Oneri e ostacoli: sono queste le due parole chiave che descrivono, meglio di altre, ciò che sta pesando sulla gestione quotidiana di quei 4,6 milioni di piccole e medie imprese italiane che danno lavoro a 11,4 milioni di addetti.
LA CRISI IN NUMERI
LA PRESSIONE FISCALE
La pressione fiscale è una spina nel fianco per il sistema economico italiano: nel 2023 sono 36,6 i miliardi in più di tasse pagate da imprese e cittadini: 620 euro pro capite in più rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona.
IL CARO BOLLETTE
Al peso del fisco si aggiunge la batosta del caro-bollette: nel biennio 2022-2023 le piccole imprese italiane hanno pagato l’energia elettrica 11,8 miliardi in più rispetto alla media dei Paesi dell’Unione economica e monetaria.
LA ZAVORRA DELLA BUROCRAZIA
Non va meglio sul fronte della burocrazia: il 73% degli imprenditori italiani lamenta la complessità delle procedure amministrative, sette punti in più del 66% della media Ue. Inoltre, il 78% degli imprenditori si sente ostacolato dai continui cambiamenti legislativi, ben 14 punti percentuali in più rispetto al 64% della media Ue.
LA MANODOPERA CHE NON C’E’
A complicare la vita degli imprenditori è anche la carenza di manodopera. Un fenomeno in costante crescita visto che, a novembre, le aziende di manifattura e servizi lamentano difficoltà a reperire il 47,9% del personale necessario (pari a 204.790 lavoratori), 2,8 punti percentuali in più rispetto al 45,1% del 2023. E mentre le aziende cercano lavoratori, i giovani non cercano lavoro. Secondo il rapporto di Confartigianato i giovani inattivi tra 25 e 34 anni sono 1.495.000, un numero che assegna all’Italia il primato negativo nell’Unione europea con un tasso del 24,2%, a fronte del 14,1% della media Ue.
IL CUNEO FISCALE SUL LAVORO
Superiore al resto d’Europa anche il cuneo fiscale sul lavoro. In Italia è pari al 45,1%, 3,5 punti in più rispetto al 41,6% della media dei 22 paesi avanzati membri dell’UE e 10,3 punti in più rispetto alla media dei paesi Ocse.