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Inflazione: la nostra inchiesta. Ecco perché deve arrivare al 2,5%, anche per il bene delle Pmi

Inflazione: la nostra inchiesta. Ecco perché deve arrivare al 2,5%, anche per il bene delle Pmi

«Stiamo uscendo da questa pandemia come se avessimo vinto un circuito di Formula 1. E come tutti i vincitori vogliamo la nostra bottiglia di champagne. L’attuale fase economica è così: fino ad oggi tutto è rimasto nella bottiglia (con i lockdown i consumi sono stati compressi) ma ora la agitiamo perché c’è tanta voglia di far partire il tappo. Grazie a quella che si definisce “inflazione buona”».

Marco Ercole Oriani, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano, usa le metafore per spiegare la tendenza inflazionistica che sta interessando gli Stati Uniti d’America e la Cina. E che, presumibilmente, aumenterà anche in Italia. Inflazione come crescita generalizzata dei prezzi che si ripercuote sul mercato: «Un concetto di carattere generale – sottolinea il docente – che possiamo spiegare facilmente in questi termini: l’inflazione è “buona” quando i prezzi crescono perché i consumi in crescita generano una maggiore domanda di prodotti, beni e servizi».

Quindi, professore, lei spera che l’inflazione aumenti?
Mi auguro che arrivi al 2,5% e lì rimanga. Per tre motivi: il primo è che da decenni abbiamo tutti gli strumenti con i quali poter controllare e gestire l’inflazione buona. Sarebbe pericolosa, invece, un’inflazione incontrollabile contro la quale bisognerebbe usare il famoso bazooka (Quantitative Easing) di Mario Draghi. Secondo: a livello statutario la Bce dice che l’inflazione deve stare entro il 2%. In questi anni è stata drammaticamente al di sotto di questo target ma, soprattutto, con la pandemia abbiamo assistito a miliardi di euro utilizzati per ristori assolutamente dovuti. Miliardi concessi a debito, così il rapporto debito/Pil italiano è arrivato al 160%, in America è al 125% e in Giappone al 260%. Ciò significa che appena la pandemia sarà superata, il “problema debito” emergerà in maniera ancora più forte.

Soluzioni praticabili se ne vedono?
Andare in default non si può e non è il caso di scherzare. Così come sarebbe assurdo chiedere altri sacrifici agli italiani. Ora si parla di imposte sulla successione, ma in Italia questa è una questione aperta da dodici anni. Ecco perché vorrei un’inflazione al 2,5%: fa bene al debitore perché erode il valore reale del debito. Non sono così ingenuo da pensare che con questa si risolva il problema debitorio dell’Italia, però saremmo in grado di invertirne la tendenza. E questo sarebbe già un buon risultato. Ricordo, inoltre, che un po’ di inflazione aiuta perché è coerente con il processo di crescita. E la crescita economica, eccoci arrivati, aiuta a rendere più sostenibile il problema del debito. Se arriverà l’inflazione anche il mondo produttivo – piccole e medie imprese comprese – ne beneficerà.

Però con l’aumento dell’inflazione aumentano anche i tassi e il costo dei finanziamenti bancari, no?
E’ vero, ma è anche vero che l’incremento dei consumi rialimenta il volano dell’economia. Senza dubbio sarebbe meglio muoversi in un mercato con inflazione buona rispetto ad una economia con tassi di finanziamento bassi ma in assenza di mercato e con una domanda inesistente. Finalmente, gli italiani potranno smobilitare quei 1.700 e più miliardi di euro accumulati sui conti correnti.

Inflazione, dunque, come stimolo per le imprese?
Potrà fare bene anche a loro se indotta. Una cosa sulla quale insisto: il problema del debito non interessa solo il governo, ma tutti noi, comprese le aziende. Mi posso permettere una battuta?

Prego...
Sa cosa fa un bambino appena nato? Piange. E lo fa perché stava meglio dove stava. Piange perché al collo si ritrova un cartello con la sua parte di debito pubblico. Senza colpa né peccato dovrà pagare decine di migliaia di euro. Ecco perché dobbiamo credere nell’inflazione: riaccende il motore dell’economia e tutte le imprese potranno avvantaggiarsene.

Gli imprenditori della piccola e media impresa come si possono preparare alla ripartenza?
Per navigare in questa economia bisogna puntare sul timing e riacquistare fiducia. Per le imprese è il momento di raschiare il fondo del barile: effettuare qualche piccolo investimento le aiuterà a cavalcare una ripresa economica che inevitabilmente sarà abbastanza rapida. Partiamo da livelli molto più bassi rispetto a quelli a cui eravamo abituati, ecco perché tutti si attendono una crescita vigorosa. Le imprese si devono organizzare: l’attendismo sarebbe sbagliato.

Come e con quali risorse si deve grattare il fondo del barile?
Ora dirò qualcosa di molto impopolare: quelle risorse che in passato gli imprenditori, non tutti ma alcuni, hanno preso dal patrimonio aziendale per metterle in quello personale devono essere riconsegnate all’impresa. E’ sensato e sano farlo in questo momento per alimentare l’azienda e contribuire al suo rilancio. Per quanto riguarda i finanziamenti, anche in questo caso il fattore tempo è fondamentale: i soldi bisogna averli al più presto ma non è semplice, perché da un lato ci si deve confrontare con le procedure tipiche delle banche e dall’altro anche gli istituti di credito hanno, a loro volta, qualche prevedibile problema gestionale.