La manifattura non se la passa bene causa la crisi di moda e meccanica. Un dato, su tutti, racconta il fenomeno: nei primi nove mesi del 2024 la produzione manifatturiera è scesa del 3,4% e, a soffrire particolarmente, sono proprio la moda con un -10,8% e i settori della meccanica rappresentati da mezzi di trasporto (-9,2%), macchinari e impianti (-4,2%), metallurgia e metalli (-3,7%). Nella Ue a 27, moda e meccanica lasciano a terra il 4,6%, ma in Italia la crisi è più severa: -5,5%. Lo dicono le elaborazioni di Confartigianato su dati Bce, Commissione europea, Cpb, Eurostat, Fondo monetario internazionale, Istat, Mef e Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
TARDA LA RIPRESA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
La debole ripresa del commercio internazionale peggiora la situazione: nei primi otto mesi di quest’anno la crescita è risultata dimezzata (+1,3%) e si registra un calo del 4,8% delle esportazioni di moda e meccanica. La media della manifattura è a -0,8%. La Germania, nel suo secondo anno di recessione, determina una caduta della domanda del maggiore mercato del Made in Italy: nei primi nove mesi del 2024 la flessione dell’export verso la Germania dei prodotti della moda, della meccanica e dell’automotive arriva al -11,3%, il doppio rispetto al -5,5% del totale delle esportazioni nel paese, e su cui influisce il crollo (-29,6%) delle esportazioni di autoveicoli sul mercato tedesco.
LE IMPRESE COINVOLTE RACCONTANO LA STORIA ITALIANA
Nel settore manifatturiero sono attive 186mila imprese con 2 milioni e 76mila occupati, il 54,6% della manifattura italiana. Più di un milione lavora nelle micro e piccole imprese. Si tratta di produzioni che raccontano la storia italiana del “fare”: tessile, abbigliamento, pelli e calzature, metallurgia, prodotti in metallo, macchinari e impianti, autoveicoli e componentistica, costruzione di camion, navi, treni e aerei e l’attività di servizio di riparazione e installazione dei macchinari. L’Italia è il primo produttore europeo della moda e il secondo, dietro alla Germania, nella meccanica.
LA POLICRISI CHE FRENA GLI IMPRENDITORI DI MODA E MECCANICA
Non è solo la frenata del commercio internazionale ad ostacolare l’attività delle imprese.
Sulla moda influiscono:
Sulla meccanica:
LA CADUTA DELLA PRODUZIONE DI AUTOVEICOLI
Nel 2024 si assiste ad una caduta della produzione di autoveicoli che, nei primi nove mesi del 2024, si riduce del 25,5%. Una flessione drammaticamente più profonda del già grave calo del 9,2% della produzione in Ue a 27. Rimane elevata l’incertezza della domanda di veicoli elettrici: per raggiungere l’obiettivo al 2030 del Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC), servirebbero 49 mila auto elettriche in più al mese, ma secondo i dati Unrae nei primi dieci mesi del 2024 se ne sono immatricolate poco più di 5 mila al mese. La fase recessiva dell’auto colpisce un ampio indotto, su cui dominano i settori della meccanica: le imprese dei prodotti in metallo determinano il 9,3% del valore aggiunto della filiera dei mezzi di trasporto su gomma, quelle dei macchinari il 6,9% e quelle della metallurgia il 4,2%. Ad ottobre 2024 cedono ulteriormente le attese sugli ordini, che presentano diffusi saldi negativi e in peggioramento rispetto a settembre.
LA STRETTA MONETARIA E “L’EFFETTO BUROCRAZIA”
Sul calo della produzione di macchinari contribuisce una stretta monetaria che, tra giugno 2022 e settembre 2024, ha aumentato di 337 punti base il costo del credito alle imprese. Al crescere del costo del denaro cede la domanda di investimenti in macchinari che nel primo semestre del 2024 scende del 4,6% su base annua, con una intensità più che doppia rispetto al calo dell’1,9% della media Ue a 27. Sul basso profilo degli investimenti in macchinari grava “l’effetto burocrazia” per Transizione 5.0, rappresentato da un eccessivo carico di adempimenti imposto alle imprese per accedere agli incentivi che ne frena l’utilizzo.
Il difficile ciclo congiunturale di moda e meccanica, che coinvolge 2 milioni di occupati, determina una forte diminuzione delle previsioni di assunzione che nel trimestre novembre 2024-gennaio 2025 scendono del 21,7% su base annua rispetto allo stesso periodo del 2023 – pari ad oltre 35 mila entrate in meno nel trimestre – e con una intensità doppia rispetto al calo del 9,9% della media della manifattura.
BILANCI IN ROSSO
Si avvicina la fine dell’anno, periodo di bilanci, e quello dei ricavi dei due comparti in esame è in profondo rosso. In base all’andamento dell’indice mensile del fatturato dell’Istat, nei primi otto mesi del 2024 le imprese della moda e meccanica hanno registrato una perdita di ricavi pari a 23,5 miliardi di euro, equivalenti a 2,9 miliardi di euro al mese.
LA MAPPA DEI TERRITORI
I territori maggiormente specializzati in moda e meccanica risultano più esposti alla tempesta in corso. I due comparti registrano un maggiore peso sull’economia regionale in Piemonte, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna. Moda e meccanica insieme rappresentano oltre un quinto dell’economia del territorio nelle undici province di Prato, Fermo, Lecco, Vicenza, Biella, Brescia, Novara, Mantova, Modena, Reggio Emilia e Gorizia.
L’ANALISI DI CONFARTIGIANATO
Per intervenire con efficacia su questa crisi della manifattura gli attori di politica economica, nazionali ed europei devono uscire dagli schemi dell’ordinaria amministrazione che, ad oggi, offrono armi spuntate. Mentre si registra la bassa velocità dell’allentamento monetario della Bce, il limite dell’1,5% della crescita annua della spesa pubblica primaria netta richiesto dalla riforma del Patto di stabilità e crescita riduce gli spazi per politiche industriali anticicliche. Infine, gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da cui arriva un importante sostegno alla crescita dell’economia italiana, hanno un impatto più contenuto sulla manifattura, comparto che beneficia del 13% della creazione di valore innescata dal Piano.