
Omnia Plastica Srl
info@omniaplastica.it
Omnia Plastica Srl
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Giochi olimpici di Rio, 2016: Michael Phelps si tuffa. Sbraccia, quasi senza respirare. I suoi soprannomi dicono tutto: il proiettile per alcuni, il cannibale per altri. Divora e sfreccia. In acqua. E in quelle Olimpiadi straccia qualsiasi record con il quarto oro consecutivo nei 200 misti. E un paio di occhialini firmati, per quanto riguarda un componente molto piccolo ma di elevato contenuto tecnologico, Omnia Plastica Srl da Busto Arsizio: «Realizzati su richiesta di Phelps – dice Luca Castellanza, amministratore delegato dell’azienda – per avere una maggiore visione laterale». Non è raro che un’impresa sportiva nasca da un’avventura imprenditoriale: in entrambi i casi si lavora per garantire la performance più alta. La prestazione migliore. Il risultato che lasci il segno.
IL POLICARBONATO SUPER RESISTENTE CHE FA MUOVERE I TRENI
Così accade alla Omnia Plastica dove il policarbonato trasparente – con il quale l’azienda realizza anche visiere e caschi per la Formula 1, il Moto GP e le Forze dell’Ordine (con la Bell Safety Defence & Security), scudi antisommossa e ha sperimentato i vetri laterali per la Ferrari F430 - si trasforma in uno fra i materiali più resistenti al mondo. Il come lo si fa è presto detto: il trattamento hard coating rende le superfici anti-graffio, anti-fog e garantisce la resistenza ai raggi ultravioletti. Con la crisi del settore moto, conoscenze ed esperienze hanno espresso tutta la loro validità nell’illuminotecnica, nel medicale, nel navale e nelle ferrovie: «In questo settore la Omnia Plastica – dice Luca Castellanza – ha fatto la storia perché è stata la prima, tra le tre imprese in tutta Italia, a realizzare in policarbonato gli involucri per i semafori di segnalamento per i treni». E poi, prodotti per il life style, l’arredo e particolari per le lampade degli studi odontoiatrici.
LA PLASTICA DALLA A ALLA Z CHE PIACE ANCHE ALLA BARILLA
Gruppo imprenditoriale da centocinquanta dipendenti disseminati tra Italia (Busto Arsizio, Cinisello e Parma), Olanda (nel 1972 nasce la Industrial Plastics Europe) e Inghilterra (con le società Plastim e Plastem), la Omnia Plastica – impegnata nella transizione verso la terza generazione con gestione affidata ad un manager esterno alla famiglia - opera nell’intera filiera del semilavorato plastico tecnico e industriale concentrando la propria attività su un vasto spettro che va dall’estrusione alla polimerizzazione anionica. E nell’infinito mondo della plastica dà il meglio di sé, perché buona parte dei prodotti che si usano quotidianamente vengono stampati proprio qui, a Busto. Ma anche a Parma, con la filiale che collabora direttamente con Barilla grazie al trattamento di quei materiali che sono studiati appositamente per il contatto alimentare.
GREENWASHING: «RISCHIAMO DI FARCI DEL MALE»
Impegnata anche nello stampaggio di fibra composita, l’azienda arriva preparata all’appuntamento con la sfida lanciata dall’Unione Europea sul futuro dei polimeri. Luca Castellanza lo sottolinea con orgoglio, ma non manca di lanciare un allarme: «Ricicliamo da anni, ma questo nostro impegno lo pubblicizziamo forse poco. Alla Fiera K di Duesseldorf, la vetrina più importante al mondo per il settore dei polimeri, nel 2022 era tutto verde e azzurro: ovunque c’era, e si parlava, di greenwashing». Parola magica di questi ultimi anni, e concetto etico, del quale però non sempre si fa un buon uso. L’amministratore delegato, laureato in Chimica industriale con esperienze giovanili nell’insegnamento e in Indonesia («per questa esperienza dirò sempre grazie a Omnia Plastica»), è chiaro: «Rischiamo di farci del male, perché se da un lato c’è la teoria dall’altro ci deve essere un approccio pragmatico al tema: a fare il bene della plastica saranno sì le imprese, con le loro scelte, ma soprattutto il consumatore finale. Che dovrà cambiare approccio nei confronti dei prodotti: se c’è un piccolissimo difetto nel packaging, che però non influisce sulla funzionalità dell’oggetto, non è detto che questo debba essere buttato. Con un atteggiamento di questo tipo si avranno migliaia di pezzi scartati in un solo anno con un incremento insostenibile dell’inquinamento».
PER CAMBIARE SERVE TEMPO. TRANSIZIONE GREEN? PUNTIAMO SUL RICICLO
Strategie possibili? «Puntare sul riciclo, ma anche sull’efficientamento energetico dei macchinari». Con un fatturato estero che si aggira sul 30%, l’azienda nasce nel 1950 «e si rafforza negli anni con la lungimiranza del suo fondatore, Pierino Castiglioni, che apre le prime filiali all’estero. Seguendo i suoi insegnamenti, abbiamo poi aperto quelle in Sudafrica e Indonesia», ricorda Luca Castellanza. Che trovandosi nel mezzo della filiera - «i nostri semilavorati vengono trattati dalle aziende del settore della meccanica per produrre componenti per tantissimi comparti» - sa quanto la transizione green «non debba soggiacere alla tagliola dei tempi, perché c’è plastica e plastica. E la nostra azienda, così come tante altre, lavora in un settore dove l’approccio ai materiali non può cambiare dall’oggi al domani. L’unica via d’uscita è trovare al più presto soluzioni innovative».
A CACCIA DI GIOVANI, MA DEVONO ESSERE SERI E FLESSIBILI
Soluzioni che devono interessare anche la mancanza di figure professionali. Ancora l’amministratore delegato: «Abbiamo bisogno di giovani che abbiano voglia di scoprire e fare cose nuove. Faccio un esempio: in azienda si lavora anche con i robot antropomorfi, quindi bisogna acquisire le competenze per programmarli. La conoscenza dei linguaggi informatici, elettronici e meccatronici è fondamentale. Ingegneri? Questi sono i più adatti, ma chi ha fatto un percorso triennale va più che bene. Così come sono ben accetti i diplomati degli istituti tecnici che dimostrino serietà e impegno. Non dimentichiamo, però, che a rischiare tanto sono anche quei mestieri artigianali che per le nuove generazioni non sono “cool”. Una manualità, e una cura dei particolari, che danno un vero valore aggiunto ai caschi per moto realizzati dalla Omnia Plastica».