
La domanda è una sola: come e quando? Il come trascina le numerose riflessioni fatte fino ad oggi sul fronte dei costi dell’energia elettrica e del gas: è possibile arrivare ad un taglio degli extra costi per le piccole imprese, oppure la partita è chiusa? Il quando, invece, presuppone risposte urgenti legate alla definizione di azioni determinate, a misura d’impresa e fondate su una politica industriale che dia slancio alla competitività delle realtà di minori dimensioni. Confartigianato: «Le Pmi non sono un bancomat».
E nonostante la bolla dei prezzi si sia completamente sgonfiata per le commodities importate, e nel mercato all’ingrosso, si osserva una coda lunga della crisi energetica sui costi delle imprese: nel primo semestre del 2025, il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle Pmi rimane superiore del 36,8% i livelli pre-crisi, confermando la prolungata pressione sui costi subita dal sistema produttivo italiano.
EXTRACOSTI INSOSTENIBILI
Competitività è la parola che più di altre si accompagna ai numeri: l’Italia è la seconda economia manifatturiera della Ue ed occupa il primo posto per occupazione nelle piccole imprese del manifatturiero, eppure le commodities minano alle fondamenta il dinamismo e l’efficienza delle aziende.
IL PESO, SQUILIBRATO, DI ONERI E ACCISE
Vogliamo parlare del prelievo fiscale e parafiscale sul costo dell’energia?
I numeri dicono più di quanto possano dire le parole: il carico sulle piccole imprese supera del 68% quello medio europeo.
Entrando nel dettaglio:
LE REGIONI CON GLI EXTRACOSTI PIU’ ALTI
Purtroppo, la Lombardia – con 1.021 milioni di euro (18,9% del totale e 0,22% del Pil della regione) - occupa il primo posto tra le quattro regioni dove le imprese devono sostenere gli extracosti maggiori. A seguire:
LE PROVINCE DOVE SI PAGA DI PIU’
La top five: