aperto con l’editoriale di Mauro Colombo – Filiere corte e territorio: la resilienza che nasce dal basso – non si ferma alla teoria. Dopo aver ascoltato l’analisi di chi vive ogni giorno la sfida di fare impresa in un mondo instabile, passiamo ora alla prova concreta: le voci, i volti, le scelte. Cominciamo da Sacconago, cuore industriale di Busto Arsizio, un territorio che non si limita a resistere ma che riplasma se stesso ogni volta che le regole del gioco cambiano.
Qui le filiere corte non sono uno slogan da convegno, ma un modo quotidiano di organizzarsi, di collaborare, di ricostruire valore partendo da reti fitte e relazioni dirette. È l’esempio pratico di quella resilienza “dal basso” che Colombo ha messo a fuoco: non un modello imposto, ma un ecosistema che cresce e si adatta, dove la prossimità diventa leva competitiva.
Questa è la prima tappa di un viaggio che ci porterà dentro i territori, a raccogliere esperienze e intuizioni di chi costruisce soluzioni.
Approvvigionamenti veloci, alta specializzazione e controllo diffuso contro forniture lente, scarsa qualità e mancanza di controllo: è una questione di equilibri, se non di convenienza, perché le filiere del sistema delle imprese italiane sono qualcosa di più articolato e complesso di quanto racconti la classificazione settoriale delle attività economiche secondo i codici Ateco.
La filiera, soprattutto quella corta, è prima di tutto una solida risposta ad un mondo stretto nella morsa delle instabilità geopolitiche, che mettono a rischio scorte e velocità di risposta da parte delle aziende. Secondo, è una valida soluzione alla riduzione dei costi, e al mantenimento della produzione, attraverso fornitori che garantiscono i volumi necessari superando le criticità di shock esterni imprevedibili.
Ma la “filiera corta” non si improvvisa: il suo funzionamento, infatti, richiede una capacità di organizzazione e collaborazione non comuni che deve mettere in circolo un incastro quasi perfetto tra imprese, istituzioni del territorio e scuole.
Senza infrastrutture e servizi adeguati, senza il riconoscimento del ruolo sociale delle aziende e in assenza di una relazione di fiducia tra tutti gli attori, la filiera rischia di diventare fragile come argilla.
CENTRO INDUSTRIALE DI SACCONAGO
Le imprese intervistate
Lopar Srl, circuiti elettrici stampati (Giuseppe e Carlo Lodi Pasini, Daniele Pasini), Comec-Italia, progettazione, produzione e installazione di macchine per tampografia per applicazione industriale (Walter, Edgardo e Manuele Baggini), Breda progetti, carpenteria metallica di precisione (Andrea Breda)

Le imprese intervistate: Officina Barlocco, costruzioni in ferro e inox (Claudio Barlocco, presidente Cda), Malvestiti Paolo, resistenze elettriche e lavorazioni meccaniche foratura profonda (Cesare e Pietro Meda), Ticino Maglia, lavorazioni conto terzi in tessuti e maglia (Franco Radini), Inch-Tech, incisione targhe e pannelli, serigrafia (Andrea Tonin e Martina Colombo).
Il rapporto con la Pubblica amministrazione – Parziale, se non inesistente. Le imprese avvertono il bisogno di eleggere un rappresentante che possa confrontarsi direttamente con il Comune sulle esigenze, di breve e medio periodo, degli imprenditori. Il Centro, uno fra i più grandi della provincia di Varese, ha tutte le carte in regola per trasformarsi in una vera “cittadella industriale”, ma all’appello mancano ancora – nonostante le promesse risalenti ormai a circa trent’anni fa – una farmacia, fermate dell’autobus, collegamenti con l’autostrada (per raggiungere la zona, i mezzi pesanti sono costretti ad attraversare il centro di Busto Arsizio), una mensa, un distributore di benzina (smantellato anni fa per motivi di sicurezza), colonnine per la ricarica delle auto elettriche.

Inoltre, a poca distanza dal Centro ci sono anche le zone industriali di Magnago e Bienate: due “isole” che, secondo le imprese intervistate, dovrebbero essere integrate in quella di Sacconago per trasformarsi in un unico polo. In ultimo, poco prima di raggiungere la zona industriale c’è lo snodo intermodale ampliato ultimamente dalle Ferrovie Nord: secondo gli imprenditori, «non è più procrastinabile una riflessione su come facilitare il movimento merci su rotaia anche per le imprese che fanno parte del Centro». In anni in cui la digitalizzazione è uno strumento strategico per le aziende, a che punto è il cablaggio con la fibra ottica? E’ arrivata, seppur con notevole ritardo.
Le reti informali – E’ una prassi consolidata: molti imprenditori sono inseriti in una logica di clienti-fornitori a “Km zero”. A poche decine di metri l’una dall’altra, le realtà produttive si dimostrano complementari e, per risparmiare sui costi della logistica e delle materie prime, hanno dato il via ad alcune reti informali che stanno alla base delle “filiere corte”. Il distretto, infatti, ha aperto le porte del futuro in anticipo puntando su collaborazioni che permettono di tagliare notevolmente i tempi di lavorazione e di consegna degli ordini, e di inviare preventivi e accettare commesse con “comodità”. Grazie a questo, alcune realtà hanno consolidato il rapporto con i propri clienti e ne hanno acquisiti di nuovi con progetti “chiavi in mano”.

La collaborazione con le scuole – Alcuni Istituti si dimostrano reattivi, ma è difficile poter parlare di una vera e propria collaborazione. La mancanza di collegamenti con la zona, infatti, è un forte deterrente per i giovani interessati. Non sono mancati alcuni casi eclatanti: imprenditori che hanno fatto da navetta tra la stazione di Busto Arsizio e la zona industriale per alcuni dipendenti sprovvisti momentaneamente di mezzi di trasporto; un padre che, prima di andare al lavoro, accompagnava il figlio in azienda; un giovane che, in monopattino, raggiungeva la zona industriale dai Cinque Ponti di Busto Arsizio. Per velocizzare la ricerca di manodopera, alcuni imprenditori hanno fatto un salto nel passato affiggendo sulle porte delle imprese alcuni cartelli con scritto “personale cercansi” (SECONDA PARTE. Continua 1). Davide Ielmini